«Vallami non si stupisca del licenziamento»

«Vallami non si stupisca del licenziamento» «Le sue argomentazioni sull'Inferno sono fondate, ma minori rispetto alle vere colpe della Chiesa» «Vallami non si stupisca del licenziamento» Severino: come accadde per me, la Cattolica ha pieno diritto di cacciarlo INTERVISTA IL FILOSOFO ALLONTANATO NEL 1969 MILANO IFFIDARE sempre, con i filosofi, delle apparenze. Emanuele Severino - protagonista nel 1969 di una clamorosa espulsione dall'Università Cattolica parla con pacata noncuranza di quel che è appena capitato a Luigi Lombardi Vallami, estromesso 30 anni dopo, dalla cattedra di Filosofia del Diritto con l'accusa di eresia. Ma con l'identica pacatezza dirà, spietatamente, assai di più. Comincia cosi: «Se non sbaglio lui mette in dubbio la congruità dell'inferno, la pena senza salvezza, rispetto ai peccati degli uomini... Se non sbaglio critica, da un punto di vista giuridico, l'infallibilità della Chiesa...». Non sbaglia, professore. «Bene. Mi pare che il mio amico Vallami non potesse aspettarsi nulla di diverso. Ma altresì mi pare che le sue critiche siano un po', come dire, di retroguardia, fondate, naturalmente, ma poco rispetto alle vere colpe della Chiesa...». Nel senso? «Che è come aver criticato gli stivali dei nazisti perché facevano troppo rumore nelle piazze, anziché occuparsi del regime, dell'enormità del regime. In questo caso occupar¬ si, come feci e come continuo a fare, dei fondamenti filosofici del Cristianesimo, argomentare che la fede non è verità proprio in quanto fede...». Lei non venne considerato un eretico. «No, perché le mie tesi sull'alienazione occidentale, la mia visione diciamo così nichilista, era un addio alla fede. Le eresie confutano qualcosa dentro la fede, io confuto le sue radici». Vallami dice che non si opporrà al licenziamento. «Fa benissimo. Del resto chi decide di insegnare in una università cattolica deve accettarne le regole. E nel suo caso, come nel mio, la Cattolica ha tutto il diritto di allontanarlo». Il «processo» a Vallauri si è svolto a sua insaputa, senza documenti, accuse scritte, possibilità di confronto e di difesa. Il suo? «Fu ima magnifica esperienza intellettuale. E lo dico senza ironia. Fu una questione tra gentiluomini, discussa con molta dottrina, con disponibilità a capirsi, mia e loro, fino all'inevitabile separazione. Perché davvero la mia permanenza alla Cattolica non aveva più senso». E questo genere di processi lo fanno ancora? «Forse non è chiaro: la Chiesa, por suo stesso fondamento, non può l'are altrimenti... Perché i cardini della teologia sono quelli, almeno dal IV secolo: fuori dalla fede non c'è ragione e quando c'è contrasto tra razionalità e lede, è la razionalità che sbaglia». Vallauri ha anche sollevato la questione delle scuole cattoliche, il loro finanziamento pubblico, che giudica insensato. «Anche queste mi sembrano questioni fondate, ma minime. La verità è che la Chiesa, per logica conseguenza teologica, mira all'abolizione della scuola pubblica». In che senso? «Nel senso che secondo la Chiesa solo la scuola cattolica insegna il vero, perché verità e fede non possono che coincidere, secondo l'insegnamento di Tommaso D'Aquino. Dunque se una scuola non è cristiana non è neppure portatrice del vero. O detto altrimenti, l'unica scuola possibile è quella ispirata dalla fede e le altre vanno abolite, praticando il falso». La Chiesa però, non lo chiede affatto... «Perché la Chiesa è abituata all'estrema prudenza. E' saggia. Sa benissimo che rivendicare oggi una cosa del genere sarebbe follia. Questo non significa che abbia rinunciato al suo fine ultimo, salvare gli uomini, contrastando e abolendo tutto ciò che conduce all'errore». Non mi ha detto se è d'accordo oppure no al finanziamento delle sue scuole. «Penso che chi vuole mandare i propri figli nelle scuole cattoliche debba godere delle medesime agevolazioni, libri, sgravi fiscali eccetera, ma che lo Stato paghi interamente, questo non mi sembra giusto». Secondo lei c'è un irrigidimento dottrinario nella Chiesa? «E quando mai c'è stato un ammorbidimento? Certo gli strumenti sono cambiati in misura delle novità storiche, ma il dogmatismo non può prevedere la tolleranza». Pino Corrias Il filosofo Emanuele Severino

Persone citate: Emanuele Severino, Luigi Lombardi, Pino Corrias, Tommaso D'aquino, Vallauri

Luoghi citati: Milano