Così rideranno i nostri nipoti di Paolo Guzzanti

Così rideranno i nostri nipoti FUORI DAL CORO Così rideranno i nostri nipoti MMESSO e non concesso che fra cinquantanni si trovi ancora qualcuno che studi la storia del nostro Paese, costui o costoro impareranno che «al fosco fin del secolo morente» (come cantavano gli anarchici di cent'anni fa) l'Italia era preda di una viziosa passione per oggetti di culto detti ribaltoni e ribaltini, amministrati dai sacerdoti di una religione misterica lontana dal popolo, mentre il popolo stesso annegava la sua accidia nelle lotterie di massa e aspettando nuovi sbarchi di turchi sulle spiagge d'Oriente e legioni di schiavi e schiave alla catena con i loro padroni, le loro armate, le loro piccole flotte. Si troveranno poi di fronte ad alcune consuetudini curiose: molti papà e persino alcune mamme di quello che. era un tempo chiamato col nome di un famoso formaggio, «Il Bel Paese», portavano i loro bambini nei cimiteri, dove i piccoli venivano festosamente affittati ad adulti mascherati da diavoli i quali usavano su di loro violenza. Impareranno anche che alcune ragazze assassinavano le amiche nel corso di messe nere e poi sussurravano di averlo fatto per obbedire a un Belzebù provvisoriamente alloggiato nelle loro mutandine. Notizia, quest'ultima, che le televisioni di Stato e private diffondevano per giorni nei loro notiziari, in cui si dava anche conto del fatto che i seguaci di un vecchio guaritore bocciato dalle prove scientifiche promettevano di «riempire le piazze» per protesta, dando il cambio ai tassisti. Sarà divertentissimo, per i figli dei nostri figli e per i loro nipoti, rileggere le cronache di un Paese gaio in cui non soltanto sembrava del tutto smarrita la ragione, ma anche il suo semplice ricordo. E della logica. Del buon senso. Delle leggi. E degli esseri umani ostinatamente ragionevoli, razionali. Vedranno che la fonte di notizia più consultata sui giornali e gli ebdomadari, a parte le sortite dei numeri estratti al lotto e dei risultati di calcio usati per le scommesse, erano gli oroscopi. La gente si conosceva e subito I chiedeva: «Di che segno I sei?». Vedranno che tutto quanto veniva proposto dalla scienza e dalla tecnica era visto ed esecrato come una profanazione di una ignoranza gelosamente conservata e conservatrice che dava luogo a tenebrose fatuità, a programmi televisivi imbecilli per un pubblico rimbecillito, a ruote della tortura e della fortuna con un condimento di battute di spirito vecchie e ariose come suole da scarpe, in un continuo dileggio per la verità dei fatti, per il rispetto del confine che separa in modo netto il vero dal falso, il decente dall'indecente, la lealtà dal tradimento, l'intelligenza dalla barbarie. Forse troveranno, gli studenti del futuro, anche qualche traccia di speranza, delle isole isolate, banchi di pudore alla macchia, ma non potranno evitare di notare l'indulgenza provocatrice delle telecamere di fronte al sangue degli ammazzamenti e degli incidenti, delle macchie di cervella sull'asfalto, e la festosa tiritera dei corrispondenti televisivi che sproloquiano un neo-italiano fatto di verbali della questura, luoghi comuni di giornata, ideuzze, autocompiacimenti. Certo, eventuali momenti di cupezza potranno essere leniti, nei futuri studiosi, dall'amena istoria di Malpensa, molto più divertente della Secchia Rapita e più vicina alle avventure di Calandrino nel Decamerone. Ma poi ricadranno nelle vertigini capriate delle leggi e controleggi prò e contro i ribaltamenti e dovranno decifrare cifrate battute salaci e duelli metafisici come quelli immaginati da Bunuel nella «Via lattea». Vedranno anche, con qualche sorpresa, che molti dei protagonisti di quell'epoca consideravano se stessi, incredibile, irresistibilmente spiritosi. Insomma, avranno di che divertirsi. Paolo Guzzanti di

Persone citate: Bunuel

Luoghi citati: Italia