FORZA CAMPIONE RAGAZZO di Pierluigi Battista
FORZA CAMPIONE RAGAZZO FORZA CAMPIONE RAGAZZO più tecnicamente dotato dei fuoriclasse in attività. L'anno del trionfo in Coppa Campioni a compimento di prove che avevano lasciato l'Europa a bocca aperta. L'anno della consacrazione mondiale con la maglia azzurra. L'anno che avrebbe celebrato la meritata conquista del Pallone d'Oro per Alessandro Del Piero. E invece il 1998 muore accanendosi contro un campione che a un certo punto, come il protagonista del Falò delle vanità di Tom Wolfe, è come se imboccasse l'uscita sbagliata: occasione maladetta che dà il via a una sequenza ininterrotta di rovesci, di disgrazie, di fraintendimenti. E anche, potenza di un maleficio, di infortuni gravissimi. Quella notte ad Amsterdam , 20 maggio 1998, Del Piero non sembrava più lui. I suoi piedi non ne azzeccavano una, la sua testa sembrava appannata, i suoi movimenti risultavano innaturalmente impacciati. Infortunio, si disse anche allora. Ma all'indemani di uno scudetto bianconero conquistato con la n i a i a o a bravura di Alex e tuttavia inquinato da polemiche inaudite e furibonde, molti capirono che qualcosa si era spezzato non nel fisico, ma nella mente di un campione che fino a un momento prima appariva in possesso del segreto che ti fa dribblare la vita tra gli applausi del pubblico pagante. Poi arrivò Francia '98, il tormentone del dualismo con Baggio, la palla che non rispondeva agli ordini di Alex. La pagina era voltata: gli applausi del pubblico pagante diventarono fischi e sberleffi, dilaganti nel silenzio sbigottito degli juventini disgustati dal codardo oltraggio. C'è bisogno di ricordare quella disgraziata sequenza fotografica propalata nell'estate dei parapazzi per mettere alla berlina Alex? E i cori delle corride antibianconere eccitate dallo spettacolo del giovane toro in palese difficoltà? 11 colpo psicologicamente micidiale arrivò poi con le accuse esplicite e circostanziate di Zetnan, la diffusione del sospetto che quel corpo capace di prodezze atletiche e balistiche fenomenali non fosse che un corpo gonfio di farmaci sospetti. Un corpo artificialmente perfezionato. Un corpo dopato. Con tutta la forza che aveva dentro, Del Piero appariva negli ultimi tempi in ripresa. Ripresa lenta, problematica, contraddittoria: un'altalena di prove maiuscole e di esibizioni opache che tuttavia dava il senso di un destino rimessosi finalmente in carreggiata. Chi ne odiava la casacca bianconera assisteva alla risalita di Pinturicchio con diffidenza sarcastica mista a compatimento per i fedelissimi che a ogni giocata di Del Piero sussurravano: «E' tornato». Chi lo amava, percepiva in quella tenacia testarda la forza non domata di chi sta ricostruendo pezzetto dopo pezzetto il puzzle infranto in una maledetta notte di maggio ad Amsterdam. E aspettava la prova di una resurrezione sportiva che alludeva al percorso di un campione, di un uomo, che soffre in silenzio, ma non si dà per vinto. Piace pensare che anche adesso, dopo il colpo malefico di Udine e la prognosi infausta per il vincitore morale dell'edizione 1998 del Pallone d'Oro, Alex Del Piero non abbia perso tutta la voglia di ricominciare e di rivincere. Anche il destino più infame, prima o poi, e oramai sazio, lascia in pace la sua vittima. Forza, Alessandro. Pierluigi Battista
Persone citate: Alessandro Del Piero, Alex Del, Baggio, Del Piero, Tom Wolfe
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