Meccanici, scontro sui costi

Meccanici, scontro sui costi Gli industriali: serve più competitività. i sindacati ribattono: è soltanto la line degli incentivi Meccanici, scontro sui costi Figurati: il settore è già in recessione ROMA. «E' allarme recessione nel settore metalmeccanico», avverte il direttore generale di Federmeccanica Michele Figurati, presentando i dati della 68" indagine congiunturale sull'andamento del settore. «Non è recessione - ribattono al volo Fiom, Firn e Uilm -. E' solo la fine degli incentivi alla rottamazione, di cui si è tenuto già conto nella piattaforma sindacale». Un botta e risposta al vetriolo, che scalda non poco l'atmosfera in vista della ripresa delle trattative sul contratto, il 18 novembre. L'industria metalmeccanica, spiega Figurati, sta passando dalla fase di stagnazione dell'inizio del '98 ad una «vera e propria recessione» destinata a riflettersi negativamente sui livelli occupazionali nei prossimi sei mesi e sul rinnovo contrattuale. La produzione industriale metalmeccanica, depurata delle componenti stagionali, è calata nei primi due trimestri dell'anno rispettivamente dello 0,5% e dell'1%, ma la caduta è stata ancor più vistosa nel bimestre luglioagosto, raggiungendo un -3,7% che coinvolge in modo diffuso quasi tutti i comparti. Né, purtroppo, sono più incoraggianti le previsioni per l'ultimo trimestre e per il '99, che si profila per l'economia mondiale come il «peggiore anno dal dopoguerra ad oggi». Quindi in una situazione in cui le aziende non vanno bene, sottolinea Figurati, l'attenzione ai costi è ancora più rilevante che in altri momenti: «0 noi riusciamo ad avere un sistema produttivo in competizione con gli altri, oppure anche in una fase di espansione rischiamo di non essere concorrenziali». La richiesta di aumento salariale è «onerosa» ( 105 mila lire al mese, comprendendo gli scatti di anzianità), sul doppio livello contrattuale (nazionale e aziendale) bisogna vederci chiaro: «Occorrono regole precise e applicabili non solo dai sindacati confederali o nazionali, ma anche dalle rappresentanze sindacali di base». Comunque, il direttore generale invitaci sindacati ( «ad entrare nel meritò delle questioni, senza blocchi dovuti a posizioni di principio». Federmeccanica è disposta a trattare su tutto, ma non sulla riduzione di orario («Le richieste aumentano i costi del 20-25% senza alcun ritorno utile»), ma per avviare un confronto concreto si dovrà attendere la verifica sull'accordo del '93. I sindacati cercano di rovesciare le carte. «Non è certamente recessione - osserva Claudio Sabattini, leader della Fiom - quando sono previste 1 milione 800 mila automobili nel '98. La verità è che non si può fare riferimento ad una fase in cui la rottamazione ha tirato la volata al settore. L'industria dell'auto va meno bene, ma va meglio di quando non c'erano gli incenti¬ vi». Il segretario generale della Fini Pierpaolo Baretta sostiene che «gli industriali, in realtà, sono impauriti dalla competitività necessaria per entrare in Europa» e che la richiesta salariale è «molto equilibrata ed in linea con l'accordo del '93». Le affermazioni della Feder¬ meccanica, commenta il leader della Uilm Luigi Angeletti, sono esagerate: «L'industria metalmeccanica non è in una fase recessiva. Le rivendicazioni sindacali sono modeste, ci sono i presupposti per fare passi avanti nella trattativa, se Federmeccanica rinuncia ad usare il contratto per cambiare le regole». Insiste Domenico Fresilli della Ugl-metalmeccanici: «La piattaforma ò ragionevole. Un'eventuale scontro sarà da addebitare esclusivamente agli industriali». Gian Cario Fossi Michele Figurati, direttore della Federmeccanica e, a sinistra, il segretario Fiom, Claudio Sabattini

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