L'ultima chance di Washington all'Iraq

L'ultima chance di Washington all'Iraq Ma Clinton non blocca il poderoso dispiegamento militare nel Golfo, arrivano anche i B-52 L'ultima chance di Washington all'Iraq «Collaborate, fermeremo i missili» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ultimo appello di Bill Clinton a Saddam Hussein, che «può mettere fine a questa crisi in un attimo» riprendendo a collaborare pienamente con gli ispettori Onu. Ma nel frattempo il dispiegamento Usa nella regione del Golfo procede a ritmo sostenuto, e fonti del Pentagono assicurano che entro la metà della settimana prossima Clinton avrà a disposizione una forza capace di sferrare un attacco massiccio contro l'Iraq. Eppure la porta non è ancora del tutto chiusa ad una soluzione pacifica. Se i tempi militari sono davvero quelli indicati dal Pentagono, Saddam Hussein ha ancora la possibilità di svicolare dall'angolo in cui si è cacciato quando interruppe a sorpresa ogni collaborazione con l'Unscom lo scorso agosto. E lo stesso rais, emergendo ieri dal silenzio dopo aver ricevuto una lettera del premier russo Evgheny Primakov, ha fatto sapere tramite l'agenzia irachena Ina, in maniera per la verità ancora molto convoluta, di essere disposto ad «accettare qualsiasi iniziativa tesa a venire in contro alle richieste giuste ed equilibrate» dell'Iraq. Certo, non ò con affermazioni criptiche di questo genere che Saddam Hussein può sperare di scongiurare l'attacco americano. E il portavoce della Casa Bianca Joe Lockhart ha subito risposto: «Non c'è nulla di nuovo, nulla di positivo». Ma negli ambienti diplomatici ieri sera si continuava a sperare che questo fosse il primo segnale di cedimento da parte del dittatore iracheno. Ieri sera il Consiglio di sicurezza è tornato a riunirsi al Palazzo di vetro. Russia, Cina e a quanto pare anche la Francia stavano cercando di tenere aperto qualche spiraglio. E una nuova missione di Kofi Annan a Baghdad, per quanto improbabile, non è stata esclusa dall'ufficio del segretario generale. A Roma l'ambasciatore iracheno Kais Al-Yakubi ha aggiunto: «Ma come si può pensare che l'Iraq voglia sfidare la potenza degli Stati Uniti. Noi vogliamo soltanto che sia accelerato e chiuso il periodo delle sanzioni che stanno condannando l'Iraq alla fame». Oggi il Presidente Clinton dovrebbe partire per il vertice Apec che si terrà a Kuala Lumpur, in Malaysia. Ma ancora ieri sera la Casa Bianca non era in grado di confermare in maniera definitiva la partenza, aumentando il senso di incertezza. L'impressione prevalente, tuttavia, è che in assenza di una chiara ed inequivocabile, marcia indietro di Saddam Hussein, il Presidente aspetterà di avere tutte le forze in posizione prima di lanciare l'attacco. E il dispiegamento completo, insistono al Pentagono, richiederà perlomeno un periodo di altri tre-quattro giorni. Fonti militari fanno anche notare che una pioggia di meteoriti è prevista per il 17 novembre e potrebbe creare complicazioni per il sistema di comando e controllo americano che dipende da una serie di satelliti. Anche per questo si parla di far slittare l'eventuale attacco verso la seconda metà della settimana prossima. A quel punto Clinton sarà in grado di sferrare un attacco prolungato che - si dice - avrà l'obiettivo di colpire non solo i siti «sospetti» che gli ispettori Onu non hanno potuto visitare ma anche i centri di potere di Saddam Hussein: Guardia repubblicana, ministeri-chiave, palazzi presidenziali. «E noi guardiamo con favore alla possibilità di lavorare con un Iraq post-Saddam», ha detto il segretario di Stato Madeleine Albright, rafforzando l'impressione che l'Amministrazione Clinton si stia muovendo con l'idea di assestare un colpo durissimo alla dittatura di Saddam Hussein. «Abbiamo intenzione di rafforzare la nostra cooperazione con gruppi di opposizione iracheni», ha aggiunto la Albright. Andrea di Robilant Clinton: Saddam può mettere fine a questa crisi iti un attimo. Evasiva la risposta del rais: accettiamo proposte equilibrate FORZE D'ATTACCO DISLOCATE NEL GOLFO PERSICO Il presidente Clinton ha detto al Pentagono mercoledì di rinforzare gli uomini, i missili e gli aerei nella regione del Golfo Persico. I principali armamenti e la quantità dispiegata: FORTEZZA VOLANTE B-52 '■feT Questo bombardiere pesante vola fp fino a 15 mila metri. Ha sganciato un terzo del tonnellaggio delle bombe durante la «tempesta del deserto». Costo: circa 50 miliardi LANCER B-1B Questo bombardiere a lungo raggio può volare più basso e più veloce del B-52. Sgancia bombe a grappolo capaci di perforare le blindature. Costo: circa 340 miliardi AEREO INVISIBILE F-117A Si tratta di un caccia monoposto da combattimento: è stato l'unico aereo ad aver colpito obiettivi nel centro di Baghdad. AEREI DA COMBATTIMENTO 12 F-15, 28 F-16 e 12 F/A-18, oltre agli aerei cisterna per il rifornimento in volo e agli elicotteri. MISSILI DA CROCIERA ARIA-TERRA E1 un missile subsonico con motore a reazione. I B-52 ne possono portare fino a 20. Viene guidato dal satellite e da terra. Costo: 1 miliardo e 700 milioni circa. BATTERIE DI MISSILI PATRIOT Può abbattere i missili Scud iracheni lanciati contro gli alleati arabi. TRUPPE A TERRA Inviate ih Kuwait ad aggiungersi ai 2000 uomini già presenti sul posto. Due aerei Usa nella base del Kuwait In basso il rais Saddam Hussein accolto dagli abitanti del villaggio di al-Budoor 200 km da Baghdad