Don Giovanni, la commedia della verità

Don Giovanni, la commedia della verità Ieri sera l'opera di Mozart, con la coraggiosa regia di Pier'Alli, ha aperto la stagione del Regio di Torino Don Giovanni, la commedia della verità E' vivace la direzione di David TORINO. L'edizione del «Don Giovanni» che ha inaugurato ieri sera la stagione del Teatro Regio ha avuto i suoi risultati migliori nella compagnia di canto. Il protagonista, impersonato da Pietro Spagnoli, è giovane e aitante, si muove con grande disinvoltura e, nonostante la sua voce sia di timbro un po' chiaro, la figura del «dissoluto punito» che va incontro alla punizione divina è venuta fuori con buon rilievo. Donna Anna di Mariella Devia ha sfoggiato una vocalità perfetta sia nelle parti tragiche, dove si richiede una declamazione scultorea, sia nell'aria acrobatica del secondo atto che l'ha vista volare in alto con leggerezza trasfigurata. Laporello e Masetto, rispettivamente José Fardilha e Antonio Abete, sono rappresentanti corposi e spiritosi del Quarto Stato che incalza Don Giovanni e ne mette in rilievo la prepotenza di «giovine cavaliere estremamente licenzioso», come veniva definito nel Settecento. Specialmente Leporello ha una presenza scenica così viva e una vocalità così incisiva da gettare qualche ombra persino sul suo padrone. A esiti di qualità notevole sono giunte Zerlina (Laura Polverelli) ed.Elvira (Manon Feubel), che, nonostante abbia ritardato l'ingresso in scena prima del quartetto nel primo atto, causando un momento di ansiosa perplessità, ha poi cantato con partecipazione, calore e sufficiente pulizia nelle colorature. Il tenore Carlo Scibelli sembra che attenda ancora un buon maestro in grado di tirargli fuori la voce che usa con stile, gusto e perizia tecnica ma soffre di suono un po' ingoiato. Buono il Commendatore di Giancarlo Boldrini. La direzione di Yoram David ha garantito efficienza all'insieme, puntando più sulla vivacità dell'a¬ zione che sull'approfondimento degli stati d'animo più inquietanti ed ambigui di tutta la storia del teatro musicale: acque profonde e oscure che scorrono continuamente, nel «Don Giovanni», sotto la brillantez¬ za della commedia. La regia di Pier'Ahi, autore pure di scene e costumi, punta su tre piani: uno realistico con gallerie, campanili, facciate di palazzi, camere da letto; uno metaforico, con tendaggi rossi dipinti che alludono alla dimensione del teatro nel teatro; e un terzo simbolico con grandi maschere, statue, elmi, profili guerrieri che inghiottono e liberano i personaggi tra luci calde e chiaroscurate. Gli effetti sono talvolta belli a vedersi, ma questi tre piani slittano l'uno sull'altro senza fondersi in unità: ne soffre l'azione che viene resa troppe volte incomprensibile perché Pier'Alli smembra, divide e separa ciò che Da Ponte e Mozart hanno sempre rigorosamente tenuto insieme: vale a dire il dialogo, l'azione, la tensione fortissima che collega i singoli personaggi e che la musica afferma di battuta in battutra. Paolo Gallarati Una compagnia molto affiatata con la vocalità perfetta di Mariella Devia e un aitante Pietro Spagnoli nell'impegnativo ruolo del libertino settecentesco A sinistra, il baritono Pietro Spagnoli (Don Giovanni) con la soprano Laura Polverelli (Zerlina); a destra, Spagnoli in un'altra scena con José Fardilha (Leporello)

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