Caccia agli Aeroporti di Bruno Gianotti

Caccia agli Aeroporti Un'altra cordata in pista. Gros-Pietro da Wall Street: cessione entro l'estate Caccia agli Aeroporti C'è anche De Benedetti con Cir MILANO. Aeroporti di Roma piace a tanti. Innanzitutto alle «griffe» del tessile, a Benetton che si allea con Marco Tronchetti Provera ed a Trussardi, poi a Francesco Caltagirone e alla sua Acqua Marcia. Ma anche a De Benedetti, che si iscrive ufficialmente alla corsa per la privatizzazione con la benedizione di Gianmaria Gros-Pietro, presidente deLVIri depositario del 54,2% del pacchetto azionario Adr. A lanciare l'ultima proposta è Rodolfo De Benedetti, amministratore delegato di Cir, davanti agli analisti milanesi: se decollasse la privatizzazione, sarebbe ben disposto non solo a correre per la quota di controllo, ma anche a cambiare radicalmente l'assetto delle partecipazioni. De Benedetti ha risposto senza reticenze alla domanda degli analisti: «Se ci fosse la privatizzazione e se riuscissimo a prevalere, certamente Aeroporti di Roma sarebbe un asset importante e l'investimento di Cir sarebbe significativo. Di conseguenza cambierebbe, in qualche modo, l'equilibrio del nostro portafoglio». Una scalata già programmata in parte, par di capire, approfittando dalle privatizzazioni nel settore dei trasporti, dove Cir ha già un'alleanza di primo piano con Baa, gestore di Capodichino e di 13 scali sparsi per il mondo: «Nel settore aereo - ha sottolineato Rodolfo De Benedetti - abbiamo stretto un'alleanza con la British Airports Authority per la gestione aeroportuale in Italia, un settore ancora in mano pubblica nel nostro Paese: mettendo insieme le nostre competenze manageriali con quelle tecniche degli inglesi pensiamo di creare valore per i nostri azionisti». E Gros-Pietro, da New York, ha raccolto di buon grado 1'«avance»: «Sappiamo che De Benedetti ha un'alleanza con la Baa. Quindi il suo è un interesse che si avvale di eccellenti capacità di valutazione». Gros-Pietro conta di arrivare alla vendita del residuo 54,2% entro l'estate '99, per varare subito dopo la privatizzazione di Autostrade (86,6% in mano all'Ili) e quindi la cessione di Cofiri. I pretendenti agli Aeroporti, tutti ben decisi a entrare in un business promettente, non mancheranno: i primi a scendere in campo, diversi mesi fa, sono stati il gruppo Pirelli e la Benetton con una joint venture paritetica, la Schemaventicinque. Il progetto è stato denominato Hermes e punta al controllo degli aeroporti di Roma e Milano attraverso la privatizzazione della Adr e della Sea. Due mesi fa s'è fatta avanti un'altra grande firma, Nicola Trussardi, disposto a entrare nel nucleo stabile di Adr «insieme ad altri partner», ma non insieme a Tronchetti e Benetton. Partita grossa, è fuor di dubbio. Perché chi riuscirà ad aggiudicarsi la Adr e la Sea non avrà solo il controllo degli aeroporti di Roma e Milano. La Sea ha infatti in portafoglio il 28% della società che gestisce 33 aeroporti in Argentina, compreso quello di Buenos Aires, controlla Orio al Serio, è entrata nello scalo di Rimini e non nasconde il suo interesse per Bari e gli scali veneti. Aeroporti di Roma ha il 20% di Acsa (aeroporti del Sud Africa), e ha acquisito il 15% di Genova e Lametia Terme. Tra le altre «prede» disponibili, lo scalo di Fontanarossa a Catania per il quale (la quota in vendita è il 40% della società di gestione) sono in corsa British, un'altra società inglese, la National Express, Adr e Sea. Nuovi acquisti, «valore per gli azionisti», insomma. Proprio il tema sul quale ha insistito De Bendetti senza dimenticare la puntualizzazione sul «buy back» di azioni risparmio condotto da Cir, a dimostrazione dell'impegno verso il mercato. C'è, anzi, l'intenzione di proseguire su questa strada, ma sull'operazione resta l'incertezza, in attesa dell'omologa del tribunale alla delibera di annullamento di 69,5 milioni di azioni di risparmio approvata dall'assemblea il 5 novembre scorso. Se il giudice non concedesse il nulla osta, la società non potrà continuare ad acquisire azioni proprie avendo già raggiunto il limite massimo consentito, ma potrebbe ricorrere al dividendo per remunerare i soci. Per quanto riguarda le altre controllate del gruppo, qualche difficoltà arriverà dalla crisi asiatica. Per la Sasib (macchine alimentari), il rischio è di fatturato, non di credito, anche se sono state prese per tempo misure per compensare il calo di ricavi nell'area. «I prossimi mesi in molti mercati dove l'azienda opera saranno difficili - ha detto l'amministratore delegato della Cir - e a livello di ricavi non c'è ragione di essere particolarmente entusiasti». E anche nel '99 non si prevede una ripresa. Bruno Gianotti Rodolfo De Benedetti