Levia: il mio Pirandello oscuro di Osvaldo Guerrieri
Levia: il mio Pirandello oscuro Il regista presenta «Non si sa come», con cui inaugura stasera al Carignano il cartellone dello Stabile di Torino Levia: il mio Pirandello oscuro «Il sesso, il suo problema irrisolto» TORINO. Tornato nel «suo» Stabile dopo le recite di «Non si sa come» al Quirino di Roma («tutte esaurite: han dovuto aggiungere delle sedie; anche i posteggiatori erano contenti»), Gabriele Lavia si prepara al confronto con il pubblico torinese. Questa sera debutta al Carignano con una compagnia di cui fanno parte Laura Lattuada, Giorgio Crisafi e Elena Ghiaurov. Intanto medita su ciò che è accaduto in sua assenza. E' soddisfatto degli esiti ottenuti dalla lettura del «Gattopardo»: 2010 presenze, con una media di 200 spettatori al giorno. «Me lo auguravo, ma non so se ci speravo». E racconta che all'ultima lettura, quella del monologo del principe di Salina, una signora è svenuta per l'emozione. Emozione ha suscitato anche «Non si sa come», ma in modo più sfumato. Dagli applausi s'è alzata anche qualche voce di dissenso, sulla quale Lavia tende a glissare. «Si vede che non conoscono Pirandello», taglia corto. Ma è costretto ad aggiungere: «Non puoi' capire Pirandello, se non conosci la sua storia personale». E qui la sua storia personale conta molto. «Eccome. Conta il suo orrore del sesso come problema irrisolto, conta la latente omosessualità, contano le simbologie: la luna dei licantropi, per esempio, che può sciogliere e far esplodere qualunque pazzia. Perciò chi ne ha detto male non poteva essere in buona fede». Lo dice quasi con gioia. «Ma sì, perché questo spettacolo è la mia gioia. Sono contento di avere fatto "Non si sa come". Dico fatto e non rifatto, perché non ci sono collegamenti con lo spettacolo di sedici anni fa». Che cosa ha cercato di fare? «Una cosa semplice, anche se lo spettacolo è disseminato di segni visibili, magari non leggibili da tutti, perché nessun autore è così autobiografico come Pirandello. Solo chi lo conosce sa cogliere le allusioni continue alla luna; alla luna cattiva, che tira fuori la bestia dall'uomo, la bestia che è il sesso da tenere a bada con la frusta». Ma chi non conosce abbastanza la biografìa di Pirandello? «Si ferma al primo livello, allo scambio di coppie, al delitto di gelosia». Però vede che non c'è più il salotto. «No. Al posto del salotto borghese trova il mare, il mare come madre. Un segno con un preciso valore espressivo. Cambiare scenografia vuol dire, in questo caso, cambiare drammaturgia». In che senso? «Ho preso alcuni pezzi delle tre novelle a cui si ispira "Non si sa come" e li ho interpolati con il testo drammatico, là dove ho pensato si potesse fare». E' un procedimento a cui è affezionato. Anche in passato, anche con altri autori... con Cechov... «Ma sì. Non sono un metteur en scène, non mi piace prendere un testo per quello che è. Sono un infedele. Conseguenza: faccio le cose come sento, dentro, di doverle fare. Ma sulla base di una preparazione seria». E cambiare la cornice, ha conseguenze anche sui personaggi. «Cambiano i loro rapporti. Metterli in un luogo selvaggio, tra colate di lava e acqua, significa cancellare la connotazione borghese, far esplodere i loro conflitti. Il lato borghese è quello che meno mi piace di Pirandello. Averlo riportato alle sue origini siciliane non è riduttivo, perché, attraverso Pirandello, vado alla ricerca di una Sicilia interiore». Quanto conta la Sicilia in «Non si sa come»? «Contano le reminiscenze classiche di Pirandello, il fatto che questa commedia porti in sé la memoria della tragedia classica, dove "tornare indietro" significa tornare indietro a un delitto». Al famoso racconto della lucertola. «Che non è il semplice ricordo di un delitto commesso tanto tempo prima, è quasi l'idea di una colpa ancestrale che ogni uomo si porta dentro. La lucertola acquista un valore simbolico. Il fatto che debba entrare dentro al cappio e che, imprigionata, si dibatta e si gonfi, coincide con le parole della moglie di Romeo, quando questa racconta un suo sogno». C'è un sottinteso erotico. «Nella lucertola troviamo forti allusioni sessuali. Per cui veniamo a concludere che, da ragazzo, Romeo Daddi non ha ucciso un coetaneo, ha ucciso il suo doppio. Insomma Pirandello ha sempre bisogno di costruire qualcosa che sia radicato nel profondo. E bisogna cogliere il suo sentimento turbato». E chi non lo coglie? «Si ferma alla superficie, tranquillo. Oppure non capisce e s'arrabbia, come certi critici che non conoscono Pirandello». Osvaldo Guerrieri «Omosessualità latente, pazzia pronta a esplodere, simbologie» «Qualcuno ha fischiato la pièce? Si vede che non conosce l'autore» A sinistra: Gabriele Lavia e Laura Lattuada A destra un momento delle prove
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