SE VINCONO I MALATI DI NOSTALGIA di Mario Deaglio

SE VINCONO I MALATI DI NOSTALGIA SE VINCONO I MALATI DI NOSTALGIA Se infatti alza lo sguardo da questi Amarcord, l'Europa trova a Est una Russia - finora non aiutata a sufficienza dai Paesi dell'Euro - la quale, come ha scritto brutalmente ma correttamente questo giornale, rischia una destabilizzazione imprevedibile se l'inverno sarà duro, si prepara a sopravvivere con le scatolette di carne americane e riscopre un antisemitismo che non ha mai dimenticato. Sui suoi confini sudorientali, poi, l'Europa ricca vede aggravarsi il problema dei profughi e degli emigranti e, con grande ipocrisia, lascia i singoli Paesi a cavarsela da soli. Così come con indifferenza di fatto, se non con ipocrisia, si affrontano molti dei problemi ecologici del pianeta che richiederebbero qualcosa di più di solenni prese di posizione verbali. A Sud-Est, la lotta per il controllo del petrolio, materia prima indispensabile per la crescita e la stessa sopravvivenza europea, appare in pieno svolgimento attraverso un insieme di conflitti che dall'Afghanistan giungono alle soglie dell'Arabia Saudita passando per l'Iraq. L'Europa non può lasciare la gestione della crisi irachena ai soli Stati Uniti senza il pagamento di un elevato prezzo politico e, forse, economico-monetario. A un'Europa e un'Italia che sono state capaci di grandi decisioni istituzionali e monetarie fanno così da contrappunto un'Europa e un'Italia dai piccoli problemi e dagli orizzonti angusti: le agevolazioni fiscali sulla casa, le vertenze di tassisti e controllori di volo, ma anche la pericolosa «guerra delle banane» con gli Stati Uniti, che potrebbe facilmente aprire la strada a restrizioni alla libertà di commercio. Per non parlare dei contrasti interni, che in Germania e in Italia stanno superando il livello del decoro, tra classe politica e banche centrali. Di fronte ai grandi problemi in un pianeta ribollente, che l'Europa proprio non può evitare, tutto ciò appare stridulo e meschino. Nel momento in cui gli Stati Uniti si lasciano alle spalle le piccinerie provinciali del Sexgate e tornano ad affrontare come loro si conviene, ossia da grande potenza globale, i pro¬ blemi del pianeta, l'Europa sembra invece sprofondare in un provincialismo angusto. Molti governi, non escluso quello tedesco, sarebbero ben felici di rimangiarsi le promesse solenni sottoscritte pochi mesi fa e tornare ad aumentare, più o meno allegramente, la spesa pubblica. Tutti anelano a «interpretare» il «patto di stabilità»; un tempo si diceva che la matematica non è un'opinione e le cifre del patto sono chiarissime e durissime. Non vanno interpretate, semmai, occorre assumersi chiaramente la responsabilità politica di cancellarle. Nessuno dei timorosi governi europei sembra volersi assumere una tale responsabilità e muoversi su una strada che, pur densa di pericoli, non sarebbe irragionevole; tutti sembrano più interessati, come il manzoniano conte-zio, a «troncare e sopire» piuttosto che a prendere di petto i problemi. L'obiettivo di molti politici ed elettori europei è probabilmente quello di possedere una replica del Maggiolino e di guidarla felici, dimenticando i problemi mondiali, lungo le strade che portano al passato. Mario Deaglio