Riforma culturale in Sicilia. I racconti di guerra insegnano

Riforma culturale in Sicilia. I racconti di guerra insegnano lettere AL GIORNALE Riforma culturale in Sicilia. I racconti di guerra insegnano Uscire dall'emergenza e dal provincialismo Al momento della formazione di un nuovo governo della Regione Siciliana chiediamo una radicale riforma del settore dei Beni Culturali e Ambientali, fondata su una visione programmatica lungimirante e cosmopolita. Una nuova politica di «conservazione attiva» del patrimonio dell'Isola, così ricco e così maltrattato, dovrà saper coniugare storia e scienza, progettualità e tutela, controlli e fruizione. Ed essa non potrà più prescindere da una gestione economica avanzata ed efficace, coadiuvata dalla competenza ed integrità morale degli organi tecnici e amministrativi. Per uscire dall'impasse di provincialismo ed emergenza in cui - paradossalmente proprio per la sua assoluta autonomia la legge regionale ha confinato il più prezioso dei patrimoni, bisogna cominciare con l'affidarlo a un politico di provato e costante impegno nei confronti dei beni culturali e ambientali. Facciamo quindi appello al senso di responsabilità di chi ha ricevuto dal popolo siciliano il mandato di governarlo per il meglio, affinché la nuova qualità delle scelte e delle persone si manifesti sin da ora, nell'accogliere questo nostro appello e nel designare il nuovo Assessore. Vittoria Alliata Vincenzo Consolo Gioacchino Lanza Tornasi Folco Quilici Dacia Marami seguono 45 firme Per portare viveri affrontava il nemico L'articolo di Mario Rigoni Stern suU'Ortigara mi ha fatto tornare in mente i racconti di mio suocero che aveva combattuto in quei luoghi e che, per mandare qualche soldo alla famiglia, si ubriacava di rum e at- traversava le linee nemiche per portare i viveri. I lettori della Stampa possono ringraziare questo grande scrittore che ci onora con i suoi racconti di guerra, con l'amore per le sue montagne e per gli animali che la popolano. Sono d'accordo con Rigoni Stern che le persone che imbrattano muri, carrozze dei treni e delle metropolitane e ora anche le vette delle montagne, sono giovani senza gioia di vivere, complessati ed ignoranti e vuoti come zucche. Ricordo che in una trasmissione televisiva il sindaco di una città, che da poco aveva affrescato i muri e subito erano stati imbrattati, aveva raccontato di aver offerto a dei ragazzi l'opportunità di dipingere su dei pannelli in un parco, ma loro avevano risposto di voler dipingere dove volevano senza alcun rispetto delle cose altrui. Francesco Garavini Torino Carlo di Borbone nozze da rotocalco Caserta no, Montecarlo sì. Festa con luccichio doveva essere e tale è stata, quella per il matrimonio del principe Carlo di Borbone-Due Sicilie, uno tra i pretendenti all'antico Trono di Napoli. Negata la disponibilità della Reggia vanvitelliana per motivi poco più che burocratici, il rampollo borbonico e l'erede plurimiliardaria sono convolati a nozze in un luogo esclusivo - come era comunque loro diritto - con tanto di reali, ricevimento, banda e torta. Mancava la folla. La folla dei discendenti dei vecchi sudditi che il principe Carlo cerca talvolta nel corso dei suoi viaggi nel Mezzogiorno, alla ricerca delle proprie radici. Benissimo. Purtroppo, le radici restano dorate e non rinverdite allorché il principe, innestandosi nel filone della nuova regalità da rotocalco, ignora quel contatto vero con il popolo che invece tanto amavano i suoi antenati. Un popolo che folkloristicamente l'avrebbe visto da lontano a Caserta; e che non l'ha visto affatto a Montecarlo. Se Carlo di Borbone avesse davvero voluto conoscere la realtà