Di Bella bocciato: non mi arrendo

Di Bella bocciato: non mi arrendo «I flaconi distribuiti ai pazienti sono pieni di acetone, sostanza altamente tossica» Di Bella bocciato: non mi arrendo «Sperimentazione sbagliata» ROMA DAL NOSTRO INVIATO Due anni dopo, può sembrare che la guerra continui. Oggi, diranno che Luigi Di Bella ha fallito, che anche gli ultimi 5 protocolli non vanno bene. E gli uomini del professore di Modena accusano la sperimentazione, ribattono: sono stati compiuti gravi errori. Dicono che il metodo anti-cancro è stato falsificato, parlano «di preparati altamente tossici e cancerogeni». Mostrano i flaconi distribuiti ai pazienti, sostengono che sono pieni di acetone, «e l'acetone ha un'altissima capacità di stimolare i tumori», afferma Giuseppe Di Bella. Ci sono pochi cronisti che prendono appunti. Non c'è neppure Radioradio, l'emittente che dava voce ai malati del professore, che regalava soldi per aiutarli, che organizzava i pellegrinaggi in pullman. Oggi, l'Istituto Superiore della Sanità renderà noti i dati degli altri 5 protocolli Di Bella. «Diranno che sono falliti, che non servono a niente», annuncia Ivano Camponeschi. E' vero, diranno questo, ammettono in via Regina Elena. Loro, i seguaci del professore, hanno spedito alla pretura di Torino un dossier di denunce, hanno chiamato Guariniello e Madaro, hanno mandato a Maglie «farmaci sigillati e non ancora scaduti che puzzavano di acetone ed erano avariati». Sembra che la guerra continui. Accusano: «I nostri periti hanno stabilito che quei flaconi erano avariati». Dall'Istituto Superiore della Sanità cadono dalle nuvole, smentiscono: «La dose ammessa è di 5000 parti per milione. Quella nostra era ampiamente dentro. E poi è Di Bella che ha dettato il metodo». Dice l'avvocato Enrico Aimi: ((Abbiamo aperto un flaco¬ ne con il magistrato Madaro che ha inviato immediatamente il contenuto all'autorità competente». A Firenze. Se puzzavano di acetone, «non è colpa nostra», ripetono tutti, dal tavolo della conferenza. Ivano Camponeschi, il portavoce, dice: «Crediamo che questa sperimentazione sia naufragata in maniera evidente. Noi non diciamo che l'hanno fatto apposta a mettere l'acetone. E' stato un errore, un grave errore». Enrico Aimi spiega che il professore l'aveva scritto nelle sue avvertenze: «Fate in questo modo, e così evapora l'acetone. Non hanno seguito i suoi consigli». E Giuseppe Di Bella, il figlio, afferma che la parola ora passerà alla legge: «Di motivi ce ne sono. Questo è solo l'ultimo e il più dannoso. Mentre agli atti della Procura in Puglia ci sono 500 dichiarazioni prò Di Bella». Così, se oggi bocceranno definitivamente Di Bella, tutto sembra ancora incredibilmente come allora, come un anno fa, quando la pretura di Maglie veniva assediata dalla gente. C'erano accuse, denunce, minacce. Ma le tribù dei malati questa volta dove sono? e ci sono ancora? Loro annunciano: «Scenderemo di nuovo in piazza, nei prossimi giorni». Due anni dopo, però, quel che resta di Di Bella è una sala di velluto rosso al primo piano dell'Hotel Majestic riempita solo da alcuni cronisti, da quattro cameramen e da due fotografi, senza la folla di malati che presidiavano la villetta del professore o le confusissime conferenze stampa allestite sempre in ritardo, aspettando pure le televisioni inglesi, o tedesche, o brasiliane. Due anni dopo, quel che resta è davvero la sensazione di una sconfitta, per lui o per chiunque, per i malati ma anche per chi ci ha creduto o lo ha combattuto, l'impressione che tutto quel che si è perso in questa battaglia di veleni sia rimasto dimenticato sul campo, come si fa con chi non serve più. Due anni dopo, non c'è il professore, lasciato nel suo esilio di Modena, e il suo portavoce, Ivano Camponeschi, ricorda che «quando i malati scesero in piazza, lo fecero perché non ottennero nessuna risposta. Non vogliamo tornare indietro a due anni fa, alle tante lettere spedite alla Cuf, al ministero, alle procure. D'Alema disse: i malati non devono scendere in piazza. Dovrebbero morire fra le loro mura in silenzio?» Due anni dopo, Camponeschi ripercorre questo calvario di piccola Italia, con le speranze disilluse, le vittime infinite e le tribune piene, e ricorda quella volta che Prodi esternò, quella volta che cominciò la sperimentazione, quella volta che Di Bella fu chiamato all'Europarlamento, quella volta che dopo Bruxelles andò in una sezione di Rifondazione comunista, «perché tutti in Italia volevano sapere, a destra come a sinistra, e non è vero che abbiamo fatto politica perché tutti in Italia gli davano fiducia». Se tutto è finito, se oggi è morta una speranza, come disse quella volta Prodi, è solo perché «la sperimentazione è partita male, è partita viziata. Oggi verrò anch'io alla conferenza dell'Istituto superiore della Sanità quando annunceranno il fallimento dei protocolli, e farò le mie domande e non li lascerò parlare impunemente». In questa strana guerra che continua, c'è pure chi cita l'articolo del codice penale: «Il 443. Somministrazione di medicinali guasti», illustra Aimi. «Pene da sei mesi a tre anni». E c'è chi non si arrende. A Giuseppe Di Bella, chiedono: vi sentite truffati? «I disturbi riportati dai pazienti quando passavano alla sperimentazione ci hanno portato a fare delle analisi. Gli esami hanno accertato le dosi tossiche di acetone. Questa è la cronaca». E allora insistono: ieri l'entusiasmo della piazza. Oggi la delusione dei protocolli. Possibile che tutti siano contro di voi? «E' nei fatti. Basta quest'ultimo esempio. Dalla nostra parte ci sono dati scientifici e clinici. Oltre mille pazienti guariti, e le cartelle. La sperimentazione è deligittimata». Sicuro che nel cocktail di Di Bella non ci sia qualcosa che non funziona? «E' vero il contrario. Noi abbiamo la parola dei periti». L'ultima risposta è come se non fossero passati due anni. Che cosa conta poi, se come annota Camponeschi, «noi abbiamo accompagnato troppi funerali?». Pierangelo Sapegno Accuse del controverso professore: «I flaconi usati dal ministero in tutti i test erano avariati» I seguaci del metodo «Scenderemo di nuovo in piazza» Oggi al ministero della Sanità saranno resi noti i risultati sui test degli ultimi cinque protocolli della terapia Di Bella (foto) contro i tumori