New York sema privacy per Monica di Franco Pantarelli

New York sema privacy per Monica New York sema privacy per Monica Scenate in due locali, tra battute e paparazzi NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Una giornata «italiana» in due round, quella dell'altro ieri, per Monica Lewinsky da qualche giorno a New York. E non si può dire che l'impatto sia stato per lei fra i più felici. Il primo round è stato combattuto all'ora di pranzo da «Gino», un ristorante sulla Lexington Avenue che da anni (cioè da molto prima del boom della nostra cucina in questa città) è una specie di bandiera dell'italico «gastronomically correct». Monica è lì, di fronte a sua madre e a un piatto di spaghetti, e parla al suo telefonino, non si sa con chi. Un signore dai capelli grigi seduto al tavolo vicino la guarda, fa un commento sottovoce con i suoi commensali e tutti si fanno una bella risata. «C'è da ridere?», dice Monica pic¬ cata. «Effettivamente sì», ribatte pronto il signore dai capelli grigi, provocando ulteriori sghignazzi fra i presenti che ovviamente pensano alla loquacità telefonica di Monica con Linda Tripp, causa di tanti guai. Innervosita, la ragazza chiede il conto e si accinge ad andarsene, ma ha ancora il tempo di arrabbiarsi col personale perché quello è uno dei pochi posti dove non si accettano carte di credito. Poi esce, vede un fotografo che la sta aspettando e, furente, rientra per protestare col manager, accusandolo di avere «segnalato» la sua presenza. Il secondo round avviene a sera al San Domenico, un altro ristorante italiano, dove nessuna «segnalazione» è necessaria perché proprio lì, in quel momento, c'è una folta rappresentanza di giornalisti italiani andata a incontrare Gian Maria Gros-Pietro, il presidente dell'Iri, venuto a spiegare a Wall Street il processo di privatizzazione. Inutile dire, dati i tempi, quale fra i due soggetti riceve più attenzione, sicché al momento di andarsene Monica si trova di nuovo ad affrontare i fotografi. Stavolta però oltre alla madre c'è anche il di lei nuovo marito, Peter Straus, che si infuria e si imbarca in una di quelle classiche dispute fra celebrità e paparazzi a base di spintoni e insulti, il preferito dei quali (da parte dei fotografi), ha a che fare con le prestazioni di Monica nei pressi dell'Ufficio Ovale su cui tanto si è diffuso il rapporto del procuratore speciale Kenneth Starr. Commento conclusivo di tutti: adesso il numero dei fortunati per i quali la voce di Monica non è più un mistero, è aumentato. Franco Pantarelli

Persone citate: Gian Maria Gros-pietro, Kenneth Starr, Linda Tripp, Monica Lewinsky, Monica Scenate, Peter Straus

Luoghi citati: New York