«Noi, maestri di giustizia» di Aldo Cazzullo
«Noi, maestri di giustizia» «Noi, maestri di giustizia» «Ma abbiamo rischiato di schiacciarli» UNA GENERAZIONE ALLO SPECCHIO L ^ARCIVESCOVO di Vercelli Enrico Masseroni elogia i genitori del '68, e loro quasi si schermiscono. «Non credo di essere stata una brava mamma - confida Franca Fossati, formazione cattolica nella Gioventù studentesca di don Giussani, Sessantotto alla Statale di Milano, poi tra i leader del movimento femminista italiano, oggi portavoce del ministro Livia Turco -, Certo, abbiamo instillato nei nostri figli la curiosità per il mondo, l'attenzione agli altri, lo sdegno di fronte alle ingiustizie. Ma abbiamo anche rischiato di schiacciarli. Genitori incombenti, che sanno già o pretendono di sapere le cose che loro scoprono, possono indurre i fi- gli a sfidarli, a dimostrare di essere più bravi, più radicali. Oggi Luca, mio figlio, ha vent'anni e fa politica in un collettivo di estrema sinistra. Ne aveva dieci quando Adriano Sofri, con cui giocava a ping-pong, fu arrestato, e Mauro Rostagno, che conosceva bene, assassinato. Trovarsi addosso la nostra storia può non essere stato un vantaggio, anzi, ha esposto i nostri ragazzi al pericolo di essere prevaricati, di non potersi costruire un'identità autonoma; come era accaduto a noi, ai figli dei partigiani». Il padre di Luca è Andrea Marcenaro, leader di Lotta continua prima a Genova e poi a Catania, oggi inviato di «Panorama». «E non ho rinunciato, nonostante le mie incapacità caratteriali, a fare il padre. Mentre molti miei conoscenti hanno giocato a fare gli amiconi del figlio, con esiti disastrosi. Io non fumerei mai uno spinello con Luca, né gli cederei il mio letto quando viene la sua fidanzata. E non rinuncio a rimproverarlo se fa il "teppista" allo stadio o al centro sociale. Molti sessantottini non si sono assunti le responsabilità di un padre. Hanno regalato ai figli le cose che loro si erano conquistati. Così hanno impedito ai ragazzi di crescere, di staccarsi dal tetto dei genitori. Per fortuna noi abbiamo una casa su due piani, e Luca se ne sta di sopra per conto suo... E' un errore, l'eccessiva tolleranza, che pri¬ ma di noi hanno commesso i nostri genitori, rinunciando a esercitare il loro ruolo, dandoci troppo spago, firmando tutti i nostri appelli. Che pena, poi, i sessantottini che tentano di sostituirsi ai figli. Un giorno mi sono ritrovato in un'assemblea al liceo Mamiani di Roma. I miei coetanei prendevano la parola, intervenivano sulla situazione della scuola, facevano la parte di chi sta ancora giocando la partita, invece di lasciar andare i figli per conto loro; magari anche a destra, se lo vogliono. Uno spettacolo orrendo». Il figlio del leader del Sessantotto torinese, Guido Viale, e di Daniela Garavini, una delle fondatrici di Lotta continua, Matteo, è nato nel '74, in piena bufera politica. «Ma sono stata una mamma attenta ai suoi bisogni affettivi, nonostante la temperie di quegli anni - racconta Daniela Garavini -. Il giudizio di monsignor Masseroni è molto lusinghiero. Però bisogna tener conto degli esiti individuali. Per quanto mi riguarda, anche se mio figlio ha sofferto per la separazione dei genitori, non credo che la politica abbia nuociuto alla sua educazione. Non ho mai tentato di imporgli i miei pensieri e l'ideologia del nostro tempo. La conseguenza è che Matteo non fa politica ma volontariato, tra i bambini disagiati». Aldo Cazzullo
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