Sparare agli scafisti scelta di coraggio

Sparare agli scafisti scelta di coraggio Sparare agli scafisti scelta di coraggio stata accolta da qualche isolato dissenso, ma soprattutto da un distratto silenzio, l'esortazione del senatore Pellegrino, diessino, presidente della Commissione Stragi, a contrastare con durezza la delinquenza che alligna sul fronte dell'immigrazione. Che cosa ha detto di così scandaloso? Che gli «scafisti» albanesi vanno fermati anche con le armi. Scafisti è neologismo diventato infaustamente popolare perchè designa i traghettatori clandestini di immigrati dall'Albania alle coste del Salento. Hanno inventato un lucroso mestiere che non si astiene dai crimini più efferati: come buttare in mare donne e bambini per impedire la dissuasione delle vedette italiane. I poliziotti sono cioè costretti a emulare i volontari della Caritas, ripescando i naufraghi, mentre quelli se la filano indisturbati ad allestire nuovi carichi di carne umana. Hanno la sfrontatezza di assicurare, dagli schermi della nostra tv, che nulla potrebbe ostacolarli, sono pronti a rispondere al fuoco col fuoco. Capite, sono negrieri, trafficanti d'armi e di droga, gente che contribuisce a esasperare i problemi dell'immigrazione e a illudere, con la promessa di lavoro e sicurezza, migliaia di sventurati. Ma non c'è verso, polizia ed esercito devono trattarli come allegri, sventati compari, o addirittura come sperimentatori di lavoro sommerso, più ingegnosi dei profughi mandati allo sbaraglio nei meandri delle nostre città. Non soltanto si è mai provveduto a sparare sui loro maledetti gommoni, svuotati del loro carico doloroso, ma è vietato addi rittura pensarlo. Mi sembra che stiamo dando i numeri. Invece di rassicurare il senato re Pellegrino, e tutti noi, si di stoglie la faccia, come si trat tasse di materia risibile o ripu gnante. Ci vedo uno dei tanti segni di pericolosa insensatezza, la caricatura oscena di ciò che significa rispetto della persona e dei suoi diritti. A furia di impastarci la bocca con lo zucchero dei buoni sentimenti, finiamo per trangugiare tutto. Il carnefice viene pareggiato alla vittima, proibito torcergli anche un solo capello, si potrebbe fargli male. Vien da sognare che ci starebbe bene una massiccia, inarrestabile invasione di alieni, che facesse giustizia della nostra incapacità a distinguere tra bene e male, della rinuncia alla responsabilità civile, della fatalistica dismissione di compiti e di valori. Chi si ricorda di Kostantin Kavafis? In una delle sue poesie, immagina che nel declinante Impero d'Oriente gli ottimati della città scendano ogni giorno in piazza ad aspettare l'arrivo dei barbari. Non si preparano con le armi o le suadenti arringhe. Non promulgano leggi, ci penseranno i nuovi venuti. Indugiano fino a notte, ma i barbari non arrivano, qualcuno giunto dai confini afferma che non ce ne sono più. E tornano sconsolati ai loro palazzi: «Erano una soluzione, quella gente». Potrebbero darci una scossa dei nuovi barbari? Che unissero magari al vigore e allo sprezzo di quelli antichi, devastatori e rifondatori d'Europa, una più matura saggezza? Peccato che, a quanto possiamo vedere e intuire, si presentino stremati e guasti, anche più di noi. Tant'è, dobbiamo rassegnarci a fare a meno dei miti, anche di quelli negativi, a contare sulle nostre incerte risorse di intelligenza e di coraggio. Lorenzo Mondo do |

Persone citate: Kostantin Kavafis, Lorenzo Mondo

Luoghi citati: Albania, Europa