I pedofili si travestono da diavoli

I pedofili si travestono da diavoli Sette arresti a Modena: in manette anche un settantenne e il padre di una delle vittime I pedofili si travestono da diavoli Messe nere e violenze net cimiteri su 10 bimbi MODENA DAL NOSTRO INVIATO «Era buio, e c'erano le candele accese e c'erano le tombe e io ero lì, nudo, in mezzo a un grande tavolo bianco. E poi arrivavano i diavoli, e io avevo paura». Aveva paura perché quelli volevano che lui e gli altri piccoli facessero «le cose che fanno i grandi». E i grandi fanno cose terribili. Per ora le vittime sono una decina, che oggi hanno fra i 7 e i 10 anni ma quando cominciò questa storia disgustosa ne avevano forse tre di meno. I colpevoli presunti, perché, si sa, fino a sentenza la legge garantisce il dubbio, sono sei persone fra i 31 e i 45 anni, e tra loro una donna, una mamma; più un settantenne che non verrà mai chiamato il «grande vecchio» perché di grande, in questa storia orribile, c'è soltanto la sofferenza che i bimbi forse neppure capiscono fino in fondo. «Occorre accertare la veridicità di quello che raccontano i bambini perché il problema è molto più complesso di quanto possa proporre l'accusa di un adulto a un altro adulto». Il professor Francesco De Fazio è il direttore dell'Istituto di medicina legale di Modena ed è un criminologo di fama: fu lui a tracciare il profilo del «mostro di Firenze», quando ancora non gli avevano dato il nome di Pietro Pacciani. «E' instabile il mondo dei bambini, occorre trovare riscontri rigorosi tanto più che questo reato deve fare i conti con il senso di quello che il bimbo dice, e in un bambino le sensazioni sono sfumate, insomma, una materia sfuggente». Ma perché questi casi esplodono uno dopo l'altro? «C'è stato il Belgio, certo, poi si è scoperto il turismo sessuale: parto e non vado a puttane, che ci mancano tante cose ma non quelle, e allora l'oggetto è il bùnbo. Ma i presupposti esistevano anche prima, soltanto che c'erano un certo tipo di educazione, remore religiose e tutto era un freno». Dunque, riti satanici, messe nere, abusi su minori. Soprattutto abusi su minori. Dubbi sui sette indagati non ne avrebbero gli inquirenti e i medici e le manette lo dimostrano, ma non si può mai sapere e allora l'identità dei presunti colpevoli, dei mostri presunti, è protetta fino al momento in cui non sarà più possibile alcun cono d'ombra. «E' tutto un equivoco, non c'è niente di vero», protesta E. M. il più anziano, quello che ha 0 privilegio di aspettare il destino in casa, a Massa Finalese. Disperato, dice, perché la fantasia di qualche discolo lo ha incastrato. E ha incastrato pure i suoi tre figli, che hanno 31, 40 e 45 anni: il quarantenne è a sua volta padre di due bimbi, di 6 e 2 anni. Uno, forse, già «iniziato» ai riti di casa. Non è vero, solo fantasie di ragazzini troppo spregiudicati. La linea di difesa è noiosa ma precisa, perché c'è sempre la possibilità che un testimone in erba racconti cose che ha vissuto soltanto nella sua testa. E invece no, il pm Andrea Claudiani ha cominciato a crederci, a queste storie che si dipanavano nella Bassa Modenese e che legavano al segreto cinque famiglie. Eppure non era facile, quando un bimbo raccontava di quelle «palet¬ te per tagliare le torte» usate per cose perverse, come se fossero divaricatori, oppure del rito del lavaggio fatto con «cannule di plastica». O degli accoppiamenti che nei piccoli non stuzzicavano nessuna curiosità, ma lasciavano segni profondi e una bimba, dicono ora, non potrà avere figli, semmai ne avesse voglia, una volta adulta. Il linguaggio di Ruggiero Borzacchiello, capo della Squadra Mobile di Modena, è