Paura in punta di penna di Mario Baudino
Paura in punta di penna Parlano Vincenzo Consolo, Franco Cardini e Valerio Manfredi Paura in punta di penna D AI «club del libro» alla libreria virtuale pronta a vendere (anche) i nostri autori in tutto il mondo: sarà una grande occasione, o l'inizio di una temutissima colonizzazione? Quando Bertelsmann conquistò i giganti dell'editoria americana, molti autori d'Oltreoceano sentirono un brivido nella schiena. In Italia sembra correre un piccolo spasimo. Non è «Lo spasimo di Palermo», secondo il titolo del libro di Vincenzo Consolo appena pubblicato da Mondadori, ma sempre spasimo è. Anche dal punto di vista dello scrittore, cui la notizia ricorda una frase pronunciata da Alberto Vitale, manager di quella Random House assorbita dal gruppo tedesco. «Vitale osservò che la letteratura italiana è vittima di un "gap" linguistico; penso che sia proprio questa la nostra ricchezza, il non avere una lingua commerciale e internazionale. Gli editori vogliono giustamente ridurlo, il "gap". Mi chiedo se dal punto di vista degli scrittori ciò non si traduca in una perdita di qualità, di particolarità». Contrario, allora? No, perplesso. «Se le po¬ tenze editoriali riescono a imporre su aree più vaste la nostra letteratura, bene, benissimo. Ciò detto, temo l'opposto, e cioè l'omologazione, il privilegio crescente per i libri mediocri e soltanto commerciali, la trasformazione delle barriere linguistiche in barriere economiche, la mondializzazione dei sentimenti. Certo, la nostra letteratura non è mai stata veicolata all'esterno. Questo è un veicolo». Un veicolo grande, comodo e veloce, su cui salire o del quale diffidare? La cautela è d'obbligo, persino tra scrittori di largo mercato come Valerio Manfredi, che in questo periodo con la sua trilogia di Alexandros è l'autore di punta a Segrate: «In linea di massima sono abbastanza contrario». E perché mai? «Perché questi grandi accordi internazionali rischiano di diventare mega-centrifughe in cui tutti si perdono e fluttuano insieme. Comunque sia è un esperimento, vedremo come andrà a finire...». Lui non si aspetta «miracoli». «Le sinergie sono naturali e augurabili. Anche se vendere libri resta il mestiere più improbo di questo mondo. E anche in un colosso come Mondado¬ ri la letteratura italiana è un pugno di scrivanie... Non dimentichiamo mai le proporzioni». Né facciamoci illusioni, sembra suggerire il saggio archeologo che ha trovato la via del best seller. I romanzi sono sempre «messaggi in bottiglia». E i saggi? «Quelli ancor di più ironizza da Monaco lo storico Franco Cardini . Gli autori sono altri, noi siamo studiosi che ogni tanto scrivono un libro». Nessun problema, quindi? «I problemi sono altri. Gli accordi importanti riguardano il petrolio o gli alimenti. Ciò premesso, è evidente che non si possono chiudere gli occhi davanti al processo di globalizzazione. Non è Mondadori che mi preoccupa, né la calata dei germanici, ma quel che provoca questo e molto altro. Servirebbe un po' più di trasparenza». Nel campo dei libri? «In tutti i campi. Ho l'impressione che si vada verso un totalitarismo economico-finanziario, e devo aggiungere che dopo due anni di consiglio d'amministrazione alla Rai, al puro mercato non credo più». Mario Baudino
Persone citate: Alberto Vitale, Franco Cardini, Mondadori, Valerio Manfredi, Vincenzo Consolo
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