Forza Italia «bocciata» dai liberal-professori

Forza Italia «bocciata» dai liberal-professori Il «terremoto» cossighiano sta scompaginando il drappello di intellettuali del Polo Forza Italia «bocciata» dai liberal-professori RETROSCENA I PROBLEMI DEL CENTRODESTRA SE fosse un fiim di Pedro Almodóvar, il titolo sarebbe: «Intellettuali liberali sull'orlo di una crisi di nervi». Intellettuali che erano il fiore all'occhiello del Polo ma che oggi so: io attraversati dal brivido della defezione, dalla tentazione dell'abbandono, dal rovello della rottura. 0 del disimpegno. O dell'addio puro e semplice a un contro-destra che forse non li ha mai amati o che anzi, basta scorrere le odierne dichiarazioni molto aspre di signori delle tessere di Forza Italia come Enrico La Loggia e Claudio Scajola, li ha sempre mal tollerati come un cenacolo di rompiscatole snob e velleitari. Tutto è cominciato con il terremoto Cossiga. Una somma di tradimenti per un partito virtuale, forte nell'establishment, inesistente nell'elettorato, dicono i vertici del Polo. Ma anche una secessione nel mondo culturale liberal-democratico, a giudicare dal potere calamitante che il cossighismo sta rovinosamente esercitando su quel raggruppamento di intellettuali die i media battezzarono subito con corrività «partito dei professori», i Saverio Vertone e i Marcello Pera, i Giorgio Rebuffa e i Piero Melograni, i Vittorio Mathieu e i Renato Brunetta che, trascinati dal radicale Marco Taradash, avrebbero dovuto aiutare gli intellettuali polisti della prima ora come Giuliano Urbani, Giulio Tremonti e Antonio Martino a insufflare un po' di cultura liberale nel corpo vitale ma naif, esuberante ma non coltivato di quello che amava rappresentarsi come il primo partito «liberista di massa». L'offensiva cossighiana sembra aver prodotto effetti devastanti sul «partito dei professori», condensando malumori antichi e titillando rancori più freschi. Il primo a «disertare» è stato Vertone che proprio in questi gior- ni, in mi battibecco a distanza con Pera, è stato accusato da quest'ultimo di essere afflitto da «miseria morale». Rebuffa ha sbattuto la porta qualche giorno fa, non prima di aver deplorato la natura «stalinista» del processo che avrebbe dovuto subire dai probiviri di Forza Italia, peraltro presieduti da un altro professore come Mathieu (il quale però aveva già lasciato trapelare che non avrebbe sottoscritto sentenze di condanna preconfezionate dall'apparato del partito). Spirito sarcastico e corrosivo, Colletti è andato con Taradash e Giuseppe Calderisi a trovare Massimo D'Alema, forse per arginare quel senso di «asfissia» che dice di provare nello stato maggiore del Polo: sentimento già espresso da Colletti in una recente cena con Berlusconi, presente Gianni Letta. I duri del Polo ironizzano, sciorinano battute sulla fragilità degli intellettuali. Ma il mondo culturale che in questi anni ha creduto di trovare nel Polo la casa dei liberal-democratici è percorso da un'irrequietezza destinata a liquefare il «partito dei professori». Circola ad esempio in queste ore la voce che lo storico Piero Craveri sia sul punto di assumere la responsabilità del dipartimento Università dell'Udr cossighiana. Nipote di Benedetto Croce, da sempre vicino al mondo laico-liberale con venature radicali, Craveri ha cementato negli anni un forte sodalizio intellettuale con un altro figlio d'arte come quel Luigi Compagna che sin da piccolo ha respirato l'atmosfera culturale della prestigiosa rivista JVbrd e Sud diretta dal padre Francesco. Il caso ha voluto che proprio Compagna, a suo tempo avvicinatosi aU'Udr, se ne sia astiosamente riallontanato, come testimonia una veemente lettera spedita al Foglio, allorché il partito di Cossiga è andato al governo con D'Alema. Ma il caso ha voluto che il nome di Craveri stia per essere inserito nel comitato di redazione della rivista di Domenico Mennitti Ideazione che in questi armi ha rappresentato il luogo d'incontro del «partito dei professori» e al cui I interno si assiste a una singolare sequenza di «coincidenze» visto che nel comitato di redazione compare il nome del Rebuffa che è stato l'autore di uno dei primi libri (un altro era di Colletti) usciti con la casa editrice legata alla rivista e avrebbe dovuto essere giudicato da Mathieu, a sua volta presidente del centro culturale che di «Ideazione» porta il nome. Un puzzle complicato. Ma soprattutto un quadro di amicizie sul punto di infrangersi, di sodalizi che si incrinano, di solidarietà che vengono meno in un milieu culturale che si sente a disagio nello sbandieramento di sondaggi che pure raccontano di un Polo elettoralmente tutt'altro che battuto. Un quadro di dubbi che affiorano e che è difficile ingoiare come se nulla fosse. Gli intellettuali liberali del Polo vivono per esempio con comprensibile ansia le incertezze e i balbettii di Forza Italia a proposito delle agitazioni dei taxisti romani sponsorizzate dall'ala «sociale» di Alleanza nazionale. Un liberista intransigente come Antonio Martino domanda sbigottito come possa il «partito della libertà economica» nutrire un atteggiamento indulgente nei confronti di chi si oppone vivacemente alla liberalizzazione delle licenze. Inoltre si dice che Giulio Tremonti, una fucina preziosa di idee in uno schieramento che fa della battaglia al fisco vorace e soffocante una sua bandiera, coltivi il desiderio di dedicarsi con più continuità agli studi intensificando la sua collaborazione con Liberal (di cui possiede ima piccola quota azionaria) e allentando l'impegno nella routine quotidiana della politica. Piero Melograni ha pubblicamente dichiarato che non si ripresenterà alle prossime elezioni. Malumori, tentazioni, inquietudini che nel giro di due anni hanno cancellato progetti e illusioni: l'ennesimo divorzio tra gli intellettuali e la politica. Pierluigi Battista Il primo a «disertare» è stato Vertone e qualche giorno fa se n'è andato Rebuffa Si «sospetta» di Colletti colpevole di aver incontrato il premier D'Alema Tremonti vorrebbe lasciare la routine politica per dedicarsi agli studi E Piero Craveri starebbe ' per assumere la responsabilità del settore universitario Udr Giulio Tremonti economista ed ex ministro del governo Berlusconi