Prodi torna, «ma non farò listine» di Fabio Martini

Prodi torna, «ma non farò listine» Prodi torna, «ma non farò listine» «Alle europee non sarò certo io a dividere l'Ulivo» LA STRATEGIA DEL PROFESSORE E ROMA alla fine il Professore si è sbloccato. Dopo tredici giorni da Cincinnato, Romano Prodi ha deciso che era meglio tornare in campo e farlo subito. Anche perché, ha confidato, «stupisce che nessuno si ricordi più che le elezioni le avevo vinte io...». Il Professore è pronto a rituffarsi nel mare della politica nel quale era annegato la sera del 15 ottobre e per lunedì pomeriggio ha convocato un vertice con i segretari dell'Ulivo. E per le prossime settimane ha già in mente un piano, come ha spiegato in queste ore agli amici (non molti) che gli sono rimasti vicini. «Io - ha spiegato Prodi - sono entrato in politica per unire e non per dividere» ed è con questa immagine che il Professore ha deciso di riproporsi, rilanciando quel progetto dell'Ulivo che a parole tutti D'Alema, Veltroni, Marini - dicono di voler coltivare. La prima mossa lunedi, quando Prodi spiegherà che l'Ulivo si rinverdisce in due modi: lottando «per una legge elettorale fortemente' bipoiarizzante» e presentando «una unica lista dell'Ulivo per le elezioni europee». E in queste ore, a chi gli obietta che da questo orecchio né Veltroni né Marini ci sentono, Prodi risponde: «Vedremo, vedremo chi ci sta...», schiudendo per la prima volta la porta ad un cartello elettorale che comprenda il movimento dei sindaci, il «partito» di Di Pietro, i comitati per l'Ulivo, le personalità del mondo cattolico - come Pietro Scoppola - che in questi giorni hanno spinto Prodi a non mollare. Ma quello del Professore non è ancora un progetto definito nei dettagli. In questi giorni Prodi ha ripetuto ai suoi che non bisogna avere fretta, che «gli orizzonti vanno allungati perché non c'è alcuna necessità di decidere tutto e subito...». Ma intanto ha delimitato il campo della sua azione, ha indicato i suoi nemici: «Il partito popolare - ha detto venerdì pomeriggio ai parlamentari "ulivisti" - mi ha avversato e in questa fase si configura come il mio avversario numero uno!». Prodi è convinto che Marini lo abbia spinto nel burrone e su questo aspetto è molto più radicale del suo amico Pierluigi Castagnetti, secondo il quale «non è in discussione la buona fede di Marini, ma l'ineluttabilità dell'avvento di D'Alema, questo sì che è tutto da discutere». Dunque, per ora niente Marini e, naturalmente, niente Cos- siga. Rapporti cordiali con Veltroni, senza dimenticare che «con lui abbiamo coltivato per più di due anni un progetto diverso da quello che ora lo sta impegnando...». Prodi, tornato una settimana fa dalla vacanza in Egitto trascorsa con Arturo Parisi e le rispettive mogli, in questi giorni è restato nel suo studio di Bologna, ogni tanto sorridendo dei progetti che gli vengono •attribuiti di liste e listarelle. «Io - ha spiegato al suo vecchio amico Umberto Bonafini, ex direttore della Gazzetta di Reggio - tradirei me stesso se cercassi di dividere quel che ho unito». Dunque, niente listine, perché non gli sta bene «una concezione frammentata dell'Ulivo». Ma in queste settimane Prodi ha parlato più di una volta con Francesco Rutelli, leader del «partito dei sindaci», e ha tenuto aperto il canale con Di Pietro. Già perché se saranno i partiti tradizionali - Ds, Ppi, Verdi a dire di no alle liste uniche dell'Ulivo, cosa accadrà? «Ci dovranno spiegare per quale motivo, se c'è un programma comune - dice il senatore "prodiano" Andrea Papini -, bisogna presentarsi divisi. Infilare il simbolino dell'Ulivo negli altri simboli? Avrebbe un valore zero!». Il primo test Prodi lo farà lunedì nella riunione del Coordinamento dell'Ulivo. Quel giorno non si sa ancora se ci sarà anche Massimo D'Alema. A Palazzo Chigi l'iniziativa di Prodi non ha suscitato commenti ufficiali, anche se informalmente si fa sapere che sarebbe «anomala» una riunione chiamata a decidere qualcosa che è stato già deliberato: programma comune per le Europee e presenza del simbolo dell'Ulivo all'interno dei tradizionali marchi di partito. Ma se questo dovesse essere l'ordine del giorno, difficilmente D'Alema sarà della partita. Un'assenza pesante. Semmai c'è un altro problema che ha fatto scattare l'allarme tra Palazzo Chigi e Botteghe Oscure: qualcuno immagina forse di utilizzare il simbolo dell'Ulivo? Una preoccupazione di cui si è fatta portavoce la «Velina rossa»: «Non si può permettere che il simbolo dell'Ulivo venga usato da altri come simbolo di partito». Ma replica Papini: «Se i partiti rifiuteranno le insegne dell'Ulivo, non vedo perché Prodi non debba andare alle Europee con una lista "Prodi per l'Ulivo"». Fabio Martini

Luoghi citati: Bologna, Egitto, Roma