Un Pool che non parla Ecco i «giudici naziskin»
Un Pool che non parla Ecco i «giudici naziskin» Un Pool che non parla Ecco i «giudici naziskin» LE TOGHE SILENZIOSE MILANO I L dottor Di Pietro Antonio, H sostituto procuratore pendolare da Bergamo, aveva ancora la Tipo bianca di seconda mano, si occupava di patenti fasulle, chiamava il suo capo Francesco Saverio Borrclli «Eccellenza» e voleva tanto bene al sindaco Paolo Pillitteri e qualche altro. Gherardo Colombo aveva già scoperto la Loggia P2 e i fondi neri dell'I ri, ma non aveva ancora scritto un libro sulle sue memorie. Piercamillo Davigo si occupava di Angelino Epaminonda, bische e cocaina, ammazzamenti e mafia. Ilda Boccassini non era «la Rossa» e non aveva ancora incontrato Stefania Ariosto. Insomma il Pool, Mani Pulite, processi e magistrati in tv, libri e interviste, bizze e veleni, erano ancora da venire. Ma loro, «i tre naziskin» del palazzo di giustizia, erano già al lavoro, gentili e riservatissimi, mazzette e manette, mattoni e concessioni. Sommazzi Sergio, oggi, è nome che dice niente. Nel 1991 diceva appena qualcosa: un funzionario dell'assessorato all'Edilizia che se n'era andato in pensione anticipata e da un ufficio accanto al precedente smistava licenze e tangenti. In galera. Un mese, due mesi, tre mesi. Che fine ha fatto Sommazzi Sergio? Un giorno i cronisti del palazzo di giustizia bussano alla porta del pubblico ministero Fabio Napoleone, dentro ci sono anche Claudio Gittardi e Giovanni Rollerò. «Glie fine ha fatto l'inchiesta Sommazzi?». Napoleone si alza, si avvicina alla porta, «Scusate, stiamo lavorando e non abbiamo nulla da dirvi», e la porta si richiude. Mezz'ora prima, in un'aula di tribunale, un gruppo di naziskin imputati per rissa aveva dato la stessa risposta, «Non abbiamo nulla da dirvi». Un cronista fa: «Ci va male oggi, incontriamo solo naziskin». Da quel momento, 1991, Napoleone, Gittardi e Rollerò sono i «naziskin». Scusate, ma... «Non abbiamo nulla da dirvi». E intanto, mentre Di Pietro cambia la macchina e sta per maltrattare Pillitteri, mentre Paolo Brosio sta per iniziare i suoi numeri televisivi per il Tg4, mentre Milano si scopre metropoli corrotta, i naziskin vanno in periferia. Non c'è segretario comunale che non li conosca e non li tema: Bresso, Bollate, Cesano Bosconc, Carugate, Pieve Emanuele, Pioltello, San Donato, Segrate, Trezzano... Qui s'abbatte, implacabile, il rigore dei naziskin. Il terrore di sindaci, assessori, geometri, consiglieri comunali, faccen¬ dieri e costruttori. In dieci anni mille imputati. Commenti? Nessuno. Interviste? Mai. E sempre ben attenti a telecamere e fotografi. Gad Lerner, ieri sera, voleva Napoleone nel suo «Pinocchio». Sta ancora aspettando. 1 tg di ieri sera, rilanciando un'inchiesta del «Diario della settimana», hanno fatto il loro effetto con «la nuova Tangentopoli» da mille imputati. Ma forse la vera notizia sarebbe un'altra: che a Milano, nel dipartimento diretto dal procuratore Gherardo D'Ambrosio che indaga sulla corruzione, ci sono magistrati che per dieci anni non hanno detto altro che «Non ab- biamo nulla da dirvi». Come dice Jacopo Pensa, difensore di imputati sia con il Pool che con i Naziskin, «la differenza è che questi non parlano, non esternano». D'Ambrosio glissa: «Non c'è nessuna differenza, lavorano in silenzio, non danno confidenza ai cronisti, sono molto più riservati». Come dire che la differenza c'ò; E magari è inevitabile: vale di più un avviso di garanzia al «Cinghialone» Craxi nel dicembre '92 o l'arresto del consigliere comunale di Forza Italia Terzi nell'autunno '98? I naziskin, quando non battono la periferia, pare abbiano un solo svago: sciare. L'affiatamento è tale, dicono al palazzo di giustizia, che quando Gittardi ha avuto l'opportunità di passare al Pool antimafia la decisione l'abbiano presa assieme. Fuori Gittardi, al suo posto ora c'è Daniela Isaia, giovane pubblico ministero che ammira Ilda Boccassini. Dovrà imparare come si comporta un vero naziskin, dunque silenzio, cortesia e al lavoro. L'inchiesta su Bresso dice che il malaffare continua come prima, quando Di Pietro arrivava da Bergamo ed era un nessuno. «Loro - li benedice D'Ambrosio - hanno ripulito l'hinterland e continuano a vigilare. Si sono specializzati in una materia complessa come la normativa sull'edilizia. Ogni volta che viene deciso un finanziamento pubblico scatta sempre la tentazione...». Ma scattano pure i Naziskin. Giovanni Cerniti D'Ambrosio: questi magistrati riservati hanno ripulito l'hinterland In dieci anni oltre mille imputati in provincia E mai un'intervista Il Palazzo di Giustizia di Milano
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