«La Consulta non può bocciare i referendum» di Ugo Magri

«La Consulta non può bocciare i referendum» «D'accordo con Veltroni, ma non credo che si troverà l'intesa sul "doppio turno di collegio"» «La Consulta non può bocciare i referendum» Segni: altrimenti aprirebbe il problema della sua riforma LA BATTAGLIA PER LA LEGGE ELETTORALE ROMA A sentito, professor Segni? Veltroni e D'Alema prendono le distanze dai ribaltoni locali di Mastella... «Possono fare tutte le dichiarazioni che vogliono. Ma se non ci saranno fatti politici forti che rilancino sul serio il bipolarismo, il ritorno al passato sarà inarrestabile e velocissimo». Quali sarebbero, questi fatti politici forti? «Prendiamo i cambi di maggioranza nelle Regioni: sono colpa di una legge elettorale scandalosa. Ma le pare possibile che i "ribaltoni" siano vietati per i primi due anni, e diventino leciti dopo? Sarebbe come dire che l'obbligo di fedeltà nel matrimonio vale solo per un periodo, passato il quale i coniugi possono mettersi le corna. Questa legge va cambiata». A chi lo dice? «A Giuliano Amato. Non credo clie il ministro abbia la possibilità di incidere sulla riforma elettorale nazionale, dove oltretutto c'è già un referendum. Dunque, Amato potrebbe fare a nome del governo una proposta per superare almeno questa vergogna della legge elettorale regionale». Dica la sua idea. «I presidenti delle Regioni andrebbero eletti dai cittadini, come i sindaci». Veltroni propone una legge che faciliti lo scioglimento dei consigli regionali in crisi. «Se lui davvero ritiene che si debbano fare le elezioni invece dei ribaltoni, come segretario dei Ds ha una leva assai più forte che un semplice disegno di legge: il suo partito impedisca la nascita delle nuove giunte e si vada a votare». Veltroni ha anche detto: o sistema elettorale nazionale a doppio turno di collegio, oppure referendum. «Condivido pienamente». Ma come, è pronto a sacrificare il referendum? «Un accordo sul doppio turno di collegio in questo Parlamento non lo credo possibile. E dunque, alla fine non resterà che il referendum elettorale». Ma davvero lei pensa che la Corte Costituzionale, quando sarà chiamata a pronunciarsi in gennaio, dichiarerà ammissibile il referendum? Già si dice che potrebbe bocciarlo in quanto «manipolativo»... «E' la Corte stessa che, in materia elettorale, richiede referendum "manipolativi", avendo la sua giurisprudenza affermato che il voto popolare non può creare un vuoto legislativo. E poi, lo lasci dire a me: questo referendum è molto meno "modificativo" di quello del 1993...». Un referendum blindato? «Giuridicamente sì». E politicamente? «lo sono sicuro che si svilupperà una pressione politica fortissima sulla Corte. Ma so anche che la sua decisione avrà effetti a cascata non soltanto sullo sviluppo bipolare del Paese, ma anche sulla Corte stessa e sull'intero assetto costituzionale degli organi di garanzia». In che senso, professor Segni? «11 problema l'ha spiegato benissimo qualche giorno fa Francesco Cossiga sulla Stam pa. La Corto Costituzionale, ha detto, non applica più freddamente la Costituzione: ormai e diventato un organo politico; perciò boccerà il referendum». Anche lei la pensa così? «Credo che alla fine l'orgoglio della Corte Costituzionale la spingerà a rimanere organo di suprema giustizia, e non a piegarsi fino a divent.art! strumento di mediazione politica». Altrimenti cosa accadrebbe? «Un no della Consulta significherebbe una scelta precisa e definitiva nel senso previsto da Cossiga. Ma io domando: un Paese che si avvia verso il bipolarismo e, forse, verso il presidenzialismo può fare a meno di un contropotere autonomo e indipendente?» Risponda lei, professore. «La mia risposta è no. Dunque, la Corte stessa aprirebbe il problema della propria riforma». Ha un modello in mento? «Ci sono tante strade. Ma iniziamo da una regola fonda mentale traila dall'esperienza americana: il giudice della (ione Suprema e nominalo a vita». A vita invece ohe per nove anni. Che differenza fa? «Enorme. Chi entra alla Corti' Suprema sa di doverci dedica re la vita. Non ha pili un futuro, dopo la Cinte, su cui possa no innestarsi attese o promesse. Se fosse così anche da noi, i giudici supremi avrebbero una forza enonne nei confronti della politica. Comunque, ripeto, sono fiducioso sul loro verdetto». Non teme che la Consulta possa bocciare i referendum magari per ridimensionare Di Pietro? «No, perché ormai è chiaro a tutti che la forza del referen dum è la collegialità. E oggi Di Pietro ne è il più consapevole di tulti». Ha incontrato Fini e ('asini, ma Berlusconi non vuole proprio vederla. Come mai? «Non so spiegarmelo. Mi creila, è un mistero». Ugo Magri (fi I ribaltoni nelle Regioni sono colpa di norme scandalose E'ora che Amato faccia una proposta Ipresidenti siano eletti dai cittadini come i sindaci ap ij Il leader referendario Mario Segni

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