«Lord, nelle vostre mani il futuro del Cile» di Fabio Galvano

«Lord, nelle vostre mani il futuro del Cile» L'ARRESTO DEL GENERALE Oggi i cinque giudici dovrebbero pronunciarsi, il leader tory Hague si schiera con l'ex dittatore «Lord, nelle vostre mani il futuro del Cile» Parla la difesa di Pinochet: non potete giudicare la Storia LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'arresto di Augusto Pinochet e, peggio, la sua eventuale estradizione in Spagna rappresentano una grave minaccia alla stabilità politica del Cile. E' questa la carta politica, accanto a quella puramente giuridica, con cui gli avvocati dell'ex dittatore hanno dato ieri battaglia davanti ai cinque giudici supremi della Camera dei Lord per respingere l'appello della pubblica accusa, decisa a far rovesciare la sentenza di due settimane fa che aveva definito illegale l'arresto del generale. Oggi l'udienza potrebbe concludersi: quattro giorni contro i due previsti alla vigilia. Ma la decisione dei cinque ermellini - due sono giudicati liberali, due conservatori e mio a metà strada - resta difficile da prevedere. Certamente, ha ammesso ieri l'avvocatessa Clare Montgomery, c'è l'esigenza di punire il mancato rispetto dei diritti umani; ma biso¬ gna anche rispettare l'imperativo della riconciliazione di un popolo. Il punto in discussione, ha precisato, è se «il giudiziario debba interferire nel difficile equilibrio fra gli interessi della giustizia e quelli della stabilità di un Paese». Una decisione così delicata, ha insistito, «tocca semmai allo Stato in questione, non a un tribunale straniero». Per il resto la difesa si appella air<(immunità sovrana»; quella di cui Pinochet, secondo la sentenza dell'Alta Corte, fruisce in quanto ex capo dello Stato. E' l'immunità che l'accusa cerca di scalzare, sostenendo che il generale era già responsabile di una politica sanguinaria prima di diventare capo dello Stato. La Montgomery è andata oltre: che sia il Cile, ha detto, a giudicarlo: da una parte è stata proprio l'immunità che Pinochet si è autodecretata a facilitare il ritorno della democrazia, dall'altra ci sono già undici istruttorie in corso sui suoi presunti delitti. Ed è la tesi sposata - fuori dalla severa aula dei Lord anche dal leader conservatore William Hague, che ha incontrato ieri una delegazione di deputati cileni. «Quella transizione - egli ha detto dev'essere sostenuta e non messa a repentaglio». Secca la replica di Juan Pablo Letelier, figlio dell'ex ministro della Difesa cileno assassinato a Washington dalla polizia segreta di Pinochet: «In Cile - ha detto - non c'è nessuna intesa, nessun accordo, nessuna soluzione». La lettera di Pinochet ai giornali inglesi, pubblicata domenica, indica anzi che l'ex dittatore «non ha fatto il minimo gesto di pentimento per le azioni brutali del suo governo, ma semplicemente le ignora». Prima della difesa, ieri, aveva preso la parola - a nome di Aninesty International e dei parenti di alcune vittime - il professor lan Brownlie, che aveva definito «piuttosto debole» - e comunque «anacronistico» - il concetto di immunità sovrana. La definizione di quel secolare principio, ha detto lo studioso di diritto, «dovrà essere rivista in inerito al tipo di delitti (genocidio, terrorismo e tortura; nda) a cui si riferisce la richiesta di estradizione». Come sfingi, i cinque Lord sono stati ad ascoltare: neppure per loro la decisione sarà facile. Fabio Galvano Il generale Pinochet

Luoghi citati: Cile, Londra, Spagna, Washington