Prodi dice no all'offerta dì Cossiga

Prodi dice no all'offerta dì Cossiga L'ex premier: afferma che siamo diversi e vuole liste comuni per le Europee. Ma il Ppi guarda a lui Prodi dice no all'offerta dì Cossiga Oggi dai Ds la proposta «anti-rìbaltoni» nelle Regioni ROMA DALLA REDAZIONE «Non capisco». Romano Prodi proprio non si raccapezza di fronte all'offerta che gli ha fatto Francesco Cossiga: capeggiare le Uste comuni di Popolari e Udr alle elezioni europee. Non capisce, l'ex presidente del Consiglio, come possa tendergli ora la mano proprio colui che ha contribuito a farlo cadere. E non si fida. «Gli italiani hanno diritto di capire - risponde dalla sua Bologna Romano Prodi -. Per questo io credo che sia giusto fare le cose comprensibili, le cose chiare». E aggiunge che Cossiga «ammette e sottolinea che abbiamo obbiettivi e contenuti diversi e poi ritiene che si debba fare la strada insieme. Io questo non lo capisco». Romano Prodi non capisce ma non risponde con un secco rifiuto. Come se volesse valutare bene il senso dell'operazione che gli viene riproposta con insistenza crescente anche dal partito popolare. Il partito di Marini, infatti, pare spiazzato dal dinamismo a tutto campo del nuovo segretario dei ds, Walter Veltroni. Con D'Alema, quando era segretario, era stato raggiunto un faticoso accordo per dividersi gli orti da arare. Dopo che anche D'Alema era partito col proposito di cercare voti nell'area moderata, a costo di scavalcare i popolari. Alla fine la sua «Cosa 2» era stata riportata nel campo della sinistra socialdemocratica. Ora Veltroni ricomincia senza complessi, in no- me della libertà di concorrenza, e anche a costo di creare problemi al presidente del Consiglio. Niente monopoli esclusivi, sembra dire il segretario dei ds, che va a rendere omaggio alla tomba di frate Dossetti, già democristiano e padre costituente. I popolari sbandano e accusano il colpo, presi di contropiede. E cercano affannosamente contromosse mentre sentono, più impellente di prima, il bisogno di conquistare Prodi alla loro causa. «Prodi assuma una iniziativa di chiarimento con i partners della maggioranza - chiede Giampaolo D'Andrea, europarlamentare del ppi -. Soprattutto per evitare che il dibattito devii su posizioni sterili, che appaiono più preoccupate di mantenere imo spazio di nicchia nel centro, rispetto al futuro dell'Ulivo». «Non basiamo il nostro progetto politico sulla ex democristianità concorda il popolare Enrico Letta, rninistro per le politiche comunita¬ rie». I popolari non debbono dividersi tra coloro che vogliono rafforzare il carattere cristiano-sociale e quelli che vogliono riunire gli spezzoni della dissolta de. «Questa è una alternativa mortale» assicu¬ ra Letta, che come ricetta salvatrice ripropone ai popolari la «terza via» dell'Ulivo prodiano. Per questo Prodi, interessato, sta a vedere che succede ora che è stato mandato a casa. Per disinne • scare il Veltroni che punta sui voti dei cattolici (ci pensa da sempre) il ppi potrebbe essere tentato di rispolverare l'Ulivo. Intanto, il Polo continua a bombardare di polemiche Cossiga («un centrino asservito alla sinistra» dice Urso di An) e studia contromosse per arginare la frana annunciata delle regioni rette dal Polo e in procinto di cadere per decisione dell'Udr (che era in maggioranza col Polo). Inutile sparare sui cossighiani, avverte Giuseppe Pisanu, di Forza Italia. I veri responsabili dei «ribaltoni» nelle giunte regionali sono popolari e ds. E loro debbono sapere che se non freneranno le crisi annunciate dalla Udr, il Polo dovrà inboccarew la strada «della rottura totale con la maggiorana inaffidabile, anche sul terreno ancora aperto della legge elettorale». Ieri sera stessa, il segretario dei ds, Veltroni, ha annunciato in tv che oggi il suo partito presenterà in Parlamento un prowedimento anti-ribaltoni: il disegno di legge deve consentire «lo scioglimento dei consigli regionali quando entrano in crisi i governi scelti dagli elettori e, quindi, di tornare a votare per decidere i nuovi governi». Veltroni ha afferma che «la valutazione della necessità di nuovi governi regionali» che accompagnino il tempo della transizione fino all'entrata in vigore della legge «sarà fatta localmente». «Ma l'ispirazione - ha avvertito il segretario dei Ds - non può essere altra che quella di rendere decisivo il voto dei cittadini». «Di Pietro ci chiama traditori perché vuole farla pagare a D'Alema Il Polo ci sputa addosso nella capitale, come può pretendere di governare con noi nelle Regioni?» LE REGIONI DEL POSSIBILE «RIBALTONE» Polo 26 Polo 27 Udr 7 Ulivo 27 GIUNTA ATTUALE Polo+Udr 33 Udr 6 Ulivo 32 Polo + Udr 33 CAMPANIA Polo 26 Udr 10 Ulivo 24 Polo+Udr 36 PUGLIA Polo 28 Udr 5 Ulivo 30 Polo+Udr 33 CALABRIA Polo 25 Udr 7 Ulivo 24 Polo+Udr 32 SICILIA Polo 35 Udr 16 Ulivo 37 Polo+Udr 51 ^^^^^^^^^

Luoghi citati: Bologna, Campania, Roma