Troppi catastrofismi sull'uomo di scorta
Troppi catastrofismi sull'uomo di scorta "1 intervento Troppi catastrofismi sull'uomo di scorta ROMA. Un coro i' no» da parte di politici e associazioni ha accolto l'ipotesi di creare insiemi di cellule-cloni da utilizzare come fabbriche di organi. Secondo Francesco D'Agostino, presidente dei Comitato di bioetica, l'uso di embrioni non è eticamente accettabile, mentre dal Vaticano arriva una condanna senz'appello, «h' un'operazione di morte», ha dichiarato monsignor Lozano Barragan, presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari Annamaria Procacci (Verdi) definisce questi esperimenti «un'aberrazione», per Ombretta Fumagalli Carulli (Ri) sono «moralmente inaccettabili» e il leader del Movimento per lavila. Carlo Casini, si è detto «contrario alle invenzioni che uccidono l'uomo». Esprime «sdegno» anche il Comitato scientifico antivivisezlonista Unico controcorrente il Forum per la fecondazione assistita: «L'unico rischio per Paesi come l'Italia ò quello di rimanere escluso da queste ricerche» IAIM Wilmut, «padre» di Dolly, ha annunciato di essere pronto a clonare non solo più pecore, ma organi e tessuti umani dalle cellule di un donatore. La notizia è gravida di implicazioni scientifiche e filosofiche, che mutano aspetto a seconda del punto di vista da cui le si osserva. Da un lato, basta essere in attesa di un trapianto, o immaginare anelli; solo tli esserio, per capire immediatamente che è eerto meglio poter far crescere a comando organi a prova di rigetto, piuttosto che dover chiedere ad un parente di privarsi tli un rene che potrebbe anche non funzionare, o dover attendere che un incidente stradale ci fornisca, grazie alla morte di uno sfortunato, un cuore o una cornea. D'altro lato, l'innegabile fastidio che proviamo all'idea che un nostro organo venga clonato in provetta non è che un sintomo di uno smarrimento più generale, che si manifesta ogni volta die qualcosa di strettamente personale viene riprodotto, e che ce lo rende disagevolmente estraneo: dalle immagini fotografiche alle registrazioni della voce. Nini sono pero tanto gli aspetti personali della clonazione a concentrare su di cs sa l'attenzione, quanto piuttosto il fatto che essa sia un simbolo e una metafora dell'intera tecnologia. Che cos'è questa infatti se non, come diceva Mei,ubati, una gigantesca impresa di estensione del corpo umano? Più precisamente, che cosa sono il vestito e la casa se non estensioni della pelle, gli strumenti di lavoro delle bine eia, i mezzi di trasporto delle gambe, le lenti dell'occhio, i microfoni della lingua, gli altoparlanti delle orecchio, hi scrittura della memoria, e il computer del cervello? Da quando ha smesso di camminare a quattro gambe, l'uomo non ha fatto che inventare coni buiamente strumenti che ampliassero le sue capacità fisiche, in due Dolly», la pe ora clonata direzioni complementari: le macchine e le protesi. E non ha mai smesso di interrogarsi, allo stesso tempo animi rato e diffidente, sul senso e sui limiti di questa sua attività. In tempi recenti, le riflessioni piti interessanti le hanno stimolate le due imprese tecnologiche che toccano pili da vicino il concetti) stesso di uomo: l'Intelligenza Artificiale e l'Ingegneria Genetica. E le loro promesse (o, se si preferisce, minacce) hanno generato due potenti immagini letterarie: l'androide alla «Biade Runner», e il cyborg alla «Neuromante». Ossia, l'idea che una macchina possa tini re per diventare indistingui bile da un uomo, o un nomii indistinguibile ila una macchina. La clonazioni', in pan icola re, ci fa pens.ur immediatamente alla possibilità che un giorno ci saranno allevamenti di esseri inferiori, allevati al solo scopo di essere usali da rotta inazione, per fornire ricamili ad una razzo di esseri superiori Che cosa possa succedere nella fantasia l'ha l'accontato appunto «Ricambi», un recente e bel romanzo di Michael Marshall Smith. Quanto alla realtà, non si deve certo essere catastrofici, e supporre che tolto deb ha necessariamente andare per il peggio. Ma non si de vomì neppure sottovalutare dichiarazioni come quella del professor Ruggero Panello, riportata nel giornale di ieri, secondo la quale i giovani ricercatori nel campo della clonazione sono guida fi dal principio: «Facciamo, poi vediamo». Perche si lui un bel din-, come dicono spesso gli scienziati, che le scoperte tecnologiche sono neutre, e tutto dipende dal l'uso che ne fanno gli uomini: gli uomini non sono al' fatto neutri, e nel passato non hanno certo dimostrati) di saper usare in maniera sensata ciò che, spesso in cautamente, la scienza ha loro fornito. Piergiorgio Odif reddi «J Dolly», la pecora clonata
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