Il profeta del condom neutralizzato da Fini di Filippo Ceccarelli

Il profeta del condom neutralizzato da Fini F— IL PALAZZO Il profeta del condom neutralizzato da Fini Senza riadattare l'antico proverbio ai moderni giochi della comunicazione, ma con una grazia che comunque gli tornerà senz'altro a merito, Gianfranco Fini ha disinnescato l'altro giorno il temerario ed esplosivo Gabriele Paolini, rinomato alle cronache come «il profeta del condom». Pur essendosi svolto sotto casa di Berlusconi, ai margini dell'ultimo vertice del Polo, l'evento non ha trovato spazio nei resoconti. Eppure si potrà leggere questo silenzio come rivelatore non solo e non tanto del garbo del presidente di An; ma soprattutto di come, alla lunga, il giovane, sagace e strenuo distributore di preservativi, finora infallibile nel «far notizia», abbia bisogno di mutare strategia - se davvero gli sta a cuore la prevenzione dell'Aids. E' stato tutto molto semplice. Paolini s'era appostato con il suo condom, ma al momento buono Fini l'ha accolto persino con allegria. Paolini, a quel punto, ha indicato la scorta, Fini l'ha rassicurato sull'uso del condom anche da parte degli agenti. Al momento del fervorino sulla necessità di «unire tutti i politici», Fini l'ha di nuovo bruciato sul tempo dicendo che tale unità politica era senz'altro da compiersi all'interno di un «grande preservativo», appunto. E dopo ulteriori lodi a «uno dei sistemi più antichi del mondo» si è congedato con il dono in tasca. Nessuno era mai stato così carino con lui, neanche Veltroni. Nel corso delle sue avventurose distribuzioni «politiche», Cossutta, pur accettando il dono, l'ha guardato come un pazzo; Di Pietro non l'ha degnato di uno sguardo; D'Alema s'è trincerato dietro uno sprezzante «ce l'ho già». A Prodi e a Berlusconi il «profeta» non è riuscito neppure ad arrivare, per via delle scorte. E tuttavia, è proprio nel caso di colluttazione che il messaggio diventa improvvisamente caldo, partecipato, performativo. E il ritorno mediatigarantito. Fatto sta che in un anno e I co è j mezzo questo giovane «scrittore ed editore» appassionato di cinema ha preso più botte di quante ne abbia prese quell'altro indimenticabile incursore acchiappa-tivù che era il povero «Cavallo Pazzo». Per quanto Paolini appaia più evoluto nella scelta di tempi, eventi e dei personaggi. Ispirato da un'insaziabile vocazione pedagogica, consapevole del potere d'immediatezza del dono (vedi anche Cossiga) e della necessità di cambiare ogni volta scenografia, come in un videogame egli tende a superare qualunque sbarramento. Eccolo perciò, testimonial dell'implosione di questo tempo senza più confini, al Salone del Libro e agli Internazionali di Tennis, a Sanremo e all'Ostensione della Sindone, all'inaugurazione della Scala e a Miss Italia, alla Convention dipietresca di Castellanza e alle sfilate di moda, a Fantastico, al tg3, allo stadio, al vertice dell'Ulivo, al Festival di Spoleto. Dal maestro Muti a suor Paola, da Franco a Valeria Marini. Perlopiù inseguito, colpito, a volte massacrato in qualche angolo buio, lontano dalle telecamere, da carabinieri, agenti di Ps, Digos, buttafuori, gorilla, privati, inservienti televisivi, tifosi inferociti e misteriosi «giustizieri» che quest'estate l'hanno aspettato sotto casa e gliene hanno fatto mangiare uno, di condom. Un gioco pericoloso. O un incantesimo da cui Paolini, magari, potrebbe liberarsi scoprendo - per una volta grazie a un politico - che la comunicazione estrema e troppo seriale diventa presto scontata. E anche l'ossessione entra nella routine. Filippo Ceccarelli

Luoghi citati: Castellanza, Italia, Sanremo, Spoleto