Giddens, guru della terza via di Paolo Passarini
Giddens, guru della terza via il personaggio. Oggi a Roma l'ideologo inglese che ha ispirato Blair, Prodi e Veltroni Giddens, guru della terza via Tra liberismo americano e Stato sociale europeo A ROMA NTHONY Giddens sbarcherà oggi nella capitale e troverà ad attenderlo nobili orecchie ansiose. Al Seminario organizzato dalla Società di Cultura repubblicana a palazzo Lance! lotti parteciperanno professori di Scienza della politica, sociologi, economisti, filosofi, psicologi, perfino un ostetrico illustre e un'importante schiera di politici ulivisti e di centrosinistra, da Romano Prodi a Massimo D'Alema, da Walter Veltroni a Antonio Maccanico. Come mai tante personalità? Semplice: il professor Giddens, oltre che dirigere la famosa London School of Economics, è l'ideologo principe del «blairismo» e l'inventore di una nuova forma di Terza Via che restituisca alla sinistra un'efficace scala di valori e di finalità dopo la morte dichiarata del socialismo. In altre parole, Giddens è diventato una specie di «guru rosa», punto di riferimento per chi cerca uno spazio tra neoliberalismo e vetero-socialdemocrazia. Non a caso, durante i mesi dell'Ulivo, sia Prodi sia Veltroni sono sfilati più volte sotto lo stemma della LSE (motto: Rerum cognoscere causas - conoscere la causa delle cose) per salire nell'ufficio del direttore all'ultimo piano. Giddens, come si conviene a un progressista moderato, è un uomo mite e gentile, che parla a bassa voce e ogni tanto piazza una battuta tongue in cheek, cioè tra i denti, all'inglese. Da giovane, prima ancora di insegnare al King's College di Cambridge, era un socialista più tradizionale, meno moderato. Adesso, per la gratitudine che prova nei suoi confronti, Blair ha in mente di nominarlo Lord. Tra i tanti che ha scritto, è stato un libro a fare la fortuna recente di Giddens, Oltre Za destra e la sinistra, uscito in Gran Bretagna nel '95 e pubblicato l'anno scorso in Italia dal Muhno. In quel libro, Giddens notava la nascita di un «conservatorismo diventato radi- cale» al quale si oppone ormai un «socialismo diventato conservatore». Per restituire alla sinistra una sua «radicalità» (intesa come un programma per cambiare la realtà) senza ritornare nelle secche della vetero-socialdemocrazia, occorre individuare una Terza Via. E qui occorre fermarsi un attimo per capire meglio. «Terza via» è uno slogan che ha circolato nella sinistra (perfino in quella cattolica) per parecchi decenni. Era una forma tutto sommato anacronistica di «terza via» quella proposta da Enrico Berlinguer tra «comunismo» e «socialdemocrazia». Anche Amintore Fanfani parlava di «terza via», indicando una forma di economia mista con elementi di neocorporativismo. Ed era una forma di «terza via» il fallimentare «socialismo di mercato» di Mikhail Gorbaciov. Tutti tentativi - per farla semplice - di trovare una via di mezzo tra capitalismo e socialismo. La Terza Via di Giddens, invece si colloca come «punto di mediazione tra il modello liberista americano e le tradizioni europee di stato sociale». Lui parla anche di «una conciliazione tra mercato e tradizioni». In altre parole, Giddens accetta in pieno la guida del mercato nell'economia, ma riserva al governo il diritto-dovere di intervenire per controllare l'eccessiva componente di «individualismo» presente nei sostenitori di quello che chiama ((fondamentalismo di mercato». Il socialismo non esiste praticamente più, se non nei concetti assai generali di «giustizia» e «equità». Ma, nello stesso tempo, Giddens vuole andare oltre la trasformazione del «socialismo democrati¬ co» in semplice «capitalismo democratico» e propone una lotta costante per ridurre le ineguaglianze, soprattutto come possibilità di accesso al sapere. Nel suo ultimo libro, The third way (La terza via), non ancora pubblicato in Italia, Giddens considera una serie di cinque questioni e, con veloci slogan, cerca di riassumere, rispetto ad esse, le posizioni dei Socialdemocratici («la vecchia sinistra»), i Neoliberisti («la nuova destra») e la Terza Via («il centro-sinistra»). Prendiamo un esempio: i Valori politici. Per la vecchia sinistra sono «le politiche di classe della sinistra»; per la nuova destra sono «le politiche di classe della destra»; per il centro-sinistra sono «il movimento modernizzante del centro». Un altro esempio: l'Economia. Per iprimi è «la vecchia economia mista»; per i secondi «il fondamentalismo di mercato»; per gli ultimi «la nuova economia mista». Un altro: Welfare State. Per i primi il modello «dalla culla alla tomba»; per i secondi «la rete di protezione»; per i terzi «lo stato dell'investimento sociale». I liberali dell'-Economist hanno sbeffeggiato Giddens per l'arbitrarietà e l'mdeterminatezza del suo modello: «Perchè cinque campi di valori e non 14?», ha scritto Bagehot. Forse è stata una critica troppo severa, ma spesso Giddens sembra risolvere il problema premettendo l'aggettivo «nuovo» a una vecchia etichetta. Ma non è forse vero che, da Clinton a Blair, dall'Ulivo a Schroeder, il «nuovismo» sta portando fortuna alla sinistra nel mondo? Paolo Passarini Sì al mercato ma i governi hanno il diritto-dovere di intervenire Qui accanto Anthony Giddens a sinistra il premier inglese Tony Blair Qui accanto Anthony Giddens a sinistra il premier inglese Tony Blair
Luoghi citati: Cambridge, Gran Bretagna, Italia, Roma
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