Un furgone nero inquieta la Germania

Un furgone nero inquieta la Germania «E' un progetto folle che viola la privacy». «No, serve a facilitare gli interventi di pompieri e polizia» Un furgone nero inquieta la Germania Scatta fotografie per un'«anagrafe delle case» e accende la polemica BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Li si incontra in periferia e in centro, nei viali d'accesso alle città e sui lungofiume, nei vicoli dov'è complicato circolare e nei quartieri residenziali più esclusivi. Tutti uguali, tutti neri: con le fiancate punteggiate in alto - di obiettivi fotografici che a prima vista sembrerebbero invece segnali luminosi d'emergenza. E con un acronimo bianco-azzurro che - certo per caso - evoca un occhio gigantesco e inquisitore. Da settimane, la piccola flotta di furgoni targati H (Hannover) percorre in lungo e in largo la Germania: con uno scopo che ha sollevato più di un brivido e perplessità diffuse, accanto a interessanti riflessioni sul confine fra pubblico e privato. Quello di fotografare tutte - proprio tutte - le case delle città con più di ventimila abi¬ tanti: milioni di facciate, milioni di porte e di finestre, di tetti e di tettoie, di vialetti d'accesso e di garage, di grondaie, di cancelli, di balconi, di inferriate. Milioni di indirizzi. Per quale scopo? Per fornire uno strumento di intervento pubblico e all'occorrenza anche d'indagine a polizia e pompieri, a tecnici delle fognature e degli acquedotti, ad ambulanze e ad ispettori del catasto, rispondono alla «Tele-Info» di Garbsen, in Bassa Sassonia, alla quale si deve la più dettagliata e minuziosa riproduzione fotografica della struttura urbana tedesca. Per «copiare» Hannover, la prima città già disponibile ad immagini riversate su ed rom, ci sono volute 120 ore di riprese con 48 macchine fotografiche mobili. Ma il catalogo sarà completo solo alla fine dell'anno prossimo: Berlino e Bonn, Amburgo e Francoforte, Monaco e Stoccarda, e poi via via il resto, metropoli e provincia. A un prezzo variabile fra i cinquanta e gli 85 milioni di lire, secondo la dimensione della città e dei dischetti: ma servirà anche un software speciale una spesa di altri 175 milioni di lire - per accedere ai dati e poterli leggere. E un computer adeguato all'impresa: nessuna possibilità per i normali personal. Sono in molti ad avere perplessità di fronte a una codifica gigantesca e implacabile che oltre all'altezza delle porte misura perfino lo spessore degli stuoini, la filigrana delle tendine, l'intensità cromatica di ghiaia e terriccio. «Siamo arrivati a una nuova dimensione, nel potere privato di codificare i dati», denuncia il responsabile federale per la protezione e la riservatezza dei dati, Joachim Jacob. Il timore è duplice: un abuso delle immagini, un utilizzo improprio, anche a fini criminali. O un impiego comunque lesivo della riservatezza e della libertà personali. Se infatti sulle facciate non compaiono i nomi di inquilini e proprietari, chi è interessato magari per scopi commerciali non ha che l'imbarazzo della scelta. Numerose società già forniscono indici informatizzati che - denunciano le associazioni per la protezione dei dati personali - sarà facilissimo combinare con la mappa urbana realizzata dalla «Tele-Info», completandone il profilo. Le possibilità di un intervento giuridico e di un divieto sembrano tuttavia ridotte, conferma Jacob. La migliore difesa per i distributori dei cataloghi urbani - in grado di metterli al riparo da eventuali confische - sarà il rinvio all'«interesse pubblico» della raccolta, o meglio ancora alla sua «dimensione giornalistica». [e. n.l

Persone citate: Joachim Jacob

Luoghi citati: Amburgo, Berlino, Bonn, Francoforte, Germania, Monaco, Sassonia, Stoccarda