Diliberto: «Aboliamo Pergastolo» di Giovanni BianconiAdriano Sofri

Diliberto: «Aboliamo Pergastolo» Il Senato ha detto sì, tocca a Montecitorio. «Sulla giustizia, la politica riprenda il suo ruolo» Diliberto: «Aboliamo Pergastolo» «Un 'indagine sulle carceri» ROMA. «Chiederò alla Camera di mettere al più presto all'ordine del giorno il provvedimento già approvato al Senato sull'abolizione dell'ergastolo; si tratta di una norma di civiltà giuridica». Oliviero Diliberto, ministro comunista della Giustizia, la butta lì tra una frase e l'altra di mi discorso sulle linee generali della politica giudiziaria che intende attuare. Ma quella che annuncia è una novità importante, forse la prima rottura - nel senso di un deciso cambio di direzione - tra il governo ulivista di Romano Prodi e quello di centro-sinistra guidato da Massimo D'Alema. Nella primavera scorsa, quando il Senato approvò questa riforma, l'allora Guardasigilli Giovanni Maria Flick si dichiarò persona' mente contrario alla cancellazione del carcere a vita dal codice penale, e a nome del governo si rimise alla decisione del Parlamento. Ora Diliberto non solo dice di essere favorevole, ma nell'audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato definisce questa radicale riforma «una priorità». «L'ergastolo è una misura che contrasta con il principio costituzionale del fine rieducativo della pena», dice ancora il ministro. E quando gli si fa presente che forse nella stessa maggioranza qualcuno potrebbe essere contrario ad abolire il «fine pena mai», risponde: «L'ha già fatto il Senato, mi auguro che lo faccia anche la Camera». Ma non si ferma a questa misura l'attenzione del neo-ministro al mondo dei detenuti: «Al sottosegretario Corleone, che ha la delega per l'amministrazione penitenziaria, ho chiesto di organizzare mia grande inchiesta sulla condizione carceraria coinvolgendo tutti i soggetti interessati, detenuti compresi, in modo che si possa arrivare entro il 1999, da parte del ministero, alla convocazione di ima conferenza nazionale sulla condizione carceraria in Italia». Nel geimaio 1998 i detenuti condannati alla pena all'ergastolo erano 875, di cui 39 donne e 836 uomini. In realtà molti di questi stanno già lasciando il carcere, grazie alla semilibertà e ad altre agevolazioni previste dalla legge Gozzini. Proprio per questo (le persone ancora recluse dopo aver scontato trent'anni sono quattro o cinque), Flick aveva espresso parere contrario all'abolizione nonostante un'adesione «culturale» a quell'ipotesi: da noi l'ergastolo è solo un'eventualità, sosteneva l'ex-ministro, e a subirlo davvero è soltanto chi non aderisce allo scopo rieducativo della pena, dunque meglio lasciare le cose come stanno. Diliberto, invece, vuole spingere perché quella norma sparisca dai codici. E' una delle conseguenze di mi principio al quale il Guardasigilli tiene molto: in materia di giustizia, afferma, «c'è stata una vacanza della politica che, al contrario, deve riprendere il suo posto. Compito della politica è quello di trovare un punto di equilibrio, ma poi è necessaria la decisione». E' una decisione anche quella di favorire al più presto l'approvazione di un testo unico delle leggi an¬ timafia, «perché ci vuole un sistema penale in grado di adeguarsi alle diverse necessità da affrontare». E allora, dice Diliberto reduce da un faccia a faccia con il procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli, «dalla scelta del processo accusatorio non si può tornare indietro, ma bisogna tenere insieme il massimo delle garanzie con l'efficienza della macchina giudiziaria, soprattutto nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata». Una scadenza pressoché immediata è l'entrata in vigore della legge che istituisce il giudice unico, prevista per il 2 giugno '99. Per fare in modo che la riforma funzioni, secondo Diliberto bisogna apportare altri correttivi, dalla depenalizzazione dei reati minori all'istituzione dei tribunali metropolitani, dalle competenze penali ai giudici di pace all'anticipazione del giudice monocratico. «E' il momento di finirla con le risse sulla giustizia - dice il ministro -, perché siamo di fronte a un'emergenza drammatica da affrontare con misure immediate, ma anche provando a guardare tutti insie¬ me al di là dell'immediato futu¬ ro». Giovanni Bianconi A sinistra il ministro Oliviero Diliberto A destra Adriano Sofri

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