Da Tokyo regali a giovani e anzini di Ugo Bertone

Da Tokyo regali a giovani e anzini Da Tokyo regali a giovani e anzini Ma la Borsa scende e lo yen perde colpi LA FINANZIARIA DEL SOL LEVANTE SE non ci fosse da piangere, potremmo ridere di un governo che si traveste da Babbo Natale». Così l'autorevole «Japan Times» giudica il piano economico governativo presentato ieri, senza alcuna sorpresa, dal Partito liberaldemocratico, mentre il premier Obuchi era in Russia, a trattare con Eltsin il futuro delle Curili. Le attese misure fiscali sono meno incisive del previsto; la Borsa di Tokyo e lo yen tornano a scendere. Manca, agli occhi degli osservatori, una reale volontà di incidere sulle cause della crisi. Ma la Finanziaria di Tokyo non manca della fantasia degna di Babbo Natale. Tra i progetti da finanziare, si legge, c'è il piano per raddoppiare «la superficie abitativa» di cui dispongono le famiglie giapponesi. Non manca, inoltre, la promessa di un milione di posti di lavoro per contrastare la caduta dell'occupazione nell'industria e, per rispondere alle attese dei più poveri, una misura straordinaria di un certo rilievo: un'elargizione «una tantum» per i cittadini sopra i 65 anni (20 mila yen ciascuno, ovvero 250 mila lire) e per i ragazzi sotto i 15 anni (in questo caso il «regalo» sarà solo di 15 mila yen, 200 mila lire scarse). Per ottenere il «bonus» occorrono, ovviamente, requisiti minimi di reddito ma si tratta comunque di una misura che riguarderà 35 milioni di giapponesi e che comporterà spese per 700 miliardi di yen (9 mila miliardi di lire) alle casse pubbliche. «E' patetico - nota il Japan Times - pensare che si possa stimolare in questo modo la ripresa della domanda. In momenti di crisi come questo, soprattutto per i più poveri, una lira risparmiata è una lira guadagnata. Solo l'Ldp può sperare che quei quattrini finiranno in consumi...». Non è andata meglio, per la verità, in Borsa: ieri, al Tokyo Exchange in Kabuto-cho, sono tornate le vendite massicce, che hanno ricacciato (-2,4%) il listino poco sopra il livello dei 14 mila punti. Lo yen, intanto, ha ripreso a perdere colpi, fino a quota 123,30 contro il dollaro, livello ancor peggiore (124,20) in giornata a New York, a mano a mano che prendeva consistenza l'ipotesi di un attacco Usa in Iraq. Ma perché tanta ostilità verso il piano dell'Ldp? E, soprattutto, che effetti può avere tutto que- sto nella delicata mappa della finanza globale? Il governo Obuchi, innanzitutto, ha tradito le attese di una forte inversione di tendenza. «In questo piano commenta un operatore di Nomura alla Borsa di Tokyo - non c'è nulla di nuovo: è esattamente quanto era stato già detto e scritto nei mesi scorsi, almeno dallo scorso agosto...». Ci sono, infatti, tagli fiscali per 7 mila miliardi di yen (ovvero 90 mila miliardi di lire). Ma, a ben vedere, i 4 mila miliardi di yen di tagli di imposte sul reddito previsti dalla manovra altro non sono che i tagli temporanei già praticati nel corso dell'ultimo anno e che non sono riusciti a stimolare la ripresa della domanda. Lo stimolo fiscale, insomma, è nullo. Nuovi, invece, sono i tagli per 3 mila miliardi di yen alle imposte sui profitti; ma anche in questo caso si tratta di provvedimenti già scontati dai mercati finanziari e che tutt'al più avranno, sostengono gli esperti di Daiwa, l'effetto di una boccata d'ossigeno per le industrie del Sol Levante: i profitti, invece di scendere del 5-7% medio (dopo la «mazzata» del 27% nell'ultimo esercizio) cadranno solo dell'1-2%. In realtà, ci si aspettava qualcosa di più sul fronte delle imposte dirette e, soprattutto, di quelle indirette: proprio l'aumento dell'Iva locale, nell'aprile del '97, provocò l'avvio della fase più acuta della crisi, ancora da superare. L'ammontare netto dei tagli fiscali, a questo punto, non supera l'l% del Pil e si riduce alla metà per le famiglie. La prima impressione è che lo stimolo rappresentato da questa manovra economica non avrà un impatto sul Pil superiore all'1,5%, a fronte di una possibile caduta della produzione, in assenza di interventi, tra 1' 1 e il 2%. Di conseguenza, la manovra economica potrà evitare, probabilmente, che la recessione si avviti ancor di più, ma difficilmente eviterà l'effetto stagnazione. Ci sarebbe voluto qualcosa di più, ma Obuchi ha dimostrato di non avere al suo arco troppe frecce, né dal punto di vista politico né da quello economico. Il premier è troppo impegnato ad assicurarsi l'appoggio del Partito liberale e del Komei per superare lo scoglio della manovra finanziaria per puntare a manovre più incisive. Il che, a dire il vero, non fa ben sperare sul fronte della riforma delle banche. Finora, infatti, la grande riforma del credito è vissuta di promesse, più che di effettivi versamenti. Il risultato? Molti, nella City di Tokyo, sono convinti che a breve, forse oggi stesso, la Bank of Japan si prepari ad un nuovo taglio del tasso di sconto (allo 0,25%, il minimo di tutti i tempi), per dare ossigeno alle banche. E questa non è una buona notizia per i mercati finanziari, che potranno comunque consolarsi con l'accordo tra Brasile e Fondo monetario. Ugo Bertone Varato anche il piano che raddoppia la superfìcie abitativa Japan Times caustico «Governo travestito da Babbo Natale»

Persone citate: Del Sol, Eltsin, Nomura, Obuchi