«Cancelliamo il debito dei Paesi poveri» di Antonella Rampino

«Cancelliamo il debito dei Paesi poveri» Il neosegretario debutta alla Garbatella con un discorso sul rapporto con il Centro America «Cancelliamo il debito dei Paesi poveri» L'appello di Veltroni a D'Menta: devi fare come Jospin ROMA. «E il nostro governo dovrebbe fare come Jospin, annullare unilateralmente il debito di quei Paesi del Centro America in cui gli uragani hanno fatto decine di migliaia di vittime, cancellando interi pezzi di società...». Walter Veltroni va alla Garbatella, «quartiere popolare, ma popolare forte, alla romana», come dice Fabio Mussi, qui in veste di «semplice iscritto». La Garbatella è il quartiere di bellissime architetture eclettiche più volte immortalate nei film di Nanni Moretti, e il popolo diessino non ha bisogno di chiedere a Veltroni «dai, dì qualcosa di sinistra...», come appunto accade nel film cult della sinistra «Aprile». Qui, oltretutto, siamo in una sezione che è un'isola felice, 300 iscritti, che ormai per Botteghe Oscure sono tantissimi, età media del gruppo dirigente 25 anni, segretario di sezione eletto a 21, corsi di salsa e merengue e di lingua tedesca, oltre al dibbbattito de' politica, tra le principali attività. Veltroni ha ancora impresso sulla nuca lo scappellotto di D'Alema, elargitogli pochi giorni là, proprio al momento della consacrazione a segretario di Botteghe Oscure, e già manda messaggi «di sinistra» al presidente del Consiglio. Premettendo che anche a rischio di deludere i giornalisti non farà dichiarazioni di rimbalzo al chiacchiericcio di Montecitorio, invita D'Alema «a fare come Jospin», spiega che «bisogna fare come ai tempi del Vietnam», che le tragedie epocali del Sud del mondo meritano una grande manifestazione di piazza della sinistra, «pensateci, compagni: sono 10 anni che non ne facciamo una». 1 cento e passa militanti che lo ascoltano in perfetto silenzio applaudono, a Mussi sbrilluccicano gli occhi, anche perché sul palco accanto a Walter c'è sua figlia Gaia, 22 anni, che ha inventato e dirige il mensile «Cara Garbatella». «Sono molto orgogliosa, Gramsci aveva fondato l'Unità, questo nostro mensile è una cosa piccola, ma insomma...», dice compita. Che cos'è una «grande forza della sinistra», e dove può arrivare «se invece delle ^ideologie, perché oggi sappiamo quali guasti possono provocare, si sceglie la via delle idee, se si ha una visione del mondo, se riusciremo a far rinascere nella nostra società la passione per la politica», Veltroni lo spiegherà sezione per sezione nelle mille sezioni post-comuniste d'Italia. Per cominciare ha scelto la Garbatella. Siamo alla Villetta, ex casa del Fascio sulla quale nel 1944 fu piantata la falce e il martello. Da allora, è sempre stata la casa dei comunisti, benché dal 1989 un piano sia stato occupato da quelli di Rifondazione, «viviamo da separati in casa, ingressi diversi, non ci parla nemmeno sulle scale», dice Gaia Mussi. «Sono quelli del centro sociale La Strada, gente così, infatti hanno montato questi striscioni, chiedono che Rifondazione abbia il suo gruppo parlamenta¬ re, sembrano sanguisughe che si attaccano a qualcuno per godere di luce riflessa», dice, meno conciliante, il consigliere comunale Enzo Foschi. Ma uno di loro approccia Walter mentre sta per salire in automobile, e il segretario diessino dice che lui se lo augura, che Rifondazione possa avere il proprio gruppo, «ma ci sono delle regole da rispettare». Veltroni parla piano e semplice, dice che la politica è fatta di cose concrete, che solo così si può accendere nei giovani la passione per l'impegno civile, che «l'esperienza di governo è una sfida decisiva ma non basta, perché adesso la sinistra è in tutt'Europa, ma il ciclo può cambiare, e se non avremo portato innovazione, potremmo anche perdere tutto». Dice che l'Ulivo è una grande risorsa, «un albero che va annaffiato, che deve crescere in sinergia con i Democratici di sinistra». Gli applausi, nel piccolo giardino stipato di gente partono forti, si capisce che i compagni - tanti giovani, e qualche pensionato preoccupato solo «per il ministero dei Beni Culturali, perché Walter era così bravo» - gradiscono questo leader appassionato e gentile, che lancia messaggi di modernità e rinnovamento, «per un giovane di oggi, la politica è il volontariato, non agganciarsi a quel che accade nel Palazzo». Un leader totalmente inedito per Botteghe Oscure, al punto che di lui i detrattori han sempre detto «tanto Walter comunista non lo è mai stato». E anche per questo nessuno fiata quando Veltroni torna sulla polemica che c'è stata dopo la sua visita ad Adriano Sofri. «Sono andato a trovarlo in carcere quando non ero più al governo, e non ancora segretario dei Ds, perché Adriano ci ha raccontato sull'Unità, a rischio della propria vita, cosa accadeva a Sarajevo, e ci ha aiutato a prendere decisioni importanti». Alla politica quotidiana, dedica solo una battuta a richiesta: «No ai governi istituzionali nelle Regioni: bisogna approvare presto là legge anti-nbaltone». Quella che ha proposto lui. Antonella Rampino Sulla vicenda-Sofri «Ci ha aiutato durante la guerra nell'ex Jugoslavia» Il segretario dei Ds Walter Veltroni con l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi

Luoghi citati: Centro America, Europa, Italia, Jugoslavia, Roma, Sarajevo, Vietnam