Veltroni pensiona la vecchia guardia

Veltroni pensiona la vecchia guardia Eletti i nuovi organismi dirigenti della Quercia. Un ex aclista all'organizzazione. E il Ppi protesta Veltroni pensiona la vecchia guardia Ma stòito esplode la polemica delle donne: siamo poche ROMA. «Svolta nella continuità, e un partito che è insieme libellula, leggero giovane e agile, e scarafaggio: con la scorza dura». Fabio Mussi si allontana a piedi da Botteghe Oscure. Veltroni ha appena ottenuto l'elezione all'unanimità dei nuovi organismi dirigenti, quelli con i quali cercherà di portare i diessini al 30 per cento di massa elettorale. La novità più forte è senza dubbio che all'organizzazione, un ruolo strategico per assolvere quel compito, vada Franco Passuello che è l'ex presidente delle Acli. Una nomina che ha irritato Franco Marini, «vogliono pescare tra i voti dei Popolari», e provocato una reazione di Veltroni «i cattolici sono in tutti i partiti italiani». Come dire: non un'esclusiva di Marini. Durante la riunione, peraltro, Veltroni era tornato sul suo pellegrinaggio alla tomba di Dossetti, «il cattolicesimo è parte integrante della mia formazione». Anche Berlinguer aveva riconosciuto il filone cattoli¬ co nel Pei, aveva poi detto Mussi. Ma, al di là delle polemiche con i Popolari, l'altra novità di rilievo è che Veltroni ha puntato il dito sull'operazione Cosa 2 di dalemiana memoria: «I Ds non sono l'ex Pds più altre quattro forze politiche, la fusione fredda non ha funzionato». Infatti, palesemente il nuovo segretraio diessino è un animale a sangue caldo, e ha innescato una calda fusione: in segretria ci sono il socialista Giorgio Ruffolo, il repubblicano Giorgio Bogi, l'ex rifondarolo Famiano Crucianelli, e in direzione nazionale Valdo Spini. Per il resto, niente più ufficio di presidenza, via il comitato politico, e la direzione nazionale sfoltita da 170 a poco più di una cinquantina di membri, in modo che possa essere convocata con maggior facilità. E poi, annullati i gruppi eh" lavoro di dalemiana ispirazione, e insomma nessuno di quegli organismi, talmente tanti da risultare un po' misteriosi, che durante la segreteria D'Alema certificavano il predominio assoluto del leader. Il Bottegone di Veltroni, se non è proprio una «libellula», di certo è quantitativamente molto alleggerito. Le novità più forti sono però qualitative: via la vecchia guardia, a Giorgio Napolitano è stato dato l'incarico di organizzare le elezioni europee, e dentro i giovani. La segretaria è stata portata, quella sì, a 12 membri, ognuno con delega: una squadra di calcio più uno. E purtroppo quell'«uno» che nel proporre i nomi della segreteria (Bandoli all'ambiente, Bogi alle riforme istituzionali, Burlando all'economia, Crucianelli ai diritti di cittadinanza, De Giovanni alla cultura, Domenici agli enti locali, Folena coordinatore della segreteria, Morando alle politiche sociali, Passuello all'organizzazione, Ruffolo al progetto, e poi Antonella Spaggiari) il nome che s'è dimenticato è proprio quello di Francesca Izzo, eletta «portavoce delle donne», un ruolo che per statuto deve essere in segreteria na¬ zionale. Una semplice dimenticanza, ma è esplosa la polemica negli interventi della stessa Izzo e di Claudia Mancina. Così, nella replica Veltroni ha detto «cari compagni, noi il problema delle donne ce lo siamo posti, e non pensiamo certo di averlo risolto. In segreteria c'è Antonella Spaggiari, che è stata la sindaca (di Reggio Emilia, n.d.r.) più amata d'Italia. E' un punto di partenza. Nei partiti politici le donne sono il 50 per cento quando sono al 50 per cento nella società. E noi, contro percentuali del 18, siamo arrivati al 23 per cento, nei nostri organismi colleggiali». Come dire, con D'Alema erano il 18 per cento, noi abbiamo fatto di più. Ma non è bastato, e le donne hanno continuato a protestare: si aspettavano maggior fantasia gerarchica da un leader moderno, da un capo che sembra racchiudere in sé e riconoscere tutte le qualità positive del «femminile», oltre a quelle del «maschile». [ant. ram.l

Luoghi citati: Italia, Reggio Emilia, Roma