André Rieu, il kitsch del violino di Sandro Cappelletto

André Rieu, il kitsch del violino Allo Zénith di Parigi fa ballare 4 mila spettatori con la sua Johann Strauss Orchestra André Rieu, il kitsch del violino «Sono un entertainer, non un musicista: lo stesso uomo sulla scena e nella vita» PARIGI. Le signore sono dodici ed ognuna entra in scena vestita come un'imperatrice Sissi che non ha avuto tempo di passare dal sarto per gli ultimi ritocchi prima del ballo delle debuttanti. Abiti e gran gonne di raso nocciola, ruggine, blu, celeste madonna, panna, oro, sei a destra, sei a sinistra del palcoscenico dello Zénith, l'arena parigina da 4 mila posti tutti occupati. Gli uomini in smoking nero completano la ((Johann Strauss Orchestra». Infine, eccolo; la regia delle luci spara a mille i fari bianchi, lui appare con frac blu scuro a code lunghe, sciarpa di seta bianca fermata al collo da una spilla di diamanti, chiome lunghe e sciolte come da caricatura di Paganini, cui cerca in tutti i modi di assomigliare. André Ricu impugna il suo violino, un VuUlaume del 1862 che presto sarà sostituito dallo Stradivari ex Vidaudet acquistato l'altro ieri, con una telefonata, a Colonia per due milioni di inarchi. Porsi! non c'è bisogno di simili capolavori della liuteria per il suo modo di proporre la musica e il walzer, l'ultimo ballo inventato dall'Europa che abbia conquistato il mondo. Leggendo la vita di Johann Strauss, il giovane André, allora violino di lila in un'orchestra olandese, scopre che i walzer venivano suonati all'aperto, durante le feste popolari, agli incroci delle strade e che, ascoltandoli, la gente non stava seduta come accade oggi in una sala da concerto, ma ballava. Così, dieci anni fa, saluta i suoi colleghi d'orchestra, ne fonda una propria e inizia a suonare walzer dappertutto: arene, stadi, palazzi dello sport. Adesso, dà da mangiare a trenta persone, si esibisce in cento concerti l'anno, ha già venduto sei milioni di dischi e si prepara ad un vorticoso 1999, quando si celebrerà il centenario di Strauss, anzi - come li chiama lui «degli Strauss boys». Rieu ha avuto un'intuizione formidabile: solo duemila persone entrano nel Musikverein di Vienna per assistere al concerto di Capodanno, /neutre alcune centinaia di milioni lo guardano in televisione e non siederanno mai in quella sala. Lui offre a prezzi accettabili l'idea di entrarci, e fa ballare il suo pubblico. «Non sono sole un violinista, ma un entertainer», dice di sé. «Sulla scena e nella vita sono così, non gioco nessun ruolo». Gli viene facile: racconta storielle inventate, dice che l'altra sera, mentre interpretava una mazurka di Chopin, tre adolescenti sono morte d'amore in sala; che lui e la sua orchestra sono felici di suonare fuori dall'Olanda perché possono finalmente toglierei gli zoccoloni da contadini. Allora, le ragaz¬ ze della ((Johann Strauss» cominciano a pestare sulle assi del palco con quegli zoccoli che poi si tolgono come faceva la Callas nella «Traviata» di Visconti dopo la festa, gettandoli in aria. Attacca la «Serenata» di Toselli che porta jella perché la suonavano sul Titanic quando l'acqua era già entrata nel salone della prima classe, ma dice soltanto che «è stata scritta da un musicista povero per una principessa ricca che non si curava del suo amore. Perché tutti i musicisti sono poveri»: poi, ci ride su. «Mozart ha scritto tante opere, tante sinfonie, ma un solo concerto per clarinetto. Mesdames et messieurs, on va jouer pour vous l'Andante». La clarinettista esce dall'orchestra, e comincia a ballare l'olan- desina con gli zoccoli, lui la rimprovera e lei attacca: dicono che sia davvero Mozart. Come suona André? Il walzer fa così: un/due-tre, con forte accento sul primo dei tre quarti della battuta. André preferisce così: prende la rincorsa e, dal piano al forte, fa uuuuuuuunnnnnn/dueee-tre; uno sciroppone allungato perché «la musica deve respirare se tu vuoi sentirla, entrarci dentro». Più che un respiro, è una apnea, ma adatta al suo pubblico: qui allo Zénith, pochi africani, pochi asiatici, molti francesi di seconda e terza giovinezza che infine vincono il pudore e sul più strascicato «Bel Danubio Blu» mai sentito, iniziano a ballare. A quell'età, non puoi farli vorticare troppo, meglio spire lente. Uno stratega. Suona amplificato e piazza una tastiera elettronica accanto ad un pianoforte mezza coda: gli serve per rinforzare il riverbero, in particolare degli archi. Non è mai andato a Vienna; scelta prudente, perché di pasta viennese - luce e morbidezza, nostalgia e felicità insieme - il suo suono ne ha proprio poca. Va forte negli Stati Uniti, in Europa del Nord, in Francia è di casa. Un gruppetto di giornalisti giapponesi invitati dalla Polygram confermano che il prossimo obiettivo è il Sol Levante. Verrà anche in Italia, prima da solo per preparare il terreno, poi forse a Sanremo 2000. Ma noi abbiamo già Raul Casadei e le orchestre del liscio che vanno fortissimo. André non si scoraggia, e sta studiando l'italiano. Sandro Cappelletto Frac blu a code lunghe sciarpa di seta bianca con spilla di diamanti lunghe chiome sciolte per assomigliare sempre più a Paganini André Rieu: il violinista olandese suona con una variopinta «Johann Strauss Orchestra»