Europa, Chirac sdogana Fini

Europa, Chirac sdogana Fini Il gruppo dell'Upe, controllato dai gollisti, apre le porte ad An Europa, Chirac sdogana Fini QROMA UELLO spettacolare rifiuto scandito dal vicepremier belga Elio Di Rupo («Io, la mano a Tatarella non la stringo!») fu peggio di un pugno nello stomaco, roba da togliere il fiato per anni. Correva il maggio del 1994, Pinuccio Tatarella era il vice di Berlusconi a Palazzo Chigi, ma non appena mise il naso fuori d'Italia, incappò in quel diniego di cui parlò mezza Europa. Episodio pittoresco ma simbolico, se è vero che da allora in poi ogni richiesta di An di aderire, in Europa, a consistenti gruppi parlamentari è caduta nel vuoto. Ouella pregiudiziale antifascista - fatta di semplificazioni ma anche di memoria lunga sta ora per cadere: il gruppo di centro-destra dell'Upe, controllato dai gollisti, ha deciso di aprire le porte ad An. Probabilmente già a metà dicembre si accenderà il verde e An potrà entrare a far parte di un gruppo parlamentare incardinato sull'Rpr, forza di centro-destra ma di tradizione antifascista, come dimostra il veto ad ogni alleanza con Le Pen, il cui costo elettorale è altissimo. Lo sblocco per An si è consumato ieri a Roma: Jean-Claude Pasty, presidente del gruppo Upe a Strasburgo, dopo aver partecipato ad un dibattito con Fini, è stato l'ospite d'onore in una serata che lo staff di An ha voluto caricare di solennità, sia per il luogo insolito - lo splendido Palazzo Doria Pamphili - sia per gli obbhghi formali, a cominciare dall'obbligo di «abito scuro» come era scritto negli inviti. Certo, r«ufficio-cerimoniale» di An deve ancora imparare qualche astuzia, come ha dimostrato la nispante accoglienza tributata a Pasty ieri pomeriggio al residence Ripetta dove era in programma un dibattito con Gianfranco Fini e con Cristiana Muscardini, presidente dell'eurogruppo di An. All'ingresso del residence, Pasty si è visto venire incontro una ragazza dell'organizzazione con un mazzo di fiori e un cartello dove era scritto: «ÌVoua- donnons la benvenue à Jean-Claude Pasty». Probabilmente Pasty non ha avuto il tempo di leggere quel bienvenue italianizzato, ma lui e Fini si sono ritrovati con un piccolo mazzo di fiori in mano, di cui non sapevano che fare. Dettagli, si dirà, anche perché il dibattito si è svolto in un clima caloroso e di fatto ha segnato la caduta, per An, di un altro muro, quello dell'Europa. Pasty ha riconosciuto ad An il ruolo di «interlocutore in Europa», ha ricordato che «c'è una profonda differenza, a favore di Fini, tra il suo partito e il Fronte di Le Pen», mentre il leader di An ha auspicato che in vista delle Europee si possa giungere ad «un programma in qualche modo comune tra le forze di centro-destra». Una mano a Fini, l'ha data indirettamente l'ex cancelliere di Germania Helmut Kohl. L'ingresso di An nell'Upe doveva infatti avvenire ai primi di settembre e sarebbe tra l'altro servito a bilanciare la recente uscita di Forza Italia, confluita nel gruppo del partito popolare europeo. Ma all'ultimo momento da Parigi arrivò uno stop all'ingresso di An: Jacques Chirac, che puntava a trasferire anche i gollisti nel groppo Ppe, riusci ad imporre un rinvio, in attesa dei risultati delle elezioni tedesche. Se Kohl le avesse vinte, i gollisti sarebbero mitrati nel Ppe e An sarebbe rimasta un'altra volta alla porta. Ma subito dopo la sconfitta di Kohl, il vertice della Rpr ha tarpato ogni suggestione neo-democristiana: i gollisti restano nell'Upe e, assieme agli irlandesi del Fianna Fail, i greci di Primavera politica, i portoghesi del Centm democratico e alcuni europarlamentari olandesi, si preparano ad aprire le porte del groppo al partito di Gianfranco Fini. [f. mar.] La «cerimonia d'investitura» a Palazzo Doria Pamphili con il presidente Pasty