La resa del bandito per amore

La resa del bandito per amore Milano, per riconquistare la convivente aveva sequestrato una banca: «Ma ora non la sopporto più» La resa del bandito per amore «Meglio la cella di quella donna» PASSIONE PERDUTA LMILANO III se n'è andato davvero, da Corsica, da tutti questi palazzoni di nebbia, dai (50 metri quadri di arresti domiciliari, e da lei. Per lei, dieci mesi fa, aveva sequestrato una banca intera. Aveva preso cocaina, una bomba a mano, una 38 a canna corta, poi tre ostaggi, poi un sacco di botte e una condanna a 12 anni. I giornali lo avevano ribattezzato «Mimmo, il bandito per amore». Solo cbe adesso - Gargano Domenico, 36 anni, riccioli ampi, magliette sgargianti, e sguardo veloce - di quell'amore non sa più che farsene e anzi lo detesta, al punto da chiamare il suo amico maresciallo, un paio di notti fa - luce accesa nel tinellino, freddo fuori e pure dentro, piatti rotti qui e là, mal di testa, mal di pancia, insonnia, nervi scoperti - per dirgli: «Voglio tornare in carcere». In carcere? «Sì piuttosto che continuare a vivere con lei. Perche qui è un inferno.,.», Così la faccenda diventerebbe anche comica, anche grottesca, il bandito per amore che dopo cinque mesi di convivenza con l'amata ò disposto a tutto, persino al carcere, pur di stare alla larga dal suo disamore. Tutto da tirare via con una risata, se non ci fosse anche la storia di lei, l'amata, Francesca Cipriani, detta Chicca, 33 anni, bionda, due bambini, occhi velati e voce come soffocata, di chi sta per piangere oppure per incazzarsi dura. Chicca che ha mani intrecciate e tutti i capelli spettinati: «No, io non ho rancori... Mi sento a pezzi... Perché la verità di questa storia è che io sono andata in carcere tutti i giorni e gli portavo cibo e vestiti e anche sorrisi... E (piando è uscito gli ho dato la mia casa, la mia vita, i miei due bambini, tutto. La verità di questa storia è anche la mia. Non creda solo a quello che dicono i suoi amici, o il suo avvocalo...». La verità, nelle storie d'amore che vanno in malora, va spaccata in due e poi in quattro e tutti pretendono il loro pezzetto. Finché poi diventano piccolissime (le storie d'amore) e appuntite, balorde sul serio, e l'unica via d'uscita è scapparsene via. Così Mimmo Gargano avrà le sue ragioni per andarsene (non in carcere), ma nella bambagia di un tale Michele Girolamo, possidente amico suo, una tenuta da 40 mila metri quadrati, una casa in mezzo a tutto quel verde, pur sempre agli arresti domiciliari «ma con la possibilità di camminare all'aria aperta - come dice Armando Cillario, il suo avvocato - e lavorare, fare manutenzione, occuparsi degli impianti idrici, di quelli elettrici, una specie di custode tuttofare... Guadagnare pure qualcosa.., Anziché ri- manere soffocato da quella signora con le sue gelosie, le scenate, tutto quanto». Ma avrà le sue ragioni anche Chicca, quando soffia: «Stronzate, sono tutte stronzate... Io sarò gelosa, sì, ma non sono mica matta, non sono l'arpia che vorrebbero farmi sembrare. Lo avevo scelto. Lo volevo sposare. Ho il vestito di là, in camera, è tutto rosa... No, lui non mi ama più e io non ho rancore, non ho proprio niente. Solo che vorrei morire». Morire? In questa storia tutti e due, prima o poi, vogliono o vorrebbero morire. Mimmo - lo scorso 29 dicembre - fece le cose in grande. Chicca lo aveva lasciato, lui aveva perso il lavoro, aveva bisogno di soldi per ricomprarsi i macchinari del capannone, e aveva bisogno d'amore per riprendersi lei. Solo che lei e pure la banca gli dissero di no. Così lui decise di vendicarsi (almeno) della banca. Era l'Agenzia numero 32 della Popolare, zona Rogoredo. Ci entrò la mattina del 29 dicembre, prese il direttore e un paio di impiegati, li tenne sdraiati per 28 ore, mentre si grattava i riccioli con la canna della 38, si riempiva di coca, chiedeva 10 miliardi. I 10 miliardi avrebbe voluto buttarli da un aeroplano sul Duomo di Milano. Gli dissero che i miliardi erano pronti, che l'aeroplano stava arrivando, e alla fino se lo impacchettarono, destinazione San Vittore. Lui ai giudici disse che tutto questo pasticcio lo aveva combinato «per lei, solo per lei». Che non voleva fare male a nessuno, anche se la bomba a mano M 52 di fabbricazione jugoslava che si portava in braccio avrebbe potuto tirare giù una casa. E disse che alla fine della pioggia di bigliettoni sui capelli di Milano, si sarebbe tirato un colpo in testa per finirla lì. Intenerì a tal punto la corte d'assise di Brescia da beccarsi - per una faccenda da triplo ergastolo - una condanna a 12 anni e 7 mesi, con arresti domiciliari immediati (era giugno) e il pluri fotografato abbraccio con la sua Chicca, che nel frattempo si era intenerita come ai vecchi tempi. I vecchi tempi - estate '96 per l'esattezza - quando lui la conquistò chiedendole se poteva offrirle un caffè («adesso, subito») la fece salire in macchina e se la portò davvero al bar, ma a Venezia. Nessuna laguna in lontananza, neanche per sbaglio, adesso, ma solo il grigio di Corsico intorno e il tinellino dei 60 metri quadri, con Chicca al centro: «Ouando mi specchio negli occhi dei miei figli che non hanno né colpa né peccato, ma hanno un cuore, so che non potrei morire. Lui vale la morte, mi ha spezzato il cuore, ma loro valgono molto di più. E me lo riaggiusteranno». Meglio così. Pino Corrias Francesca: «Non sono l'arpia che lui descrive Gli ho dato la mia vita e lui non mi vuole più» «Non ho rancore, vorrei morire. Poi guardo i miei figli e so che loro sapranno curarmi» L'altra notte ha chiamato i carabinieri «E' troppo gelosa riportatemi in carcere» Dopo la condanna aveva avuto gli arresti domiciliari a casa della fidanzata «Volevamo sposarci» A sinistra Domenico Gargano subito dopo l'arresto A destra l'ex convivente Francesca Cipriani e la coppia in una foto dei tempi felici

Persone citate: Armando Cillario, Domenico Gargano, Francesca Cipriani, Gargano Domenico, Michele Girolamo, Mimmo Gargano, Pino Corrias Francesca

Luoghi citati: Brescia, Corsica, Corsico, Milano, Venezia