del Sud e immergersi nel¬ l'antico stile dei gesti simbolici e umani, poteva anche sposarsi in una parrocchia popolare di Secondigliano, in una chiesa di Locri, in una di un rione periferico di Palermo. Insomma, in un luogo qualsiasi del vecchio Regno, oggi percorso da crisi e disagi sociali. Vi sarebbe stata una vera ventata di energia e ottimismo, di quelle che sapevano alimentare i magnanimi sovrani di un tempo. I Napoletani e i Siciliani a loro volta avrebbero accolto il principe con il loro spirito affettuoso e fraterno. Ma non è stato così. Purtroppo, ai miliardi borghesi e alle accompagnatrici borghesi (come quella di Emanuele Fili¬ berto), si sono nuovamente uniti educazione e comportamenti borghesi, snob, che allontanano sempre più la gente da un mondo ora estraneo alla realtà quotidiana. Carmelo Curro Salerno Cavaliere del S.M.O. Costantiniano di S. Giorgio di Borbone-Due Sicilie «Non soffocheremo il Vittoriale» Ricevo incarico dalla Società Borgo Degli Ulivi Srl, operante a Gardone Riviera, di fornire una rettifica (e di delineare un quadro veritiero della situazione), con riferimento alle polemiche che, nei giorni scorsi, l'hanno coinvolta, a seguito di articoli comparsi in vari organi di stampa e di informazione nazionali, in quanto promotrice di un intevento edilizio da realizzare in Gardone, che è stato qualificato come uno «scempio» ed è stato accostato - irragionevolmente - a casi di abusivismo, in particolare quelli consumatisi nella Valle dei Templi di Agrigento o nella realizzazione dell'albergo Fuenti di Vietri. La campagna di stampa ha letteralmente «inventato» i dati (quantitativi e, di conseguenza, anche qualitativi) dell'intervento e ha falsamente rappresentato l'ubicazione del medesimo, con riferimento al Vittoriale. Si è parlato dello «scempio di una colata di cemento di 135 mila me sul Vittoriale». I dati reali sono i seguenti: - entità dell'edificazione: 2265 mq di nuovi corpi di costruzione, pari a me 6795 (ben lontani, quindi, dai 135 mila metri cubi o addirittura 135 mila metri quadri riportati da vari organi di stampa). Il progetto edilizio, realizzato in conformità al Piano di lottizzazione approvato, prevede la realizzazione di edifici «a uno o due piani» in adia¬ cenza a un fabbricato già esistente e «all'interno di una conca naturale» che nasconde l'intervento stesso alla vista dall'esterno e dal lago; - il rapporto con il Vittoriale è inesistente: l'intervento è a notevole distanza dal Vittoriale, in quanto ubicato in prossimità della frazione di Suplane e «non è visibile dallo stesso». Appaiono, quindi, false e insensate le affermazioni secondo cui l'intervento «soffoca e nasconde il Vittoriale». Fuorvianti e diffamatori, infine, gli accostamenti con situazioni di abusivismo (albergo Fuenti di Vietri, Valle dei Templi di Agrigento), poiché l'intervento edilizio è stato sottoposto all'approvazione di tutti gli Enti preposti, compreso il Servizio Beni Ambientali della Regione Lombardia, che ha dettato specifiche prescrizioni, cui il progetto si è adeguato. Alla luce dei dati reali che si sono sinteticamente ricordati, la campagna denigratoria e allarmistica che si è scatenata sugli organi di stampa e d'informazione (basata su dati numerici enormemente lontani da quelli reali e su ipotesi di abuso del tutto inesistenti) appare assolutamente ingiustificata. aw. Alberto Luppi Brescia Quel signore non è Gozzano La foto pubblicata a pagina 24 della Stampa di ieri non è di Guido Gozzano come indicato nella didascalia. Ce ne scusiamo con i lettori. Le lettere '^^yanno inviate^ LA STAMPAI i 'Via Marenco 32,10126 TORINÒVI fax Oli-6568924 l| e-mail lettere@lastampg.it |