Tutta una vita in colonna

Tutta una vita in colonna Gli ingorghi in città ci portano via moltissimo tempo; e ciascuno si difende come può Tutta una vita in colonna Per distrarsi, soprattutto musica TORINO. Tre anni e otto mesi: una pena severa, inflitta a tutti gli automobilisti. Non l'ha decisa un giudice, ma il severissimo tribunale della strada. E' la vita che, per quanto sembri incredibile, regaliamo agli ingorghi, alle code, ai semafori. Allo stress del traffico. E' la inedia del tempo che siamo costretti a «sprecare» nel caos metropolitano, come ha rivelato uno studio effettuato da Legambiente elaborando i dati sugli spostamenti urbani (il 94% avviene con mezzi privati) fomiti da Aci e Censis. Spaventoso pensarci, anche se la cifra, ricavata analizzando 27 città-campione, è «diluita» lungo l'arco di 74 anni: il periodo di vita presunta di un automobilista (uomo o donna, in questo caso non fa proprio differenza). Ovviamente il riscontro non può essere omogeneo. Ci sono città a più elevata densità di traffico (in testa Napoli, dove si passano mediamente 7,2 anni di vita al volante) e altre che offrono una qualità di vita decisamente migliore (tra quelle testate emerge L'Aquila, con 1,5 anni). Roma è al secondo posto nella hit parade del caos (6,9 anni), Milano al 4° (5,4) e anche Torino, sesta, se la cava bene (5,1 come Firenze). Non ce ne rendiamo conto, presi come siamo dai ritmi frenetici quotidiani, ma gli spostamenti per raggiungere i luoghi di lavoro (fabbrica o uffici), per portare a scuola i bambini o prelevarli, i trasferimenti per andare a far la spesa o anche per raggiungere un posto di svago (cinema, ristorante, casa al mare o in montagna) ci «rubano» una buona fetta di vita. Anche perché sono legati a situazioni logistiche di estrema difficoltà, impossibili da gestire e controllare. Più di tutte lo è la ricerca di un parcheggio in centro (Roma e Milano stanno peggio delle altre metropoli, richiedendo per questa incombenza rispettivamente il 47,6% e il 46% del tempo analizzato) o l'attesa in coda a un semaforo (maglia nera a Napoli: 25,3%). Il Censis, interpellando 60 mila automobilisti, ha anche verificato che le code più penose toccano di solito alle donne di età fra i 30 e i 40 anni: quelle che negli orari di punta devono «recuperare» i figli o raggiungere mercati e ipermercati. Ma lo studio più interessante, e anche più curioso, riguarda l'atteggiamento degli automobilisti in attesa. Come si trascorrono, rinchiusi nelle auto, questi tre anni e otto mesi di vita in coda? E sono davvero ore, giorni, mesi «sprecati», o esiste invece ii modo di recuperare almeno in parte il tempo investito? C'è chi canta, chi impreca e si agita, chi prega e chi (ahimè) telefona. Un campionario vastissimo, uno spaccato di umanità divertente da analizzare. Molti, quasi tutti, fanno più cose contemporaneamente (per questo le statistiche non danno il 100 per 100 di totale, ma un riscontro molto superiore). Andiamo, dunque, a frugare nella privacy dei dannati della strada, leggendo e interpretando le interviste del Censis. La maggioranza (61%) tenta di rilassarsi ascoltando musica dalla radio-mangianastri o dal CD; il 13%, inoltre, cerca abitualmente una stazione radiofonica che trasmetta anche informazioni sulla viabilità (ad esempio Onda Verde o Isoradio, purtroppo troppo spesso in ritardo). C'è chi ammette pure pericolose crisi di nervi: l'8,7% confessa la deprecabile abitudine di innervosirsi visibilmente e di imprecare, magari suonando nervosamente il clacson; un'operazione inutile e che serve solo a moltiplicare la confusione. Nelle lunghe ore in coda, o nell'intervallo tra un verde e l'altro, il 50,3% degli interpellati dice di riuscire perfino a riflettere. «Mi immergo nei miei pensieri e penso tanto, come non riesco invece a fare in ufficio né tantomeno in casa», ha spiegato un dannato abituale delle metropoli ad alta densità. Pratica frequente è la lettura, generalmente di un quotidiano, talvolta addirittura di un libro. Meno dell'1% in auto prega («ma senza trovare la concentrazione adeguata», dicono in maggioranza i praticanti), troppi utilizzano il cellulare. In questo caso la statistica maschera sicuramente la realtà, perché ben più dell'1,5% degli automobilisti guida con una mano e con l'altra telefona. Lo verifichiamo ogni giorno e negli ultimi due anni si è moltiplicato l'esercito di chi avendo un portatile (sono già più di 5 milioni) se lo porta in vettura, maneggiandolo pericolosamente alla faccia del Codice. L'articolo 173, che vieta ai conducenti l'uso di "apparecchi radiotelefonici" durante la marcia in assenza di impianti vivavoce, prevede ora sanzioni più severe: da 100 a 400 mila lire. Non basta ancora. Nel traffico, qualcuno mangia e pochi (meno del 6%) fumano. Ma avranno detto tutti la verità? Piero Bianco Traffico caotico in città: il 94 per cento dei trasferimenti nei centri urbani viene effettuato con mezzi privati; e mediamente si perdono in coda tre anni e otto mesi di vita

Persone citate: Piero Bianco