Berlusconi dal Di Pietro spagnolo

Berlusconi dal Di Pietro spagnolo A Madrid oggi anche Cossiga e lo scontro Forza Italia-Udr si trasferisce nell'Internazionale popolare Berlusconi dal Di Pietro spagnolo «Nessuna frode, al massimo merito una multa» MADRID DAL NOSTRO INVIATO «Ma che male c'è?». Per quattro ore, «tornando sui concetti anche tre volte», Silvio Berlusconi risponde al temuto giudice Baltasar Garzón. «Ma che male c'è, anche se fosse stato? Che bisogno c'è di questa cortina di accuse? Io sono più bravo, più coraggioso e più rispettoso delle leggi degli altri!». Non si sa come abbia reagito Garzón. Si sa che il Cavaliere, a metà pomeriggio, nella suite dell'Hotel Villaniagna, si mostra alle telecamere con il sorriso della sicurezza. «Non sono mai stato contraddetto, mai interrotto, ho trovato comprensione e attenzione». Se il portavoce Paolo Bonaiuti non lo prendesse per un braccio, «andiamo che è tardi», magari Berlusconi aggiungerebbe pure la sentenza: proscioglimento e tante scuse. Ma vola via da Madrid mentre dall'ufficio di Garzón arrivano le ultimissùne: Berlusconi resta imputato e forse dovrà tornare per un nuovo interrogatorio. Le dieci del mattino, gessato blu, arriva il giudice Garzón: «Quanto durerà? Dipende da lui». Cinque minuti, solita grisaglia, arriva Berlusconi: «Spiegherò tutto, è un colossale fraintendimento». Garzón, lo stesso giudice istruttore che ha ottenuto l'arresto di Pinochet e potrebbe indagare sempre per genocidio anche Hassan II del Marocco e Fidel Castro, deve decidere se il Cavaliere (anche qui) è da processare per frode fiscale e falso nei bilanci di «Telecinco». Un incontro che Garzón aspettava da mesi. Non solo con Berlusconi, anche con Marcello Dell'Utri che adesso aspetta in corridoio e disquisisce di bibliofilia. Domande e risposte con Berlusconi impegnato (anche qui) a sostenere che lui è lo Stratega, non può avere responsabilità fiscali perché erano delegate ad altri, «e poi per queste cose non esiste la sanzione penale, è fango su vicende risibili, su operazioni corrette». Carlo Castresana, il magistrato dell'accusa, sostiene che inve¬ ce no. Lo Stratega sapeva tutto. Sapeva di violare la legge spagnola che fissa al 25% il tetto massimo di proprietà per una televisione. Sapeva dei giochetti con il socio Xavier de la Rosa, ora detenuto per altre vicende, per aggirare il fisco. Le accuse sono queste, ma il Cavaliere dice che non stanno in piedi. Perché? «Perché non bisogna confondere il piano finanziario con quello proprietario». Nel senso che è possibile finanziare un amico che compra le azioni della tua tv, basta che la proprietà delle azioni resti all'amico. «Eravamo terrorizzati dall'esperienza francese», quando i suoi dirigenti erano stati messi in minoranza e poi alla porta dagli altri soci. «Avevamo bisogno di partners affidabili». Dunque, e ancora: «Ma che male c'è?». Al massimo, dice, un reato di tipo amministrativo, paga la multa e vai avanti. Come difesa è una linea all'italiana. E di Garzón, 47 anni, il Di Pietro di Spagna, il figlio del benzinaio dell'Andalusia che è stato deputato socialista, sottosegretario per la lotta alla droga, e poi si è rimesso la toga, che ne dice? Berlusconi lascia perdere. «Mi è sembrato cortese, uno attento alla ricerca della verità. Non c'era clima inquisitorio. E'un bel tipo, somiglia a Giuliano Gemma...». Lascia perdere anche il passato, luglio scorso, quando diceva che questa inchiesta spagnola è «un cadeau dei giudici di Milano». Questa volta nessun riferimento al cadeau. Piuttosto, per non allontanarsi troppo dal tema, giungano felicitazioni a D'Alema e Cicchetto dopo la richiesta di proscioglimento da parte del pm veneziano Carlo Nordio: «Anche se riguarda due avversari politici mi fa piacere. Il concetto del "non poteva non sapere", a quanto pare, si applica soltanto nei miei confronti». E la politica, Fi che perde pezzi, il senatore Giorgio Rebuffa che passa all'Udr? fi Cavaliere apre la boccetta di veleno: «Non credo valga la pena di gettare l'occhio sulla politica italiana e i suoi capponi...». Apre la cartellina dei sondaggi, altro veleno: «Veleggiamo verso il 30%, l'Udr è all' 1 %, il che vuol dire che solo un italiano su cento sta con loro, le zie, i nipoti e i loro portieri sono gli unici che dicono di volerli votare». Visto che Berlusconi parte e Cossiga arriva a Madrid, per l'Internazionale dei Popolari che inizia oggi, questa è benzina. Cossiga medita una risposta da schianto, poi ci ripensa. Corre voce di un incontro tra il primo ministro Aznar e Berlusconi: l'incontro è smentito dal Palazzo del Governo, una telefonata no. All'Internazionale Popolare sarà materia di scontro. L'indagato Berlusconi se n'è andato, l'ombra del politico resta. Cossiga è volato qui per cancellarla. Giovanni Cerniti Silvio Berlusconi ieri a Madrid per l'interrogatorio del giudice Baltasar Garzón

Luoghi citati: Andalusia, Madrid, Marocco, Milano, Spagna