Una truffa agli immigrati

Una truffa agli immigrati Una truffa agli immigrati Falso commissariato per vendere permessi SPECULAZIONE SUL DRAMMA ROMA I MMIGRATO, occhio all'imm broglio. Non nel senso che gli extracomunitari truffano i bravi cittadini italiani. Al contrario. Nel senso che legioni di sciacalli si stanno per avventare sul business della disperazione. Per saperne di più, basta chiedere informazioni a quei cittadini del Bangladesh che due anni fa, in occasione della sanatoria bini, si misero disciplinatamente in fila davanti al portone del commissariato di polizia di Valmontono (provincia di Roma, vicino a Velletri) con le carte in mano e il cuore in gola. Peccato che alla polizia non risultasse alcun commissariato a Valmontone. Era una truffa. Una stangata. I truffatori hanno pensato di fingersi agenti, di sistemare una evidente placca d'ottone su un portone e aspettare le vittime. Tantissimi clandestini della zona, forse ingannati anche da qualche complice asiatico dei truffatori, si sono messi in fila con le loro domandine scritte in un incerto italiano. Trepidanti. Perché con la burocrazia italiana c'è poco da scherzare. E spesso i clandestini non hanno tutte le carte in regola Una strizzatina d'occhi, una mazzetta, serve sempre. L'agente al portone, impeccabile nella sua divisa blu, l'occhio lo strizzava volentieri. Tre milioni e qua la mano, l'affare è fatto. I documenti te li sistemo. L'«agente» entrava e usciva dal portone con aria compunta. Lasciava le carte e riemergeva con una «ricevuta» del commissariato, regolarmente timbrata e vidimata. Falsa. Gli attesi permessi di soggiorno non sono mai arrivati. La storia dell'agente, delle domande accolte, della mazzetta da tre milioni e della finta ricevuta è andata avanti per circa due settimane. Secondo le denunce dell'as¬ sociazione «Dhuumcatu», che tutela gli immigrati asiatici, almeno in cento hanno pagato la tangente. Invano. Quando si sono presentati alla Questura centrale, mesi dopo, della loro domanda non c'era traccia. E la ricevuta? Carta straccia. Figurarsi i pianti. E l'ira. E la fatica per capire che a Valmontone avevano organizzato un falso commissariato soltanto per truffare gli extracomunitari. La prima denuncia, rivolta nel 1997 alla procura di Velletri, ha fatto aprire un'inchiesta penale. Un intero commissa- riato - quello vero di Colleferro - è finito sul registro degli indagati. Davanti ai truffati sono passati agenti in divisa a decine per un riconoscimento che non c'è mai stato. Così, al momento, pende un'inchiesta a carico di ignoti per truffa e ci sono cento clandestini che non hanno mai potuto ottenere il permesso di soggiorno. «Il meccanismo dello sciacallaggio secondo noi è ripartito», avverte Giampiero Cioffreda, coordinatore dell'associazione Arci-Nero e non solo. «Bisogna stare con gli occhi aperti e fare opera di informazione tra gli immigrati», aggiunge Giulio Calvisi, responsabile dei Democratici di sinistra per i problemi dell'immigrazione. Già si agitano personaggi equivoci. «Alcuni cittadini romeni mi hanno raccontato di un presunto ragioniere che li ha contattati e ha promesso di rimediare falsi datori di lavoro in cambio di una buona tangente», dice Cioffreda. Che il rischio di truffe e raggiri sia dietro l'angolo, lo sanno bene anche i funzionari di polizia addetti alle pratiche. Il responsabile dell'ufficio stranieri di Roma, Luigi Di Maio, ha dato disposizioni severe per il controllo delle pezze d'appoggio che i clandestini presenteranno e ha rivolto un appello a non pagare mazzette sottobanco. Nelle questure si preparano all'esame di migliaia di domande. Se ne attendono, solo a Roma, almeno trentamila. Questa volta, però, rispetto al '96, c'è più tempo per i controlli. I computer sono pronti a immagazzinare i dati e a illuminarsi quando riemerga qualche stesso nome troppe volte. Due anni fa, quando la sanatoria prevedeva un meccanismo molto stretto, ed era indispensabile il pagamento anticipato di tre-quattro milioni all'Inps più un contratto di lavoro dipendente, vennero fuori situazioni grottesche. Si scoprì il pensionato sociale che aveva assunto in una settimana la bellezza di 26 domestici. Oppure lo studio professionale che si avvaleva di dieci giardinieri e quindici colf. Ci fu anche il caso di un'associazione fantasma, con sede al quartiere Esquilino, che assunse cento cittadini del Bangladesh. A cinque milioni di lire l'uno, oltre ai contributi Inps. Un giochino che ha fruttato mezzo miliardo ai promotori dell'associazione. Ma i cento dell'Equilino, in fondo, si ritengono fortunati. Il loro tagliando alla lotteria della sanatoria è costato caro, ma ne valeva la pena. Francesco Grìgnetti Targa sul portone e agente in divisa: «Tre milioni e tutto andrà a posto»

Persone citate: Giampiero Cioffreda, Giulio Calvisi, Luigi Di Maio