Scrive e casca su un mucchio di soldi

Scrive e casca su un mucchio di soldi Dopo «L'uomo che sussurrava ai cavalli», Nicholas Evans ha pubblicato un nuovo romanzo Scrive e casca su un mucchio di soldi Città e lupi, violenza e splendori naturali MILANO BILE narratore, Nicholas Evans, e uomo che si butta, si lancia nel vuoto, nell'avventura. Il suo secondo romanzo, Insieme con i lupi (Rizzoli), è già tra i più venduti anche da noi, mentre il precedente L'uomo che sussurrava ai cavalli (sempre Rizzoli) continua a trovare lettori grazie anche al film che ne ha tratto Robert Redford. Insieme con i lupi è di nuovo una storia che fa esplodere il contrasto fra uomini e natura, fra la cecità degli egoismi, della violenza, dei pregiudizi, e lo splendore dei boschi, del vento, degli animali, dell'attrazione buona e istintiva fra esseri umani. Siamo nel Montana, dove branchi di lupi insidiano una cittadina. Sterminarli? Proteggerli? Fra amori contrastati, spari e colpi di scena, un equilibrio alla fine si raggiunge. Bravissimo, questo Evans. Che vive a Londra con la moglie e due figli ed è un signore gentile e carino: sembra Tadzio, l'efebo di Morte a Venezia di Visconti, a 48 anni. Scrive svelto, con dialoghi sapienti, essenziali. Ma non è qui la ragione del suo successo, un successo che finora gli ha fatto guadagnare più di dieci miliardi di lire, somma imbarazzante che lui non sa dove mettere: «Per adesso - dice - li ho dati a una banca. Fan tutto loro». Perché dunque Evans piace tanto? Perché è un gran furbone, ma un furbone che ha la fortuna di credere in quel che scrive. Non è un cinico. Crede ad esempio nelle citazioni che ha posto all'inizio dei due romanzi. La prima, per L'uomo che sussurrava ai cavalli, viene da un manuale di buddhismo zen: guai a crogiolarsi nel vuoto interiore, e guai a inseguire le insidie, le dispersioni esterne. Stando sereni, il dualismo si ricompone, il cuore conquista una sua pienezza, una sua armonia. Stesso messaggio nella seconda citazione, che introduce a Insieme con i lupi. E' di Alce Nero, gran saggio Sioux: è un inno al cerchio, forma-simbolo privilegiata dalla vita: il vento turbina in circolo, e tondo è il nido degli uccelli come rotonde sono le stelle, e il tempo e le stagioni ritornano sempre formando anch'esse un ciclo. «L'uomo è uscito da questo ritmo - sostiene Evans -. L'uomo occidentale è arrogante, dimentica ciò che di selvaggio, di semplice e di naturale è in lui. Con la tecnica mette il bavaglio a ogni cosa. Diventato sordo, tanto più annaspa quanto più domina». Per Evans bisogna invece ascoltare e ascoltarsi, dire di sì a quel che si vede e si sente, entrare nel Grande Ciclo e farne parte seguendo l'Andare cosmico. «In questo senso, e solo in questo senso, i miei sono romanzi "religiosi". Una religiosità laica, na¬ turale. Se si vuole, tipo New Age. Un mix di emozioni e di pensieri risolti in azione, trama, scene. Il mio mestiere precedente, di sceneggiatore e regista, mi è qui utile». Entra in gioco l'Evans uomo. Smise di fare il giornalista televisivo perché «il giornalismo è distrutto dal pettegolezzo, dalla voglia di infierire sulla gente famosa, dall'accontentare i gusti del pubblico». Passato ai documentari, smise anche lì: «Fu il regista David Lean a consigliarmi di fare film veri e propri per il cinema». Poi la scelta definitiva: «Lasciai i guadagni sicuri e mi misi a scrivere. Una follia, ma anche una liberazione: se non hai più il batticuore per il lavoro che fai, cambia, rischia. Io ho rischiato, ho fatto il salto». Ed è caduto su un sacco di soldi. «Secondario. L'importante è scrivere per gli altri». Claudio Al tarocca

Persone citate: Alce Nero, David Lean, Nicholas Evans, Robert Redford, Visconti

Luoghi citati: Londra, Milano, Montana, Venezia