Il premier, l'Avvocato e le Olimpiadi

Il premier, l'Avvocato e le Olimpiadi Il premier, l'Avvocato e le Olimpiadi Visita a Torino: il nostro impegno per i Giochi del2006 TORINO. Attraverso il profumato padiglione dei cioccolati D'Alema lascia la baraonda del Salone del gusto e, accompagnato dalla moglie Linda, sale al primo piano del Lingotto, nel quartier generale della Torino che insegue le Olimpiadi 2006. Giovanni Agnelli è in attesa del capo del governo, domanda: «Com'è andata là sotto: roba buona ce n'è, vero?» Il presidente del Consiglio annuisce, la signora Linda esclama: «Che folla»; l'Avvocato dice: «Ho letto che i visitatori sono 90 mila». Al fianco di D'Alema l'accento piemontese di Carlin Petrilli, l'inventore della kermesse dei ghiottoni, sospira: «Supereremo i centomila». Agnelli si volta verso Paolo Fresco, presidente della Fiat, scherza: «Sentito? Allora, smettiamo di fare auto, facciamo prosciutti». Dal mezzo della fila di notabili Paolo Cantarella, amministratore delegato del gruppo, sta al gioco, sbotta: «Noo, per carità». Gli dà man forte il presidente della Regione, Enzo Giugo: «Avvocato, voi continuate a fare macchine, ci pensiamo noi e l'amico Carlin a promuovere i prosciutti». Così, in un'atmosfera divertita, Agnelli, D'Alema, il ministro del Commercio estero Piero Fassino e le autorità locali entrano in una stanzetta insieme ai nocchieri di «Torino 2006», Giorgetto Giugiaro ed Evelina Christillin che fa gli onori di casa: ((Anche noi abbiamo leccornie da offrirvi: questi squisiti cioccolatini con il nostro marchio olimpico». Piaceranno molto alla signora Linda, e moltissimo a Fassino: spazzolerà mi vassoio, l'Evelina trillerà: «Ma la notizia vera è che Fassino mangia». E' l'ora del tramonto. D'Alema è folgorato dallo spettacolo delle montagne, si rivolge alla moglie: «Linda, guarda come sono vicine». Agnelli assente: «E' un po' come a Santiago, in Cile, dove le Ande stanno proprio addosso alla città». Si discute del sogno di ottenere i Giochi, il direttore generale di «Torino 2006», Giuliano Molineri, è pro¬ li premier Massi digo di chiarimenti. Il presidente del Consiglio commenta: «Sono venuto qua già persuaso della bontà della vostra candidatura, noi onoreremo sino in fondo gli impegni presi dal governo Prodi, i finanziamenti di 1091 miliardi sono confermati. L'Italia e voi meritate le Olimpiadi, dobbiamo vincere questa corsa». L'Avvocato commenta: «Corsa difficilissima, Sion è la vera rivale. Noi e loro abbiamo le stesse probabilità di ottenere il sì dal Comitato olimpico internazionale: 50 per cento a noi, 50 per cento a loro. Zero alle altre concorrenti. Sarà mi po' come buttare la medaglietta, testa o croce. Speriamo bene, so che la Svizzera ci tiene un sacco ai Giochi, che il governo, il Capo di Stato premono per ottenerli». D'Alema è pronto: «E noi non ci tiriamo indietro, la o Ghigo candidatura non ò solo vostra ma di tutti. Eppoi, via, credo che il Ciò debba qualcosa all'Italia dopo Roma». Cioè, dopo la sconfitta patita per mano di Atene nel duello per i Giochi estivi del 2004. La riunione nella stanzetta dura quaranta minuti, il clima è sempre disteso, sorridente, D'Alema scherza sulla «600» bluette della moglie «Va benissimo ma se vuole, Avvocato, la prendiamo a martellate e ne compriamo mi'altra». Poi, serio «Anch'io da oggi faccio parte del comitato "Torino 2006"». Sospiro iromeo: «Pensi un po', proprio io che sono negato per lo sci, battermi per le Olimpiadi della neve. Io sono un campione di cadute, me la cavo solo sullo slittino». Immediato, l'invito di Giugiaro: ((Allora, sarà il primo a scendere sulla pista che costruiremo a Beaulard». La risposta del presidente del Consiglio: «Per carità, sono uomo di mare io. A proposito, mi complimento con lei, Avvocato, per il record conquistato dalla sua barca a vela». Mentre Fassino fa ancora onore al vassoio di cioccolatini il gruppo si consegna ai cronisti. D'Alema ribadisce quanto è stato discusso nella stanzetta, aggiunge: «Grazie al risanamento compiuto da Prodi possiamo investire per favorire la crescita economica». L'Avvocato risponde a numerose domande ribadendo: «Un governo di sinistra può più facilmente di uno di destra riformare il mercato del lavoro perché ha minori difficoltà con sindacati, stampa, sinistra. Però, è difficile anche per lui». D'Alema scompare nel mucchio della sicurezza, la moglie lo segue da distante, un cronista l'incita: «S'affretti sennò perde suo marito», la risposta è mi sospirato: «L'ho già perso da tempo». Agnelli si congeda facendo no con l'indice della mano destra: «No, al Salone del gusto andrò la prossima volta, quest'anno c'era poca gente». Claudio Giacchino li premier Massimo D'Alema con l'Avvocato Giovanni Agnelli, Evelina Christillin ed Enzo Ghigo