Caso Marta, un'altra ombra sull'Alletto di Flavia Amabile

Caso Marta, un'altra ombra sull'Alletto Delitto alla Sapienza, la bibliotecaria racconta le confidenze della superteste Caso Marta, un'altra ombra sull'Alletto Un'amica: non era nell'aula sei ROMA. Ancora un colpo di scena getta un nuovo polverone di dubbi sul processo Marta Russo, la studentessa dell'università La Sapienza di Roma uccisa il 9 maggio dello scoreo anno da un colpo di pistola. «Mi stanno convincendo che hanno sparato da lì, mi stanno convincendo che ero lì dentro». Queste erano le confidenze che il 12 giugno 1997 Gabriella Alletto fece all'assistente bibliotecaria dell'istituto di Filosofia del Diritto Laura Cappelli. Lo ha riferito ieri in aula Laura Cappelli, chiamata a testimoniare dalla difesa. Non si tratta di una novità, ma comunque di un'affermazione in grado di rendere più fragili le accuse contro Giovanni Scattane e Salvatore Ferrara, i due ricercatori accusati di omicidio, basate sulla testimonianza resa proprio da Gabriella Alletto il 14 giugno, due giorni dopo le confidenze ricordate ieri da Laura Cappelli. «Quel giorno parlai due volte con la Alletto - ha ricordato la donna - nella stanza della segreteria dell'istituto mi disse: "Mi hanno messo in mezzo, in quella stanza non c'ero, ma mi conviene dire che c'ero". Poi cominciò a dire frasi poco chiare. Una, in particolare, mi colpì: "I nomi non me li hanno fatti"». Gabriella Alletto rivelò anche che «loro si immaginano la scena, ma hanno bisogno di un teste attendibile». In un'altra circostanza ha proseguito Laura Cappelli Gabriella Alletto «mi precisò che due nomi glieli avevano fatti». La supertestimone risponde attraverso il suo legale, l'avvocato Pietro Cerasaro: «Prima del 14 giugno la signora Alletto negava con tutti. Quando parlava, cercava un appoggio morale, cercava di lanciare degli sos». Il pm Carlo Lasperanza ha, invece, reagito al punto messo a segno dalla difesa 'chiedendo alla corte un confronto tra Gabriella Alletto e Laura Cappelli. La corte si è riservata di decidere. La parte civile ha invece contestato a Laura Cappelli di «avere riportato frasi che non risultano esattamente nell'intercettazione del 12 giugno». Altre insinuazioni sui metodi adottati dagli inquirenti nell'indagine sulla morte della studentessa sono giunte ieri da un altro teste, Gianluca Sacco, assistente di Filosofìa. Sacco ricorda le confidenze del collega e amico Paolo Fiorini: «Mi riferì che le provocazioni erano enonni. Gli inquirenti parlavano dell'istituto dicendo che era pieno di persone poco perbene. Gli interrogatori erano estenuanti e spesso, mi diceva Fiorini, non sapeva se le cose che affermava le diceva perche vere o per suggestione». Sacco ricorda anche di aver parlato con Maria Chiara Lipari, l'altra teste su cui si basano le accuse contro Sciattone e Ferrara. «Mi disse che il 9 maggio era in istituto ma non aveva notato nulla». Un'altra novità che potrebbe rivelarsi positiva per la difesa è giunta da un'in- discrezione sulle perizie: tracce di carbonato di calcio sarebbero state ritrovate sull'ogiva del proiettile. L'indiscrezione non è ancora stata né confermata né smentita in attesa di ulteriori accertamenti, ma le tracce potrebbero far ipotizzare un colpo di rimbalzo: il carbonato di calcio è un elemento presente in alcuni muri. Alcuni esperti però fanno notare che il carbonato di calcio è presente anche nelle ossa e che dunque il proiettile nel suo percorso all'interno del cranio della studentessa potrebbe, molto piii semplicemente, aver colpito un osso. «Se il proiettile fosse rimbalzato sul muro si sarebbe deformato appiattendosi», afferma il perito di parte civile Vero Vagnozzi. Fra le testimonianze rese ieri favorevoli all'accusa vi sono state invece quelle di alcuni studenti presenti nel cortile al momento dello sparo, che hanno riferito che quando il colpo di pistola raggiunse Marta Russo, la sua testa era ruotata verso sinistra, dunque in una posizione compatibile con la tesi dell'accusa che lo sparo sia partito dall'aula G. «Prima di caliere in terra, vidi Malta spostarsi verso destra per far passare una macchina», ha raccontato Francesca Malfat¬ tili. Lo sparo «veniva da una posizione rialzata rispetto a quella della ragazza che camminava sulla strada. All'incirca proveniva dalla stessa altezza di ballatoio dove mi trovavo», di fronte al quale si affacciano anche le finestre di Filosofia del Diritto. Simile anche la deposizione di Ferdinando Pastore;: «Al passaggio della macchina mi sembra che Marta Russo abbia girato la testa. Si spostava sul lato destro della strada, volgendo lo sguardo verso la macchina che passava, cioè verso sinistra». Flavia Amabile «Gabriella mi disse che cercavano un teste attendibile e che le avevano fatto due nomi» Il pm chiede un confronto Gabriella Alletto durante una recente deposizione in aula al processo per la morte di Marta Russo

Luoghi citati: Malta, Roma