la Chiesa assolve i figli del '68 di Marco Tosatti

la Chiesa assolve i figli del '68 Il vescovo di Vercelli: in loro ho visto una riflessione oggettiva sul passato la Chiesa assolve i figli del '68 «Come genitori sono più avveduti e attenti» COILEVALENZA (TOPI) DAL NOSTRO INVIATO La Chiesa italiana riunita fra i colli del'Umbria sbarca sul pianeta giovani e scopre novità interessanti. La prima: il Dio dei ragazzi è in realtà un dio-madre: risponde a bisogni - ascolto, protezione e perdono - che rientrano nella «maternalizzazione dell'educazione». Altra scoperta: il tanto vituperato '68 ha croato discreti genitori. L'assoluzione - parziale - viene dall'arcivescovo di Vercelli, monsignor Enrico Masseroni. «Ritengo che sia importante una pacata riflessione sul fenomeno del '68 e sui figli del '68 ha risposto il presule a una domanda sul dialogo generazionale fra i protagonisti della «rivolta» e i loro rampolli - perché sappiamo anche che la generazione del '68 ha avuto diversi esiti. A me sembra di notare, anche nella nostra comunità cristiana, i figli e i nipoti del '68, non dico un ripensamento, ma certo una riflessione più oggettiva; e questa riflessione più oggettiva li porta ad essere genitori più avveduti, più attenti ai figli. Certo che là - ha aggiunto monsignor Masseroni - dove il '68 ha prodotto indifferenza, sappiamo l'esito ultimo della cultura dell'indifferenza; quella sorta di nichilismo, di non senso che costituisce come una sorta di vento gelido che attraversa le ultime generazioni. E' davvero il vento più pericoloso». Il tema era ricco; oltre a Masseroni ne ha parlato il vescovo di Livorno, monsignor Abiondi, e tutti i vescovi italiani hanno ascoltato una relazione del prof. Mario Pollo, della Pontificia Università Salesiana. E poi hanno discusso, dividen¬ dosi - semplifichiamo rozzamente fra chi pensa sia meglio concentrare le energie sui giovani già in area cattolica, e chi propugna un maggiore impegno missionario. «Ma questo non può essere gettato a caso - ha detto mons. Abiondi né secondo una moda per cui qualcuno ha parlato di evangelizzazione a tempo di rap». Ma soprattutto la relazione del professor Pollo ha evidenziato alcuni spunti inconsueti. DM DA PSKOANAliSL I giovani credono in Dio, ma lo percepiscono come un amico, che comprende ed è vicino nei momenti di difficoltà. «Questo fa nascere il sospetto che Dio in alcuni casi possa essere confuso da alcuni giovani con i propri processi psichici». Esisterebbe dunque una tendenza «a ritagliarsi un'immagine di Dio secondo le pro¬ spettive molto umane dei loro bisogni e dei loro desideri». GSSy SCOMPARÌ. Il Dio «soggettivizzato» di molti giovani fa sì che «un numero consistente non colloca almeno esplicitamente Gesù all'interno della propria esperienza di Dio. Infatti in alcuni casi è presente solo il Dio di Gesù, mentre in altri è presente un Dio astratto o rassicurante che assomiglia di più al Dio dei filosofi o degli psicoanalisti che al Dio ebraico e cristiano». Il professor Pollo parla della presenza di «un cristianesimo paradossale, fondato sulla credenza del Dio di Gesù ma senza Gesù». La parola più usata dai giovani per raccontare la loro esperienza religiosa è «Dio», impiegata mediamente sei volte di più di «Gesù», e ottantacinque volte più di «Spirito Santo». SONO SMCBfTtSTL I cristiani in Italia stanno diventando sincretisti. «E' infatti oggi abbastanza comune osservare giovani (e meno giovani) cristiani utilizzare per la meditazione e la preghiera forme ricavate da tradizioni religiose orientali, oppure osservarne altri, magari non praticanti, divinare il futuro attraverso i King». E alcuni giovani battezzati, e che praticano occasionalmente, affermano di «essere cristiani solo perché sono nati in Italia». Altrove, sarebbero buddisti, animisti, induisti. «Questo non sembra creare loro alcun problema, visto che pensano che il Dio che le varie religioni adorano sia lo stesso». POUIUSII ETKL I giovani italiani vedono il tessuto culturale della società come «un puzzle matto», e non riescono, a causa del «politeismo etico», a sapere se i valori che hanno scelto «siano veri, importanti giusti», perché formano «soltanto uno dei sistemi di valori presenti con pari dignità nella vita sociale». U ETÀ' SCOMPARSE. Scompare sia l'età adulta, che quella infantile: <<E' possibile essere adulti infantili o bambini maturi. E' normale vedere adulti con scarpe da tennis e Tshirts con l'immagine di Topolino accanto a bambini con capi firmati». C'è una perdita di «responsabilità del linguaggio di molti adulti»: usano gergo e parolacce. «In questa babele delle età il bambino viene sempre più trattato come un piccolo adulto e vengono di conseguenza eliminate le protezioni che lo separavano dalla ruvidezza della vita». Marco Tosatti «I giovani credono in Dio, ma lo percepiscono come un amico» Scontri con la polizia nel '68. A destra, Franca Fossati portavoce del ministro Livia Turco

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