Il gelo sull'eterno sogno europeo di Domenico Quirico

Il gelo sull'eterno sogno europeo Il gelo sull'eterno sogno europeo Radiografia del Paese alla Fondazione Agnelli STORINO ARA' possibile in un futuro non lontano integrare la Russia in un sistema europeo che continui naturalmente a trovare un suo completamento nello storico legame atlantico? Insomma in un modo un po' paradossale: potremo vedere la Russia nella Nato?». Giovanni Agnelli, nell'intervento introduttivo al convegno della Fondazione Agnelli sull'evoluzione socio-politica della società russa, ha posto la domanda con esplicita semplicità alla platea di storici, economisti, uomini di cultura chiamati per tre giorni a radiografare il loro Paese. Mentre attraverso i meridiani che corrono da Mosca a Vladivostok milioni di uomini si chiedono con angoscia se supereranno l'inverno, come nei giorni terribili della Rivoluzione e della guerra civile; mentre antichi veleni, dal bolscevismo al nazionalismo antisemita riaffiorano in superficie, rispondere può sembrare un titanico esercizio di ottimismo. Nella convulsione di una crisi immensa tutte le vertebre della Russia scricchiolano. E infatti c'è l'un¬ pressione, in molti interventi al convegno, che, di nuovo, i riformatori russi, come i loro predecessori nel secolo scorso o alla vigilia del «golpe» bolscevico, stiano perdendo la corsa contro il tempo: la porta stretta del rinnovamento, l'eterno sogno «europeo», si sta forse richiudendo. La dittatura cacciata dalla porta rientra dalla finestra, anche le buone cose qui devono essere compiute spietata¬ mente. Eppure il destino russo è fondamentale per l'Europa; c'è, come ha ricordato Agnelli, «l'eventualità che possa sorgere al centro del Continente una nuova linea di divisione, una nuova barriera. Da una parte l'Unione Europea e i Paesi ai quali è stata promessa l'adesione; dall'altra tutti gli altri». Da salvare c'è l'unica, preziosa, fragile eredità di questi ultimi set¬ te anni: «La Russia è oggi certamente un Paese democratico - afferma con forza Agnelli - Libere elezioni, pluralismo politico, dialettica parlamentare rappresentano le fondamenta di una democrazia. Tuttavia non sono ancora sufficienti per completare l'edificio di una democrazia matura». Ilia Levin, imo dei maggiori analisti del mondo russo, non appare ottimista: «Ha ragione il nostro ex premier Cernomyrdin: "Si voleva fare di più, il risultato è stato il solito". In questo cinismo c'è tutta l'amaro smarrimento dei russi di oggi, la rassegnazione alla impossibilità di sfuggire al proprio destino. L'intellighenzia russa ha grandi colpe: perché nel periodo della perestrojka non ha saputo proporre un progetto politico, dopo aver lottato contro il passato non ha saputo passare a nuovi compiti. Il processo di modernizzazione da noi resta così, lento, vischioso, una realizzazione perennemente differita, non si riesce mai a cogliere il momento del non ritorno». Guerman Diliguenski è ancor più categorico: «La libertà alla lussa, quella di cui si parla e che si vuole conservare, assomiglia molto poco al sistema di valori delle società occidentali. Porta piuttosto il segno di un sogno tradizionale del popolo russo, la libertà senza limiti, anarchica. Per la cultura occidentale non è solo un valore, ma anche un fenomeno istituzionale, il principio organizzativo dell'ordine sociale. Quella alla russa non ha contenuti istituzionali, sociali, non riguarda che il soggetto». Kirill Kholodkovski invece va controcorrente, si sforza di vedere sotto la crosta difforme della politica russa il crescere di nuovi fermenti: «Alle elezioni del '95 hanno preso parte 43 formazioni politiche, ma molte di loro erano effìmere e non hanno niente in comune con i veri partiti, sono amorfe, passive, hanno quantità esigue di iscritti: come si dico da noi, vivono dentro la circonvallazione dei giardini di Mosca, esprimono solo le opinioni di ceti politicizzati della capitale. Eppure i ceti dirigenti hanno bisogno dei partiti - continua Kkolodkovskij - meccanismi di organizzazione corporativa e di lobbismo non bastano, non possono assicurare né la coerenza del corso politico, né la legittimità del potere. Corto, i partiti di oggi devono fare molti passi avanti, non è tacile ma non è un obiettivo utopico. La via più efficace consisto nella trasformazione di ogni "famiglia politica" attuale (comunisti, nazionalisti, liberali, riformisti sociali, stabilizzatori) in un unico partito. Così verrà superato il malo principale della politica russa: il frazionamento». Domenico Quirico t Giovanni Agnelli in apertura del convegno: la Russia è oggi certamente un Paese libero ma l'edificio di una democrazia matura non è ancora completo

Persone citate: Agnelli, Cernomyrdin, Giovanni Agnelli, Guerman, Ilia, Kirill Kholodkovski, Levin

Luoghi citati: Europa, Mosca, Russia