Ortega y Gasset un'idea di futuro

Ortega y Gasset un'idea di futuro La generazione del riscatto spagnolo Ortega y Gasset un'idea di futuro L ANNO che sta per chiudersi è stato segnato in Spagna, come era prevedibile, da tutto un fiorire di iniziative culturali sulla generazione del '98, quella di Unamuno, Ortega y Gasset, Azorin, Baroja, de Maeztu, Valle Inclàn e tanti altri saggisti, filosofi, poeti, romanzieri. Coloro, insomma, che cent'anni fa, attraverso le loro opere, seppero trasformare la sconfitta della Spagna contro gli Stati Uniti, il cosiddetto desastre, in occasione di rinnovamento spirituale. La Spagna di oggi, attraverso simposi, esposizioni e pubblicazioni, ha accentuato nettamente l'aspetto vitalistico della generazione, quello che ancora oggi rende questi scrittori materia affascinante e inquietante di studio. E' venuto naturale interrogarsi sulla vera natura di un gruppo di scrittori, uniti nella protesta, ma molto diversi tra loro, e spesso costretti, poi, per ragioni di età oltre che per inclinazione, a seguire cammini storici conflittuali. Quanto peso ebbero su un Unamuno, su un Azurin, su un Valle Inclàn le traversie politiche spagnole di questo secolo: la Dittatura di Primo de Pavera, la travagliata nascita delle Repubblica, le lacerazioni della guerra civile, il franchismo? Furono anarchici oppure liberali? Gli scrittori del '98 furono, questa è stata in generale la risposta, i primi intellettuali, o forse, come diceva anni fa un allievo di Ortega, i primi letterati spagnoli. Ed è proprio la «somiglianza storica», espressione di un'interpretazione problematica della Spagna, l'elemento comune della generazione. A importare, per la generazione del '98, era «l'ansia di definizione che vibra nelle opere dei suoi aderenti e che Ortega (aveva) drammaticamente sintetizzato» nell'interrogativo: «Dio mio, che cos'è la Spagna?». Quasi inevitabile, perciò, che una polemica nascesse a proposito di José Ortega y Gasset, il fondatore della Revista de Occidente, l'autore della Spagna invertebrata, della Disumanizzazione dell'arte, della Ribellione delle masse. Ortega rimane non soltanto come il più attuale dei pensatori della gene- José Ortega y G sset razione ma, essendo vissuto fino al 1955, ha dovuto confrontarsi con la guerra civile e sopravvivere anche intellettualmente al regime di Franco. A suscitare la polemica è stato un volume scritto alcuni mesi fa da Gregorio Moràn [Il maestro nella steppa. Ortega y Gasset e la cultura del franchismo, Tusquets Editore) che accusava apertamente Ortega di inerzia, di silenzio, quasi di connivenza con il Regime. Le accuse, a quanto pare - dirette contro alcune personalità molto note più che contro Ortega stesso - non hanno poi sortito grande effetto e, semmai, hanno restituito smalto e vivacità all'insegnamento orteghiano. Le circostanze della sua vita erano già ben note: Ortega aveva passato la guerra a Buenos Aires; rientrato in Spagna nel 1945, aveva trascorso lunghi periodi in Portogallo ed era rimasto lontano dalla politica così come aveva sempre fatto. Ma di grande importanza sono i temi da lui sviluppati negli Anni Quaranta e Cinquanta: vale a dire la revisione del pensiero occidentale alla ricerca di un'alternativa alla crisi della ragione, la nuova costruzione dell'Europa, la ragione storica come ragione narrativa e come biografia. E poi la fecondità del pensiero orteghiano sulla tecnica, in vista di un nuovo ordine mondiale. Temi che avevano tutti radici lontane e si avvertivano fin dai primi studi, per esempio da Persone, opere, cose, pubblicato nel 1916: in questo libro, e anche in quelli degli anni successivi, troviamo l'immagine dell'amore intellettuale che regge l'universo, l'ansia di comprensione verso il mondo. Ortega allora scriveva di una morale aperta e non rigida, osservando che destino dell'uomo è l'essere riassorbito dalle circostanze, vivere nelle circostanze con l'aspirazione di portarle a livello del suo intelletto. Nell'opporsi alla vita massificata, allo Stato come macchina formidabile ma pericolosa, Ortega mostrava di credere nell'Europa, e addirittura in uno Stato superiore alle piccole forme di nazione: qualcosa come gli Stati Uniti d'Europa. Angela Bianchini MILANO. All'Istituto Cervantes di via Dante 14 si aprono oggi le giornate internazionali di studi su «Ortega y Gasset narrador de Europa». Il convegno proseguirà domani nella stessa sede per riprendere lunedì a Gargnano sul Garda nella Villa Feltrinelli dove si concluderà il 18 novembre. Si tratta di una delle iniziative promosse dal ministero degli Esteri di Madrid per il centenario del rinnovamento della cultura spagnola, che ha come punto di riferimento il 1898, e in Ortega uno dei suoi grandi protagonisti. Parteciperanno fra gli altri Carlo Bo e diversi ispanisti e studiosi del pensiero di Ortega, come Uuis Alvarez, Pier Luigi Crovetto, Luis De Uera, Francesco Moiso, Luciano Pellicani, Jaime de Salas, Armando Savignano, Fulvio Tessitore. José Ortega y Gasset