E Prodi torna in campo

E Prodi torna in campo E Prodi torna in campo Oggi incontrerà Marini e i sindaci LA STRATEGIA LROMA ARGO Pietro Brazzà: è qui l'Ulivo? Sì, è qui, e ieri finalmente si è visto. Ieri è tornato Prodi dopo due mesi d'assenza; è sceso alle tre e mezzo del pomeriggio dall'autoblù che è rotolata in velocità giù dal Colle. Ha un sorriso tirato e la giacca troppo leggera per il freddo di i Roma: «Sto benissimo, grazie, solo che non ho nulla da dire», s'infila le mani in tasca, e si capisce che da dire avrebbe anche troppo, e infatti un suo collaboratore mormora, «oggi non è il momento, ma vedrete da qui a giugno, quante ne dirà Romano». Ieri a Largo Brazzà c'era una riunione dopo l'altra in vista del quasi-summit di lunedì, il vertice con tutti i leader, compreso D'Alema, come si fa sapere a tambur battente da Palazzo Chigi. La denominazione ufficiale è quella di «coordinamento», di fatto è il momento in cui si vedrà se davvero Prodi non ci sta a presentarsi alle europee con il simbolo dei vari partiti che aderiscono alla coalizione affiancato a quello dell'Ulivo, se davvero preferirà, come si sente dire da giorni, riappropriarsi di un brand che sente suo e aprirlo solo a Di Pietro e al partito dei sindaci. «Hanno un bel dire Veltroni e Marini che ci si presenterà col nostro simbolo più quello dei vari partiti, Ds per l'Ulivo, e Popolari per l'Ulivo, voi ce lo vedete il simbolo, alle europee, Udr per l'Ulivo?». Beppe Tognon, bolognese, prodiano della prima ora, si calca il berretto nel freddo frizzante e inforca la Vespa, «siamo tornati al pullman, vedete...». Prima era sottosegretario con autoblù, adesso va in motoretta, e la sua è la parabola di quel che è successo all'Ulivo dopo la caduta da Palazzo Chigi. Ma lancia una chiara provocazione: quel «ce lo vedete voi il simbolo Udr per l'Ulivo» è tutto per Franco Marini, il quale vorrebbe costruire per le europee una lista con dentro tutto il centro, mettendo insieme appunto Prodi e Cossiga. Che l'ex premier non abbia alcuna intenzione di starci sembra chiarissimo, ma i due, il segretario e il presidente del Consiglio che non è mai stato l'uomo dei Popolari a Palazzo Chigi, da tempo non si parlano e ora debbono proprio farlo. Così, alla fine ieri si sono telefonati, e hanno deciso di vedersi. E così pure Prodi farà con Francesco Rutelli e Antonio Di Pietro. Perché quel che è chiaro è che Prodi ha intenzione di giocare a modo suo, per condurre in porto la partita. Da bolognese terragno, e tetragono alle facili conquiste, ha iniziato a muoversi come un ciclista che ha davanti una lunga salita. Un passo per volta, una riunione dopo l'altra, una telefonata in fila a un incontro, saranno percorsi tutti i passaggi necessari. Ma necessari a cosa? Ieri a Largo Brazzà c'è stata una lunghissima riunione del coordinamento dei «regionali», presieduta da Marina Magistrelli. S'è bloccato tutto quando è arrivato «il professore». «Per carità, non chiamatelo presidente» diceva ieri Arturo Parisi, «qui le identità sono tutte cambiate, e anche io non mi volto più se mi chiamano "sottosegretario"». Poi Prodi s'è in¬ filato nel suo ufficio, ha telefonato a tutti, ma proprio a tutti gli amici. Tra una chiamata e l'altra, mentre entrava Tana de Zulueta e usciva Pietro Scoppola, piano piano con Parisi e Magistrelli si «ricominciava a parlare di politica». E a tessere un minimo di strategia per questi prossimi giorni, in vista del coordinamento di lunedì. «Presentarsi alle europee con una lista unica, e dentro tutti i candidati di tutti i partiti che han fatto l'Ulivo, sarebbe bellissimo. Ma forse è impossibile» dice Tognon, e ricorda che però era stato Veltroni, non ancora se¬ gretari . di Botteghe. Oscure, a dire più volte «quando ci presentiamo tutti insieme, vinciamo». E comunque i Democratici di Sinistra hanno fatto sapere che il simbolo dell'Ulivo non è disponibile senza il loro permesso. «Adesso, bisogna vedere cosa pensa Walter, cosa dirà Marini: noi abbiamo fatto la proposta, sono loro che ci devono rispondere» puntualizza un altro prodiano doc, il senatore Andrea Papini, tanto ulivista da essersi addirittura iscritto al gruppo misto. Il che, per capirsi, è quel che potrebbe succedere agli ulivisti in Europa, se davvero diessini, popolari, verdi e quant'altro decidessero di presentarsi sotto il solo vessillo dell'Ulivo, un gruppo politico che al Parlamento europeo non esiste. Non è a questo che Prodi punta. Ma la sua partita, una partita del genere «gamba lunga, e pedalare», mira a un risultato assai concreto: il pieno riconoscimento politico dell'Ulivo. Adesso, non si tratta più di risalire sul pullman. Si tratta di far imboccare agli alleati la piccola strada che s'apre davanti a Largo Brazzà. E che si chiama «via dell'Umiltà». Antonella Rampino Diventa un «caso» l'uso del simbolo Anche D'Alema lunedì al coordinamento L'ex presidente del Consiglio Romano Prodi Sotto, Marini

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