Jospin: ho detto cose umane di Enrico Benedetto
Jospin: ho detto cose umane Destra all'attacco alla vigilia della celebrazione della vittoria Jospin: ho detto cose umane Fini a Scognamiglio: così si uccide la patria PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Hanno solo ventiquattr'ore per fare la pace, Jacques Chirac e Lionel Jospin, prima della solenne cerimonia che domattina li vedrà accogliere all'Etoile la regina Elisabetta per commemorare insieme l'armistizio franco-tedesco. Sono trascorse 80 primavere da queir 11 novembre 1918. Ma la grande guerra in versione remake che Jospin e Chirac combattono su fronti opposti in nome della memoria collettiva non accenna tregua. Giovedì scorso il premier affermò che è necessario «reintegrare nell'onore nazionale» disertori e fuggiaschi, messi al muro in quell'annus horribilis per le truppe anglofrancoitaliane che fu il ' 17. Chirac fustigò l'iniziativa, giudicandola «inopportuna». L'Eliseo fece inoltre capire che il postumo embrassons-nous nuoceva all'immagine di una Francia, le cui rievocazioni ufficiali il neocancelliere tedesco Schróder già snobba prendendo le distanze da Kohl. La Droite seguì come un sol uomo il suo capofila storico, rincarando la dose. Ed ecco il finora silenzioso Jospin contrattaccare. «Questa polemica mi sorprende: non aveva proprio ragion d'essere», spiega rinfocolandola. Sostiene, il premier, che ha la storia dalla sua. «Le testimonianze di storici ed ex militari dimostrano come la mia apertura fosse umana, giusta e necessaria». Lo scontro prosegue, in somma, a muso duro. Verdi, Rosa (Ps) e Rossi (Pcf) serrano le file difendendo il primo ministro. Analoga concentrazione di truppe sulla Destra. Salvo Giscard, il quale attacca Chirac difendendo la Gauche. Ma picconare l'Eliseo è la sua occupazione quotidiana da quando ha compreso che non intende affidargli prestigiosi incarichi. In compenso, l'ala dura del gollismo va giù secca. Riunitisi a Colombey-les-deux-Eglises per il pellegrinaggio annuo sulla tomba in cui riposa il Generale, 70 parlamentari Rpr rompono le righe attaccando a fondo la «manovra suicida» jospiniana. Il loro leader, Philippe Séguin evoca il «neorevisionismo» parola killer, nel lessico francese: quasi Jospin fosse un novello Faurisson o Garaudy - e dice di temere che la Sinistra si accinga a due altre imprese spericolate: la riappacificazione Vichy-Francia libera e l'indul- genza verso chi tradì, sabotò, uccise nella battaglia senza quartiere Fin algerino-Armée, di cui fruirebbe - perché no? - la stessa Oas. «Dovremmo forse riconciliarci con le Waffen SS?», tuona Séguin. I suoi l'applaudono. Mettere in imbarazzo l'esecutivo costituisce una manna insperata. E che l'Udì' preferisca mediare che allinearsi, non turba lo Rpr. Come prevedibile, il Front National si oppone con veemenza alla sortita di Jospin. «E' scandaloso equiparare chi fece il suo dovere a quanti fallirono», osserva il numero due Bruno Mégret. Un inatteso appoggio gli giunge da Gianfranco Fi- ni. Che, pur non citando «La Stampa» - ripresa, invece, con abbondanza sui media transalpini - attacca il ministro Scognamiglio per le dichiarazioni resele. «I nostri governanti si stanno avviando sulla stessa strada di Jospin. Ma l'equiparazione, nelle due grandi guerre fratricide europei:, tra chi ha difeso il suo Paese e i disertori, uccide il concetto medesimo di patria». Divisi su tattica e ideologia, i «fratelli nemici» An-Fn ritrovano infine, grazie a Jospin, un vessillo comune dietro cui sfilare: il «giù le mani dal '14-'18». Enrico benedetto I parlamentari fedeli a Chirac si radunano nel paese di de Gaulle «Coi disertori riabilitate anche le SS?» II primo ministro francese Lionel Jospin
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