Sui sospetti di Saltutti secche smentite viola

Sui sospetti di Saltutti secche smentite viola Ombre di doping per la morte di Beatrice? Sui sospetti di Saltutti secche smentite viola De Sisti eAntognoni: «Esagerazioni» Ma la vedova: «Facciamo chiarezza» FIRENZE. Nel gran calderone avvelenato del doping è scoppiato un ennesimo caso. A dare la stura a una vicenda che probabilmente farà partire un'altra inchiesta sono state le dichiarazioni di Nello Saltutti, più di 500 partite fra serie A e B, che l'altra sera ha parlato di Bruno Beatrice, suo compagno di squadra, alla Fiorentina negli anni '70, morto per un male incurabile il 16 dicembre '87, e di altre cose: «Porcherie - ha detto - che ho visto e vissuto quando giocavo». Saltutti, nello scorso mese di marzo, era stato colpito da un infarto «di cui i medici non hanno saputo dare spiegazioni. Una vena mi si è chiusa totalmente, pur non avendo mai fumato ed aver fatto sempre vita sanissima». Fra le 'rivelazioni' di Saltutti quella sull'amico scomparso prematuramente. «Beatrice - ha dichiarato - prendeva pasticche e si faceva pure grosse flebo. Una volta gli ho consigliato di smettere, ma lui mi ha risposto che se si curava in quel modo riusciva a correre di più». Il cinquantunenne umbro (vive nella sua città natale, Gualdo Tadino) ha citato poi un espisodio del quale è stato protagonista nella coppa Uefa del '73-74: «Prima di Manchester-Fiorentina mi si avvicinò il massaggiatore che mi fece bere un caffè. Io non volevo, ma lui insistette». Quella sera Saltutti andò «alla grande» e fece anche il gol del pareggio: 1-1. «Non so - ha commentato - se quella prestazione fu dovuta alla bevanda assorbita». I discorsi di Saltutti hanno suscitato sorpresa nella Fiorentina. «Nei caffè che davo alla squadra non c'è mai stato nulla di strano, semmai sono strane queste dichiarazioni - ha protestato Ennio Raveggi, massaggiatore per 35 anni del club -. Figurarsi, il caffè che avanzava non lo buttavo mai via, ma anzi lo portavo a casa. Eppure nella mia famiglia nessuno ha mai mostrato di essere stato... drogato. Non riesco a spiegarmi questa uscita, mi sembra tutto senza senso». Raveggi non pensa di adire alle vie legali: «Ho la coscienza a posto e niente da nascondere». Sono apparsi stupiti anche due ex compagni di Saltutti, Giancarlo De Sisti e Giancarlo Antognoni. Il primo ha affermato: «Ricordo la partita chiamata in causa da Nello, quella contro il Manchester. Non era una gara di Coppa bensì un'amichevole. Non rammento stranezze nello spogliatoio, nè allora, nè in seguito, nè mai. Non ho mai avuto insomma la sensazione di prendere cose illecite. Ogni tanto, ma molto di rado, a qualcuno di noi, specie a quelli che sembravano affaticati, veniva fatta una flebo di acqua e zucchero». Anche Antognoni ha parlato di fleboclisi e di un prodotto che ogni tanto veniva loro somministrato: «Ma tutto rientrava nel lecito e nella norma - ha precisato il direttore generale viola -. Mi sembra che quella sostanza si chiamasse Micoren, agiva come un integratore. Comunque non ho mai notato nè preso niente di strano. Mi pare che Saltutti abbia esagerato». Ma in senso opposto rispetto ai due ex giocatori ha parlato Gabriella Bernardini, vedova di Bruno Beatrice, il giocatore morto per leucemia. «Il mondo del calcio non è così bello e affascinante come sembra dall'esterno - ha affermato -. Se lo scoppio del bubbone doping dovesse servire a salvare anche la vita di un solo ragazzo, l'inchiesta avrà raggiunto il suo scopo». La signora circa un anno e mezzo fa, attraverso l'avvocato aretino Cocci, presentò una denuncia alla procura della Repubblica di Arezzo. La magistratura aretina la girò per competenza a quella di Firenze per chiedere che venisse accertato se il tipo di terapie alle quali Bruno Beatrice era stato sottoposto dai sanitari della Fiorentina potesse aver influito sull'insorgenza della malattia mortale. Copia delle dichiarazioni di Saltutti, ha riferito l'aw. Cocci, verrà inviata ai magistrati per sollecitare una svolta nell'inchiesta. «Mi sentivo quasi a disagio per aver parlato di Bruno Beatrice - ha concluso Nello Saltutti -, ma sono stato rincuorato nella mattinata dalla telefonata della sua vedova, che mi ha confermato i lati tuttora oscuri sulle cause della morte del marito. Mi rendo conto che il doping è un fatto grave per lo sport e se il magistrato dovesse chiamarmi, non mi tirerò indietro», [r. d.] pp,I L. 486.200 (5832 vincitori).

Luoghi citati: Arezzo, Firenze, Gualdo Tadino, Manchester