D'Alena: faremo la parità scolastica

D'Alena: faremo la parità scolastica L'annuncio del presidente al question time. Dalla Cei richieste anche su fìsco e famiglie D'Alena: faremo la parità scolastica Ma i comunisti: neanche una lira alle private ROMA. Sulla parità scolastica i vescovi stiano tranquilli: «E' nel programma di questo governo». Parola di D'Alema. Dunque si farà, succeda quel che succeda nella maggioranza, e ci sia o no il dissenso, pure ribadito fortemente, da parte dei paleolaicisti del centrosinistra: dai socialisti, ai Verdi ai cossuttiani. L'intenzione del presidente del Consiglio è stata ribadita proprio nel giorno in cui due vescovi sono stati ascoltati da una commissione parlamentare, proprio sui temi della famiglia e della scuola. Ieri pomeriggio, infatti, la commissione Finanze di Montecitorio, presieduta da Giorgio Benvenuto, ha tenuto in «audizione» due prelati a ciò designati dalla Conferenza episcopale italiana, i monsignori Giuseppe Anfossi, presidente della Commissione episcopale per la famiglia, e Benito Cocchi, presidente della Caritas italiana. Oggi l'aula inizierà l'esame di una legge finanziaria a forte carattrizzazione sociale, e quindi si è ritenuto di dover ascoltare anche i pastori della Chiesa italiana da sempre impegnati nel sociale e nell'educazione. I due vescovi hanno illustrato e poi consegnato ai parlamentari un «promemoria» nel quale si esprime «apprezzamento» per l'attenzione posta dal governo ai temi della famiglia, della scuola e dei cittadini socialmente più deboli, ma si è anche ribadita l'urgenza di dare alla scuuola non statale pari dignità di quella pubblica e di fare della famiglia la «cellula» su cui far leva per tutta la politica sociale. Le richieste dei porporati sono state quindi assai concréte e definite in tre punti: 1. «L'assegno al nucleo familiare», che è «tra le misure di vera prolifica1 familiare quello rdi cui più si auspica una riforma»; 2. «L'assegno di maternità per la donna in famiglia»; 3. «Lo stanziamento destinato all'attuazione del diritto allo studio a condizione che ci sia davvero una condizione di parità per le famiglie i cui figli fruiscano della scuola statale o non statale». La risposta del governo è giunta prontamente almeno su quest'ultimo punto: «E' mia convinzione che si possano definire le regole per riconoscere le funzioni pubbliche svolte da scuole non statali» ha detto D'Alema rispondendo al deputato del ccd Carlo Giovanardi, durante un «question time» alla Camera, e a proposito della parità il presidente del Consiglio ha confermato a Giovanardi (direttamente) e ai vescovi (indirettamente) «che la soluzione del problema è tra gli obiettivi del programma di governo». Ma agli stessi presuli - ahiloro! - ha risposto subito anche Marco Rizzo dei Comunisti italiani - «neanche una lira alla scuola privata» e l'espo- nente cossuttiano ha assicurato che questo posizione di chiusura totale sarà sostenuta fino alle estreme conseguenze. Delle tre questioni sollevate dai vescovi, dunque, quella della parità si mette male. Restano però le altre. Per quanto riguarda il sostegno economico ai nuclei familiari, i vescovi hanno auspicato «un trattamento fiscale più equo nei confronti di chi assume la responsabilità di forma¬ re una famiglia. Riconoscere i carichi familiari, e perciò i costi sostenuti per la formazione, il mantenimento e la cura dei membri della famiglia, concedendo sgravi fiscali consistenti o in altro modo, significa per lo Stato un vero e proprio investimento per il futuro». «Nel nostro Paese - spiega ancora il testo episcopale - i trasferimenti pubblici di reddito oggi avvengono prevalen¬ temente a favore della componente anziana e adulta disoccupata. E spesso questo avviene al di fuori della famiglia. Le componenti dei "minori" e dei "giovani adulti non occupati" sono invece quasi a totale carico delle famiglie» e quindi è a queste ultime che il sostegno andrebbe orientato. E chi dovrebbe pagare questi aiuti aggiuntivi ai nuclei familiari? Ovviamente - secondo i vescovi - i single e le coppie che non intendano avere figli. Sembra infatti assurdo ai vescovi che «a parità di reddito spendibile per ogni componente si abbiano pressioni fiscali diverse». Dunque: chi ha figli deve pagare meno tasse di chi non ne ha e - va da sé - a nessuno salti in mente di parlare di famiglie di fatto e amenità consimili. Raffaello Masci IL PIANO FAMIGLIA SECONDO I VESCOVI 1) Un fisco che tratta allo stesso modo un lavoratore single e uno con famiglia è ingiusto 2) Riconoscere i costi sostenuti dalla famiglia per la formazione, il mantenimento e la cura dei componenti concedendo sgravi fiscali 3) Fondi per il diritto allo studio in condizioni di parità pubblico-privato 4) Riforma degli assegni famigliali trasformandoli in «assegno al nucleo famigliare» 5) Assegno di maternità alle casalinghe 6) Possibilità di assentarsi dal lavoro per curare i congiunti malati in ospedale o a casa stretta man0 ffa PaPa Wojtyla e D'Alema il mese scorso al Quirinale

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