D'Alema in rotta di collisione
D'Alema in rotta di collisione Il suo veliero (non era lui al timone) ha speronato un'altra barca D'Alema in rotta di collisione VELE, veline, incidenti marinari e silenzi presidenziali: in poche parole, l'altra domenica la barca di D'Alema è andata sbattere durante una regata. Ma lo si è saputo solo ieri, e grazie alla ((velina rossa», il bollettino di informazioni ufficiose post-comuniste che il giornalista Pasquale Laurito, anche lui esperto velista, trasmette dal lunedì al venerdì ai suoi abbonati (e fans). La nota di ieri prendeva spunto dalla ricorrente metafora navalpartitica che accoppia D'Alema al timone per raccontare il fattaccio. Sulla linea della partenza della seconda gara del campionato invernale al porto di Traiano, a Civitavecchia, la barca dalemiana Ikarus, un Baltic di 17 metri con vele meravigliose ed eccezionali strumentazioni di bordo, non solo ha speronato lo specchio di poppa della concorrente Adalaga 5, ma è stata anche retrocessa dai giudici in penultima posizione. In quella circostanza, si poteva leggere nella «velina», D'Alema «aveva affidato il timone al campione olimpionico Semeraro». Dal che Laurito, vecchio lupo di mare e navigatore del Transatlantico di Montecitorio, poteva concludere: «Forse questo episodio avrà convinto il presidente del Consiglio a non lasciare il timone ad altri. Spesso e volentieri anche in politica lasciare il comando agli skipper provoca sorprese negative». Più che chiaro, oltre che malizioso, il riferimento a Walter Veltroni, issato sulla plancia del partito: «Ecco perché oggi noi con molta cautela seguiamo - e qui la prosa della «velina» addirittura s'impennava nel plurale maiestatis - tutte le vicende del nuovo I premier Massimo D' ma al timone di Ikarus corso di Botteghe Oscure, dove c'è il rischio concreto che i "secondi", cercando di superare i loro "capitani", possano commettere errori imperdonabili» e così via. Ora, a parte l'eccesso allegorico di timonieri, la collisione di Riva Traiano si configura in ogni caso come un evento di sicuro impatto nella storia mediaticomarinara di Massimo D'Alema, già vincitore della Baltic Cup 1998. Perché nessuno più dell'ex segretario del Pds è stato vezzeggiato, sfidato e fotografato, naturalmente, nella sua passione velistica. Almeno da quando - era il luglio 1997 - confidò in diretta tv, a Porta a porta, che stava per ab¬ bandonare «Margherita», il vecchio Comet 12 metri, per professionalizzare la sua sempre più accesa frenesia navigatoria. E venne Ikarus, allora, e i campionati, e i campioni per vincerli: si è affidato ai migliori come l'ex timoniere di Azzurra Pelaschier. Le immagini di D'Alema con i capelli al vento, o in tela cerata, o a bordo con famiglia, sono parte di una vasta pubblicistica che ha sempre dato conto dei successi (oltre alle regate serie, Ikarus ha vinto sfide di barche leghiste e della comunità di don Mazzi); così come delle disavventure (una tempesta a Crotone, un'avaria in Grecia, un insabbiamento in Sardegna). Tutto o quasi si sapeva del presidente-velista: prezzi, soci, rotte estive, dagli zoccoli scaramantici alla civetta, l'animale totemico dalemiano, impressa sulle vele. Non si sapeva dell'incornata domenicale. Ci ha pensato la «velina rossa». Filippo Cec carelli I premier Massimo D'Alema al timone di Ikarus
Luoghi citati: Civitavecchia, Crotone, Grecia, Ikarus, Sardegna
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