crudo perché per spiegare certe cose non si può che dire così, ma il tono è imbarazzato, di tanto in tanto le parole scivolano, 10 sguardo si abbassa perché a certe cose nessuno ci fa l'abitudine. «In particolare gli atti sessuali consistevano nel far praticare ai minori, tra di loro, toccamenti di parti intime, rapporti orali reciproci, tentativi e simulazioni di coiti nonché in manipolazioni di parti intime inflitte ai predetti minori dagli indagati; atti compiuti all'interno di pratiche orgiastiche realizzate all'interno di private abitazioni e in altre occasioni all'interno di luoghi sacri». Era in quei luoghi sacri, che poi sono i cimiteri, che si celebrava 11 trionfo dell'abiezione. A Mirandola, a Finale, a Bondeno che è nel Ferrarese, a San Benedetto Po in provincia di Mantova dove il grande fiume suggerisce pensieri cupi e la polizia ha frugato per quasi due anni. Un'indagine venuta in superficie mentre si cercavano indizi per una storia simile che si era conclusa con la condanna di cinque persone, tre delle quali con figli e una donna si era ammazzata, e un uomo era morto in «circostanze misteriose». Una matassa dannatamente intricata e ora Ruggiero Bor- zacchiello mormora che forse quello che si vede è soltanto «la punta dell'iceberg». Ed è inutile ricordare come la montagna di ghiaccio sia per nove decimi sommersa. I grandi, hanno raccontato quei bambini, «ci portavano al cimitero dove partecipavamo alla messa dei figli del diavolo». E lo hanno raccontato tutti, questo, come tutti hanno detto di altro, ed è difficile pensare che si possano essere messi d'accordo. Hanno detto di quando quelli chiedevano loro della «farfallina», del «pisello», delle messe celebrate fra le tenebre, in mezzo alle lapidi bianche, e di quando qualcuno di quei «figli del diavolo» si staccava dal gruppo e afferrava un piccolo e lo sbatteva su una tomba e lo violentava, lì, davanti agli altri, e il coro canatava e i fuochi rischiaravano il cielo e bruciavano la loro innocenza. E ha un bel dire, ora, Rolando Togni, commissario di Mirandola, che «non bisogna drammatizzare: questi fatti emergono oggi perché c'è un servizio sociale che funziona». Ma che cosa ha suggerito a quelli di vestirsi da diavoli? «Ci stiamo guardando. E stiamo guardando anche al degrado e alla miseria e all'ignoranza in cui sono immerse queste famiglie». C'è una mente che organizzava tutto questo? I poliziotti sgranano gli occhi e sembrano dire: «Ma quale mente?». E ora è finita? Forse no, non è ancora finita. Chissà quando finirà. Vincenzo Tessandori Gli accusati: è tutto un grande equivoco nato dalla fantasia di quei bambini Ma inquirenti e medici credono al racconto degli abusi ORRORI IH NOME DI SATANA ■ LE ACCUSI. Violenza e abusi sessuali su minori e pratica di riti satanici. Durante i riti orgiastici, che a volte si svolgevano nei cimiteri, i pedofili si travestivano da diavoli. ■ GLI AGUZZINI. Sono state arrestate 7 persone, alcune imparentate tra loro, tra cui il padre di uno dei bambini seviziati. Ma altre persone potrebbero essere coinvolte. ■ LE VITTIME. Una decina di bambini, tra i 7 e i 10 anni. Tutti i racconti sugli stupri di gruppo coincidono. ■ IL PRECEDENTE. Nel '97 fu scoperta una rete di pedofili tra la Bassa Modenese e il Ferrarese, grazie alla testimonianza di un bambino di 8 anni, violentato dal padre e dal fratello e poi «ceduto» ad altri adulti. ~S7 I La questura di Modena

Persone citate: Andrea Claudiani, Ferrarese, Francesco De Fazio, Pietro Pacciani, Rolando Togni, Ruggiero Bor, Ruggiero Borzacchiello, Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Belgio, Bondeno, Firenze, Mantova, Modena, San Benedetto Po