Uccide con una coltellata il medico che lo cura di Fulvio Milone

Uccide con una coltellata il medico che lo cura Napoli, il delitto nel centro di igiene mentale dove l'assassino incontrava due volte la settimana lo psichiatra Uccide con una coltellata il medico che lo cura E' un malato di mente di 45 anni: «Idottori mi hanno rovinato» NAPOLI. La morte è venuta a bussare in una palazzina malandata, con i muri scrostati e sporchi che sembrano avere assorbito con il passare degli anni la sofferenza di chi va e viene nell'ambulatorio del centro di igiene mentale. Aveva lo sguardo assente e il capo chino di un uomo che i poliziotti hanno trovato in piedi davanti a un corpo senza vita, con un pugnale piantato nel petto. L'assassino è Giuseppe Forzese, 45 anni mal portati, di cui quindici vissuti in un manicomio criminale dopo avere ucciso il padre. La vittima era il suo medico, lo psichiatra Bruno Gentile. «I medici sono stati la mia rovina, devo ammazzarli tutti», ha spiegato con calma Giuseppe agli agenti che lo hanno portato via. Chissà da quando covava il suo odio. Di certo sapeva mascherarlo bene, con tutta l'astuzia e l'intelligenza di cui solo un folle è capace. Da un anno ormai saliva le scale del centro di igiene mentale di via Marconi, ad Ercolano. Veniva qui due volte la settimana, puntuale come un orologio, per il colloquio con il medico e per farsi dare i farmaci: così aveva deciso il magistrato subito dopo la scarcerazione dal manicomio criminale di Montelupo Fiorentino. L'esplosione improvvisa della follia rivive nel racconto di molti testimoni che hanno assistito impotenti all'omicidio. «Gli ho dato come al solito le pillole - ricorda rabbrividendo un'infermiera -. Sembrava tranquillo, ha chiesto anche informazioni per una visita oculistica prima di salutarmi. Sono tornata al mio lavoro, quando all'improvviso ho sentito un grido e delle voci concitate. Mi sono voltata e hoi visto qualcosa di terribile. Il dottor Gentile mi veniva incontro barcollando, con le braccia protese verso di me. Aveva un coltello conficcato nel petto». Nell'ambulatorio è scoppiato il panico. Infermieri, medici e impiegati terrorizzati si sono precipitati verso l'uscita della palazzina buttando all'aria mobili e suppellettili. Qualcuno ha avuto il sangue freddo di chiamare la polizia, che è arrivata dopo pochi minuti. Forzese era ancora lì, accanto alla sua vittima che respirava ancora. Un agente ha tentato di rianimare il medico in attesa che arrivasse l'autoambulanza, ma non c'è stato niente da fare: Bruno Gentile è morto senza avere ripreso conoscenza. Il passato di Forzese e soprattutto la sua storia clinica fanno di questo delitto un dramma annunciato. Prima di andare a vivere con la sorella a Portici, un paesone costiero a Sud di Napoli, Giuseppe ha trascorso quindici anni dietro le sbarre del manicomio di Mon¬ telupo Fiorentino. Era finito lì per ordine dei giudici, che nell'83 lo avevano dichiarato incapace di intendere e di volere alla fine di un lungo processo per parricidio. L'anno scorso, pochi mesi prima della scarcerazione, aveva usufruito di una breve licenza premio subito revocata perché un poliziotto gli aveva trovato cinque coltelli nelle tasche dei pantaloni. Ad agosto '97 Giuseppe Forzese è tornato in libertà, ma con l'obbligo di frequerntare per due volte alla settimana il centro di igiene mentale di Ercolano. «Quel paziente era pericoloso: a volte lui stesso se ne rendeva conto, e diceva che avrebbe voluto tornare a Montelupo», raccontano i medici del centro che ricordano il loro collega ucciso: «Bruno era un ragazzo perbene che amava il suo lavoro». Fulvio Milone

Persone citate: Bruno Gentile, Giuseppe Forzese

Luoghi citati: Ercolano, Montelupo Fiorentino, Napoli, Portici