RIDATECI IL NOSTRO DON GIOVANNI

RIDATECI IL NOSTRO DON GIOVANNI MOZART TRADITO RIDATECI IL NOSTRO DON GIOVANNI n EI suoi due secoli di vira, il Don Giovanni di Mozart è stato maltrattato da centinaia di registi teatrali, impegnati a dimostrare di essere gli unici ad avere finalmente compreso il vero significato e l'autentica natura del suo mito. Chi ama la musica di Mozart è da tempo preparato a sopportare di tutto: palcoscenici riempiti di letti, scenografie ambientate nel Bronx, cantanti ridotti a muoversi come marionette. Ma le peggiori stravaganze non avevano finora mai osato intaccare il finale dell'opera, nel qualeDon Giovanni - coerente fino all'ultimo - rifiuta di pentirsi e va coraggiosamente incontro alla morte. Martedì sera, alla prima del Teatro Regie di Torino, il regista Pier'Alli ha infranto anche quest'ultima barriera. Il suo Don Giovanni cade a terra alle prime parole dello Spirito del Commendatore che torna a chiedergli conto dei peccati commessi, si contorce, trema, si aggrappa disperatamente al suo servo Leporello, perde la propria identità e diventa un qualunque uomo impaurito dalle fiamme dell'inferno, uno di noi. Come John Wayne incastrato dallo sceriffo che viene ad arrestarlo, Don Giovanni non può provare paura senza rinunciare contemporaneamente all'essenza del suo mito: se cede potrà ottenere la grazia, ma se sarà il più forte lo attende l'inferno. Per secoli, Don Giovanni ha affascinato uomini e donne proprio per questo; è un farabutto, ma di quelli che non si arrendono mai. Persino il Commendatore, se fosse qui, probabilmente direbbe al regista: caro Pier'Alli, è ancora in tempo. Si penta. Faccia altre due o tre prove con i cantanti, modifichi il finale. Ci ridia Don Giovanni. Vittorio Sabadin

Persone citate: Giovanni Di Mozart, John Wayne, Mozart, Pier'alli, Vittorio Sabadin

Luoghi citati: Torino