Tangenti sotto la Quercia lombarda di Paolo Colonnello

Tangenti sotto la Quercia lombarda Si allarga lo scandalo di Bresso, dopo Terzi (Fi) arrestato anche Almagioni (Ds) Tangenti sotto la Quercia lombarda Speculazioni edilizie, manette a un funzionario MILANO. Quolla che sembrava una piccola storia di mazzette di periferia sta diventando una vicenda imbarazzante per i più grossi partiti di maggioranza e opposizione, prefigurando gli scenari di ima «Tangentopoli due» che lambisce ormai i palazzi della Regione. Così dopo l'arresto un mese la di Giovanni Terzi, l'enfant prodigo di Forza Italia al Comune di Milano, accusato di aver intascato tangenti per un progetto edilizio di Bresso, tocca adesso a im esponente dei democratici di sinistra subire l'onta delle manette. Si tratta di Roberto Alniagiom, funzionario regionale e coordinatore del gruppo Ds al Pirellone, arrestato ieri dai carabinieri su ordine dei pm Fabio Napoleone e Claudio Gittardi con l'accusa di corruzione. La notizia «ha suscitato sconcerto» nel gruppo regionale dei Ds che sottolinea come Almagioni, da ieri detenuto nel carcere di Monza, il 15 ottobre scorso aveva deciso di autosospendersi dal gruppo. A mettere nei guai il funzionario diessino sono state le dichiarazioni dell'architetto Michele Ugliola, mi ex socialista dei tempi d'oro passato poi a militare nelle file d' Forza Italia e indicato nei provvedimenti dei magistrati come mediatore per le tangenti passate tra i fratelli Bottani, proprietari dell'area «Ram» di Bresso, - interessata a una speculazione edilizia da 100 miliardi, di cui 8 finanziati dalla Regione Lombardia - e i politici del paesone deirhinterland a Nord di Milano, la cui amministrazione, nel giro di im anno, è finita quasi tutta nel mirino degli inquirenti. Ugliola dunque, avrebbe raccontato di aver versato 100 milioni a Terzi e 50 milioni ad Almagioni, tra il '96 e il '97, per imprecisate consulenze che nascondevano, secondo l'accusa, delle mazzette per favorire l'approvazione del progetto a Bresso: 100 mila metri cubi di cemento, con 300 appartamenti di edilizia residenziale e una settantina di edilizia convenzionata. Soldi usciti dalle casse nere dei fratelli Bottani i quali, stando ai racconti di Ugliola, per sbloccare l'iter edilizio dell'area decisero di mettere mano al portafoglio stanziando oltre due miliardi, di cui buona parte, come si apprese da un appunto sequestrato nei loro uffici, destinati «ad amici» che i magistrati stanno ora tentando d'individuare. Almagioni, stando al capo d'imputazione, avrebbe ricevuto i soldi sia in qualità di fun¬ zionario regionale che di «consulente» del Comune di Bresso per la lottizzazione dell'area Ram. Un progetto per il quale da tempo a Bresso si combatte una dura battaglia tra la maggioranza, rappresentata da Lega e Polo, e l'opposizione di sinistra che proprio con un esposto in procura ha dato il via all'inchiesta. Una guerra nella quale non sono mancati repentini cambi di barricata come dimostra proprio la vicenda di Almagioni, il quale inizialmente contattato dai suoi compagni di partito a Bresso per aiutarli in Regione a combattere il piano di lottizzazione, dopo aver dato la sua disponibilità, comunicò di aver accettato l'incarico di consulente proprio dall'amministrazione che avrebbe dovuto ostacolare. Una consulenza ordinata dal Comune ma pagata, in base a un curioso accordo tra le parti, dai proprietari dell'area. Colpi bassi e odor di mazzette che spinsero l'allora consigliere comunale e assessore della Lista Civica per Bresso, Edoardo Raspelli, il critico gastronomico della Stampa, a dimettersi denunciando pubblicamente il malaffare che stava caratterizzando il progetto di lottizzazione: «Un disgusto perla politica che mi ha fatto approdare al gusto per la cucina: indubbiamente più sano e gratificante», scherza Raspelli. E aggiunge: «Le notizie che vengono dalla magistratura mi riempiono di soddisfazione. Chiaro, non voglio dare giudizi di colpevolezza prematuri, ma mi auguro che i pm facciano piazza pulita di questa situazione. So che ci sono ancora provviste per due miliardi e aspetto solo di vedere a chi sarenno andati. Sicuramente il territorio di Bresso è troppo piccolo perché le cose si fermino qua». E' chiaro che con l'arresto di ieri gli inquirenti spostano il mirino direttamente nelle stanze del Pirellone, dove la lottizzazione dell'area «Ram» avrebbe dovuto ricevere il benestare definitivo. Nei verbali di Ugliola si parla anche di Donato Giordano, assessore regionale di Forza Italia ed ex vicesindaco di Bresso: Ugliola dice che si rivolse anche a lui per «ammorbidire» Ennio Lopes, segretario comunale di Bresso, poi arrestato per corruzione e, una volta uscito dal carcere, reintegrato nelle sue funzioni. Ma Giordano rispose: io con quello non ci parlo. Paolo Colonnello